"Ruota degli esposti", lì dove si abbandonavano i neonati: a Taranto ne resta una
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giovedì 9 giugno 2016
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di Massimiliano Fina
Di solito realizzata in legno, consisteva in una specie di bussola girevole di forma cilindrica inserita perpendicolarmente in una parete. Era divisa in due parti uguali da uno sportello collocato allo stesso livello del muro: nella metà "esterna", collocata per strada, la mamma poteva adagiare il proprio figlio da abbandonare e far girare la ruota in modo che il pargolo si ritrovasse all'interno di un ricovero per le piccole creature lasciate sole. La metà "interna" era sorvegliata da un addetto che raccoglieva gil infanti in arrivo ma non era in grado di scorgere il genitore, il quale quindi poteva quantomeno rimanere anonimo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L'invenzione comparve per la prima volta nel 1188 in un nosocomio di Marsiglia e si diffuse gradualmente in tutta Europa, approdando in Italia dieci anni dopo nell'ospedale di Santo Spirito a Roma per volere dell'allora pontefice Innocenzo III. L'efficienza del dispositivo entrò in crisi con il boom demografico dell'800: l'aumento sconsiderato di bebè ripudiati cominciò a gravare pesantemente sulle casse degli enti di assistenza che ne facevano uso, brefotrofi in testa, a tal punto che nel 1923 Mussolini abolì l'uso del marchingegno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E a quasi un secolo dal quel provvedimento sono ben poche le antiche ruote fuori uso ancora osservabili in tutta la Penisola: in Puglia però fa eccezione quella contenuta nell'ex monastero Santa Chiara di Taranto. (Vedi foto galleria)
L'edificio, oggi occupato dal Tribunale per i monirenni, si trova nel cuore dell'isola che ospita il centro storico del capoluogo jonico. Sorge in piazza Duomo, affiancato dalla cattedrale di San Cataldo ed è circondato da viuzze molto strette che assicuravano ottime possibilità di non dare nell'occhio a chi volesse liberarsi di un neonato in maniera indiscreta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tutto partì nel 1597 da un facoltoso benefattore locale, Raffaele Pesce, che lasciò in eredità a un gruppo di suore clarisse del posto una cospicua somma di denaro, opere d'arte, oggetti sacri e soprattutto una casa da lui posseduta nel pittaggio San Pietro ("pittaggio" era un termine usato come sinonimo di quartiere). Due anni dopo però il sindaco consentì alle monache di trasferirsi in una sede più grande, quella del convento antistante la cattedrale, dove fu installata la ruota.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per circa tre secoli quindi questo fu un luogo deputato all'abbandono di bimbi. All'esterno c'era anche una campanella che il genitore poteva suonare per segnalare l'avvenuto "deposito" nell'apparecchio girevole. La triste scena poteva avere dietro diverse motivazioni: salvare il piccolo da una vita di stenti o anche schivare la reputazione di donna immorale in caso di adulterio.
Spesso assieme al poppante nella ruota veniva inserito un segnale di riconoscimento: una moneta spezzata, una carta da gioco, un rosario, un’immagine sacra tagliata a metà o un biglietto sul quale erano indicate informazioni utili del neonato come la data di nascita. Tutti questi particolari, annotati dalle suore in un apposito registro, potevano tornare utili alle madri in caso di un futuro riconoscimento: molte di loro infatti contavano di riunirsi al loro figlio il prima possibile, magari quando avrebbero avuto la certezza di poterlo sfamare. Altre donne addirittura entravano nel convento in incognito come balie riuscendo ad allattare i propri pargoli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Agli albori del 900 Giovanni D'Andrea, un rinomato medico abruzzese attivo a Taranto, ottenne dalle autorità locali lo stop al funzionamento della ruota. Il dottore sosteneva la necessità di far crescere gli "indesiderati" in ambienti più sani come gli ospedali, le abitazioni di famiglie sterili e il nuovo beretrofio locale che entrò in funzione nel 1923.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lo strumento cilindrico fu spostato all'interno del chiostro dell'ex monastero: oggi lo si nota sulla destra dopo aver varcato l'ingresso del Tribunale. Il corpo in legno con cui è stato costruito spicca sinistro nel muro e si lascia ruotare proprio come avveniva fino un secolo fa. Rabbrividiamo pensando che un tempo a ogni giro completo cominciasse una nuova storia di dolore e separazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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Massimiliano Fina
Massimiliano Fina
I commenti
- Laura - Buongiorno, Grazie per questo articolo. Chiedo cortesemente a Bari dov'era situata la ruota degli esposti? O dove nel 1928 venivano abbandonati i bambini nella zona di Bari vecchia? Grazie infinite se vorrà rispondermi Laura