I divorce party: successo negli Usa, flop in Italia: «Qui la separazione è una sconfitta»
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martedì 22 marzo 2016
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di Serena De Novellis
I “divorce party” sono in voga anche in America Latina, Francia e Gran Bretagna e rappresentano l’occasione per celebrare un nuovo inizio assieme ad amici e parenti (a volte sono proprio loro ad organizzarle, all’insaputa del festeggiato), lasciandosi alle spalle ogni traccia di negatività che ha connotato la fase di separazione dall’ormai ex coniuge.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Si può festeggiare in casa, in un bar o in un ristorante, con musica, decorazioni e rituali quali quello della bambola di pezza (che rappresenta l’ex) da trafiggere con appositi spilloni. Negli Usa c’è addirittura chi ha scritto un manuale ad hoc sul come pianificare una festa di successo. Si tratta di Christine Gallagher, che tra l'altro introduce una nuova figura professionale, il “divorce planner”: quest'ultimo oltre a organizzare alla perfezione l’addio al matrimonio, offre anche consigli e supporto psicologico per il “dopo”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Come per tutte le “americanate”, l’Italia ha cercato di importare questa moda, ma con scarso successo. Negli Usa in effetti è molto più facile sposarsi e divorziare (grazie soprattutto agli accordi prematrimoniali): non ci sono tutte quelle norme e vincoli che invece nel nostro Paese rendono una separazione un passaggio molto duro da affrontare, tra avvocati e richieste di mantenimento. Magari la recente legge n. 55 del 2015 sul “divorzio breve” potrebbe portare a un cambiamento, ma finora in Italia ottenere un divorzio non è mai stata una “passeggiata”: ci si arriva spesso dopo aver speso tante energie, mentali e fisiche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Sì – conferna Claudia Carbonara, responsabile di un’agenzia matrimoniale di Bari – da noi il divorzio è vissuto ancora come una grande sconfitta, c’è poca voglia di festeggiare. Noi abbiamo proposto da tempo i “divorce party”, ma onestamente le uniche richieste che abbiamo avuto sono quelle di un paio di stranieri in vacanza in Italia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Girando sul web abbiamo rintracciato un organizzatore ad hoc di feste del divorzio: il 45enne romano Alfredo Meoni. Lui da un anno e mezzo propone grandi ville eleganti (con tanto di trasporto in limousine) come location adatte ad ospitare un evento del genere, definito come “un matrimonio, ma al contrario”. Fino ad ora solo gente facoltosa tra i 40 ai 50 anni si è affidata ad Alfredo (ha organizzato in tutto solo tre divorce party) e lui dà la colpa dell’insuccesso «alla diffidenza degli italiani, che non sono al passo con i tempi che cambiano». Sarà.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Anche se in realtà tra le oltre 50mila coppie che solo nel 2014 hanno ottenuto il divorzio in Italia c’è comunque chi ha festeggiato il faticoso traguardo, ma ha deciso di farlo in maniera molto più soft e “alternativa” rispetto agli standard statunitensi. «E’ vero – spiega Claudia - c’è qualcuno che decide di dirsi addio festeggiando insieme, invitando amici, parenti e i relativi nuovi compagni a un pranzo o una cena. Ma in questi casi non c’è nulla di “grandioso”: l’incontro viene organizzato per far capire alle persone intime che anche una separazione può avere risvolti positivi, rassicurandole che tutto stia andando per il meglio».
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Serena De Novellis
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