A Bari c'è una scuola ''senza zaino'': bambini autonomi e aziendalisti
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mercoledì 3 giugno 2015
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di Anna Maggio
E’ questo e tanto altro ancora il progetto “scuola senza zaino”, a cui hanno aderito 80 istituti in Italia, di cui tre nella provincia di Bari (ad Acquaviva, Cassano e Triggiano) e uno nel capoluogo pugliese. La scuola di Bari che ha avviato la sperimentazione (per le sei classi di prima elementare e un totale di 135 alunni) è la “Aristide Gabelli” di Santo Spirito.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Qui da settembre si mette in pratica questo nuovo metodo d’insegnamento, ideato da un gruppo di docenti toscani e al quale qualunque istituto può aderire in virtù dell’autonomia scolastica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Si chiama “senza zaino” perché effettivamente gli studenti vanno a scuola senza portare i libri, per evitare di portare un peso eccessivo sulle proprie spalle. «Lo studente del resto è l’unico lavoratore che porta da casa tutti i suoi strumenti di lavoro: non mi sembra molto giusto», sottolinea la preside dell’istituto, Angela De Santo. I bambini trovano già tutto a scuola: penne, matite, quaderni, colori, carta, pennelli. Anche il libro di lettura, che è l’unico di cui dispongono, viene lasciato in un armadio e i bambini lo portano a casa solo quando la maestra assegna loro un compito da fare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Di fatto parliamo di una scuola che si ispira al metodo montessoriano, che come avevamo visto in un altro articolo, a Bari e provincia era finora utilizzato solo ed esclusivamente in una classe di un asilo: quello della scuola dell’infanzia dell’istituto comprensivo Mazzini-Modugno del capoluogo. Questo metodo, pensato nel 1907 dalla pedagogista Maria Montessori, prevede una maggiore autonomia dell’alunno: l'insegnante diventa solo una guida e l'approccio dello studente al sapere è molto pratico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I contenuti e gli obiettivi dell’insegnamento sono quelli previsti dai programmi nazionali, ma cambia il sistema di studio: qui più che di insegnamento è lecito parlare di “metodo di lavoro”. Del resto anche il linguaggio è simile a quello aziendale: si discute di planning, procedure e gli alunni arrivano persino a “timbrare il cartellino”. Sì perché al “Gabelli” l’appello non esiste, sono i bambini che indicano la propria presenza mettendo una mollettina in corrispondenza del proprio nome segnato su un cartoncino.
Questo approccio però non rischia di rappresentare i bambini come piccoli operai/impiegati di un’azienda? «All'inizio lo pensavo anch'io – risponde la vice preside Flora Guastamacchia -. Poi però ti rendi conto che comunque gli alunni hanno bisogno di queste impostazioni, di queste schematizzazioni, che comunque da loro non sono percepite come rigide. Anzi, nel corso del tempo le considereranno naturali, perché propedeutiche al proprio lavoro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma gli insegnanti (che hanno seguito dei corsi di formazione ad hoc) non hanno avuto difficoltà dopo anni di scuola tradizionale ad approcciarsi a questo metodo? «Sì, all’inizio è stato faticoso, ma adesso ci stiamo riuscendo – conferma la maestra Rossana - . Abbiamo imparato a trarre la lezione dall’esperienza, dalla vita di tutti i giorni: se per esempio è l’onomastico di un compagno, io catturo una parola detta dai bimbi per quella circostanza e spiego il significato e l’uso delle doppie . Anche un’emozione serve a portare avanti la lezione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Le aule (vedi foto galleria) hanno aree pensate per diversi “gruppi di lavoro”: c’è l’area dei tavoli, l’angolo-laboratorio dei numeri e delle parole, quello dell’arte, quello verde e della lettura e dell’ascolto, detto agorà. Quest’ultimo è uno spazio speciale per i bambini dove è permesso sedersi per terra, ascoltare le letture della maestra, discutere e rilassarsi. Ci si siede su tappeti e i cuscini servono come appoggi ed è qui che si prendono decisioni collettive in merito alle attività della giornata o della settimana.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Aule che sono tutte molto colorate e accoglienti. Per ridipingere le pareti, cucire le tende e aggiustare gli armadi è stato chiesto un impegno ai genitori. Sia economico (80 euro all’anno), sia pratico, visto che sono stati proprio i vari mamma e papà a lavorare materialmente per rimettere a nuovo le classi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Del resto il “senza zaino” sembra che piaccia. «Ho apprezzato molto il fatto che il progetto abbia creato un legame tra la scuola e la famiglia», dice la signora Maria, mamma della piccola Clara. E il segnale che la cosa sta funzionando è dato dal fatto che per il prossimo anno sono previste 150 nuove iscrizioni. «Ormai si sta capendo che l’insegnamento dall’alto verso il basso, cioè con la maestra di fronte ai bimbi seduti ai banchi che eseguono passivamente, è una didattica non più attuale – afferma la vice preside del “Gabelli” –. Il mondo e i bambini stanno cambiando e noi ci dobbiamo adeguare».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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Anna Maggio
Anna Maggio
I commenti
- Cinzia Battistelli - Carissimi colleghi, noi a Pesaro lo stiamo sperimentando da tre anni, con ottimi risultai a livello di autonomia, responsabilizzazione e profitto...Avanti tutta
- AnnaliFe - Tutto molto bello. Io insegno in una scuola lombarda dove non ci sono nemmeno più i soldi per comprare i gessi, e con una percentuale di stranieri e disoccupati che ci impedisce di chiedere più di 12 euro l'anno per famiglia. e alcuni non riescono a pagare nemmeno quello. En passant, poi, mi risulta che la Buona Scuola Governativa, lungi dal tener conto che "Lo studente è l’unico lavoratore che porta da casa tutti i suoi strumenti di lavoro", chiede a tutti (anche agli insegnanti, di portarsi da casa gli strumenti necessari (avete letto del BYOD?).
- roué valérie - Sono maestra francese e vorrei avere il contatto di quella scuola il cui proggetto pedagogica mi interessa molto. Vorrei avere scambi tra la mia classe e gli alunni di quella scuola. Sarebbe fantastico.