Monopoli, la colorata Casa delle farfalle: «Qui salviamo ''cassandra'' e ''vanessa''»
Letto: 13407 volte
giovedì 9 giugno 2016
Letto: 13407 volte
di Eva Signorile
Qui è possibile trovare un po’ tutte le farfalle presenti sul territorio pugliese. I lepidotteri vengono catturati con appositi retini, per poi essere curati, nutriti e soprattutto messi nelle condizioni di procreare in un ambiente protetto. Lo scopo è poi quello di liberare gli insetti appena nati, andando così ad aumentare il numero di farfalle presenti in natura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Ogni insetto in entrata consente l’uscita di 5-6 nuove farfalle - afferma il 37enne entomologo Enrico Altini, presidente di Polyxena, associazione che fa parte di Farfalia -. L'uso di pesticidi e insetticidi purtroppo sta riducendo rapidamente il loro numero, per questo motivo siamo impegnati nella loro salvaguardia e moltiplicazione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’idea di una “casa delle farfalle” non è nuova in Puglia: ne esisteva già una a Conversano, aperta dal 2009 al 2011. «Con il tempo però ci si è accorti che lo spazio non era più sufficiente - ci dice Altini – abbiamo così avvertito la necessità di reperire un’area più grande dove anche gli insetti potessero trovarsi più a loro agio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Così si è deciso di trasferire la casa presso i vivai Capitanio di Monopoli. Arrivarci è semplice: dalla statale 16 si imbocca l'uscita "San Francesco da Paola". Da qui, girando a destra, si seguono le indicazioni per il vivaio, a cui ci si arriva attraverso una stretta strada delimitata dai muretti a secco che proteggono ulivi secolari con le radici affondate nella terra rossa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Farfalia (che è visitabile con pochi euro) appare come una struttura in vetro trasparente non dissimile da una serra come un’altra, circondata da un colorato giardino botanico. Si deve quindi varcare la porta per scoprirne il tesoro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
All’interno troviamo aiuole separate da due stretti vialetti di cemento, che ospitano solo piante specifiche: quelle che servono da nutrimento ai bruchi che un giorno diventeranno farfalle, passando per lo stato di crisalide (come cavoli, capperi e ortiche) e i fiori che con il loro nettare sfameranno i lepidotteri da adulti. Si tratta principalmente di lantane, lavanda e "buddleja davidii", un profumatissimo arbusto dai fiori raccolti in pannocchie, che non a caso viene anche chiamato "pianta delle farfalle".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I protagonisti sono chiaramente loro, gli alati insetti. Oltre a quelli già citati spicca la presenza del “macaone” (una delle farfalle più grandi d'Italia), del “podalirio” dalle importanti ali gialle rigate di nero (denominato "Il re" in alcune zone di Puglia), della "falena colibrì" (nella foto), così chiamata per la velocità del battito delle sue ali. In più sarà presente la rara e protetta Zerynthia Cassandra, che vola solo nel mese di marzo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Qui sono presenti all’incirca una decina di specie – sottolinea l’entomologo – tutte autoctone, cioè del nostro territorio. Nelle altre “case” diffuse in Italia si trovano invece anche farfalle tropicali, acquistate direttamente dai Paesi di provenienza, ma che non possono completare il loro ciclo vitale perché all'esterno manca il loro habitat naturale. A noi invece non interessa solo “mostrare”, ma soprattutto salvare e preservare questi splendidi animali».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo e Alessio Vovlas)
Qui la pagina facebook di Farfalia, con tutte le informazioni per le visite guidate.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita