Bari, l'antico mestiere del maniscalco: «Forgiamo i ferri dei cavalli da generazioni»
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giovedě 10 dicembre 2015
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di Mina Barcone
A Bari si trova la bottega del 64enne Nicola, che dopo la morte di suo padre ha deciso di proseguire la strada intrapresa da decenni dalla sua famiglia: ha ripreso in mano gli antichi strumenti del mestiere tramandati di generazione in generazione e ha cominciato a preparare i “ferri di cavallo”. Siamo andati a trovarlo nella sua piccola bottega, allestita nel cortile della sua casa a Palese. (Vedi foto galleria)
Nicola è un allegro signore con i baffetti grigi e gli occhialini e con le mani grandi e rugose. «I cavalli e la ferratura sono sempre stati la mia grande passione – ci confida – già da piccolo aiutavo papà (conosciuto come "mest Pep"). Poi con la sua morte, 10 anni fa, ho ereditato la bottega, anche se ormai per me questo è poco più che un hobby».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il maniscalco ci mostra i suoi banconi da lavoro impolverati, pieni di pinze e ferri di cavallo di diverse dimensioni. Al centro della stanza si trova un ceppo di legno su cui si erge una grande incudine e sulla quale sono poggiati due martelli di notevoli dimensioni. Appesi ai muri: compassi, livella, seghetto e corde e accanto ai banconi un grande calesse dai colori vivaci. E poi una vecchia forgia a manovella di modeste dimensioni ricoperta di fuliggine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nicola possiede anche una “scuderia” (ricordata da uno stemma all'ingresso del locale): si trova nella bottega, Di fatto una stalla che ospita due muli, un cavallo nero e un pony, che nitrisce di tanto in tanto per attirare la nostra attenzione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’uomo ci spiega in che cosa consiste l’arte della ferratura. «Il segreto consiste nello scegliere un pezzo di ferro delle giuste dimensioni per lo zoccolo sul quale si deve applicare – afferma -. Viene quindi poggiato con una pinza sulla forgia, un banchetto con un foro centrale al di sotto del quale viene messa la legna e il carbone. Il braciere resta acceso grazie a una rotella laterale che viene fatta girare a mano e provoca una leggera ventilazione. Una volta incandescente, il ferro viene preso con le pinze e messo sull'incudine, dove viene martellato fino a raggiungere la forma desiderata, che naturalmente deve ricordare una “U”. Infine con il “pareggio”, vengono eliminate eventuali irregolarità».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In passato i maniscalchi facevano tutto: realizzavano i ferri, li pareggiavano e li fissavano allo zoccolo del cavallo. Oggi però molte aziende preferiscono acquistarli già fatti, per risparmiare. Anche se Nicola non si dà per vinto: «Io continuo a produrli artigianalmente, così come si è sempre fatto in questa bottega». Prima anche i chiodi per fissare gli zoccoli venivano realizzati manualmente. Nicola infatti ci mostra un antico strumento che usava suo padre, di forma rettangolare e con fori di diverse dimensioni, alcuni tondi, altri quadrati, in base proprio al chiodo che bisognava produrre.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Ricordo che mio padre – dice Nicola – ferrava un cavallo tutto l'anno in cambio di 10 kg d'olio, che oggi equivarrebbe a circa 50 euro. Aveva una specie di registro contabile e lì appuntava il lavoro svolto e cosa ne aveva guadagnato: olio, farina, tessuti. Erano pochi quelli che pagavano in contanti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In passato era chi aveva bisogno della ferratura che andava in bottega, mentre oggi al contrario è Nicola che gira tra gli agriturismi e centri di equitazione, portando con se gli attrezzi del mestiere. Lui si sposta tra Bitonto, Corato, Giovinazzo, Palo del Colle.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Oggi ci sono anche delle scuole che insegnano la pratica della mascalcia, per lo più al nord e che rilasciano diplomi di abilitazione, anche se l'unica scuola italiana riconosciuta a livello europeo dove apprendere il mestiere è il Centro militare veterinario a Grosseto, una struttura aperta anche ai civili. «Sì d’accordo – conclude beffardo Nicola – ma l'esperienza che si può fare stando a contatto con un maniscalco supera qualsiasi teoria che si può apprendere dai libri».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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Mina Barcone
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