I croupier baresi: «Costretti a emigrare in Inghilterra, patria dei casinò»
Letto: 11616 volte
giovedì 6 novembre 2014
Letto: 11616 volte
di Stefania Buono
«Io lavoro da 8 mesi in un casinò di Birmingham, in Inghilterra – afferma Fabiano, 23enne barese -. In Italia infatti il gioco d’azzardo non è legale e si può praticare solo nei quattro casinò esistenti. Insomma ci sono pochi spazi per noi». «E oltretutto per lavorare in un casinò italiano, come Campione o Venezia, devi essere residente lì da almeno cinque anni», sottolinea la 22enne barese Roberta, da qualche mese attiva a Londra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Perciò il responso è unico: per i croupier italiani non resta che emigrare. Oppure accontentarsi dei circoli privati di Poker Texas hold’em, l’unico gioco di carte legale in Italia e praticabile al di fuori dei casinò. «È con questo gioco che noi croupier cominciamo a muovere i nostri primi passi», afferma Fabiano. Ma le condizioni economiche per questi aspiranti “dealer” non sono delle migliori. «Molti ragazzi come me hanno iniziato a lavorare nelle sale poker in Puglia – dice Roberta – ma senza contratto o assicurazione che ci tutelasse. Non c’è verso, per esercitare questa professione in modo serio bisogna andare via dall’Italia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per essere accettati all’estero, bisogna però presentarsi con le carte in mano. In Italia ci sono dei corsi messi su proprio per formare croupier pronti per andare a lavorare fuori, con tanto di lezioni d’inglese. I principali in Italia sono a Roma e a Palermo, anche se da un anno a questa parte ce n’è uno anche in Puglia, a Fasano. (Vedi foto galleria)
Marco, 25enne di Noicattaro, che oggi lavora a Nottingham, ha frequentato alcuni mesi fa il corso a Roma. «Dura 10 settimane –dice – ed è qui che impari i segreti del mestiere. La scuola non ti lascia finché non trovi effettivamente una possibilità di lavoro. La spesa non è indifferente, qualche migliaia di euro, ma almeno poi la certezza di “sistemarti” ce l’hai».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La paga del croupier non è inizialmente altissima, ma man mano che si prosegue e si acquisisce maggiore bravura, lo stipendio aumenta, fino ad arrivare a cifre piuttosto alte. «Come inizio la paga non è un granché – spiega Marco - ma questo è un lavoro di carriera: man mano che si sale di livello, sale anche il salario e si può arrivare a guadagnare anche 6mila euro al mese».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’Inghilterra è la meta prediletta dai croupier italiani. «Qui c’è un casinò ad ogni angolo e il lavoro si trova facilmente», sottolinea Roberta. «E poi se hai esercitato questa professione in Gran Bretagna poi potrai richiedere un posto di lavoro in qualsiasi altro casinò del mondo e verrai sempre accettato. Anche a Las Vegas, da sempre considerata la “patria del gioco”», ci conferma Marco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per fare bene il mestiere di croupier è però necessario possedere una grande qualità: l’”occhio”, lo sguardo attento, perché c’è sempre chi tra i giocatori tenta di imbrogliare. «Può avvenire che uno scommettitore provi a togliere soldi da una puntata perdente prima che il croupier ritiri le fiches dal tavolo o al contrario che aggiungano fiches subito dopo una vincita per ricevere una somma maggiore», afferma Fabiano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Anche se alcune case da gioco sono strutturate in maniera tale da poter aiutare il croupier al tavolo. «Nel casinò di Londra dove lavoro - ci dice Roberta - quando arriva il momento in cui devi per forza di cose dare le spalle ai giocatori, ci si può avvalere di una serie di specchi che consentono di osservare il pubblico costantemente. Perché chi prova a fare il furbo c’è sempre – conclude la giovane barese - anche se ciò che si vede nei film, come i bari che scambiano le carte e tirano fuori l’”asso nella manica”, beh, quello per fortuna non avviene mai».
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Stefania Buono
Stefania Buono