Castellana, la storia di Paolo, calzolaio a 24 anni: «La crisi aiuta i mestieri manuali»
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martedì 14 giugno 2016
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di Miriana Moliterno
«Al termine degli studi superiori, dopo essermi diplomato in ragioneria, non avevo le idee chiare su quale potesse essere il mio futuro - racconta Paolo -. L'unica certezza era quella di abbandonare definitivamente i libri per intraprendere al più presto un lavoro manuale. Poi, riflettendo sul fatto che sin da piccolo mi era piaciuto lucidare scarpe e cambiare lacci, optai per un audace tentativo: trasformare questa “passione” in un vero e proprio lavoro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un azzardo che ha comportato anni di lunga gavetta. «Ho fatto pratica in diverse botteghe di Bari, Locorotondo e Terlizzi - prosegue l'artigiano -. Sono state tutte esperienze preziose dove ho imparato gradualmente i trucchi del mestiere. Nel 2014 infine mi sono messo in proprio aprendo un esercizio nel mio paese d'origine».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il ragazzo opera nel suo negozio in via Mater Domini 40, a pochi passi dal centro storico. Entrando nella sua attività la sensazione è quella di non trovarsi di fronte alla classica bottega polverosa e claustrofobica, bensì in un luogo dove il vecchio e il nuovo si fondono.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L'ambiente è unico, anche se diviso in due parti da una piccola parete separatrice: in quella anteriore sono esposte solette, creme, bombolette spray e tutti quei prodotti utili per la manuntenzione "ordinaria" delle calzature, mentre nello spazio posteriore spiccano una serie di attrezzi ingombranti come la cucitrice, la pressa e un macchinario per smerigliare le scarpe. E poco importa che il laboratorio sia avvolto da un pungente odore di colla, gomma e diluente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La domanda a questo punto sorge però spontanea: si riesce a campare riparando le scarpe? «Direi di sì – afferma il giovane -. Anche se devo dire la verità, sono stato aiutato dalla crisi economica che ha caratterizzato gli ultimi anni. La mentalità dell'usa e getta è ancora dominante, ma sempre più persone a corto di soldi cercano di ridurre gli sprechi e prima di buttar via un oggetto cercano di sfruttarlo ancora un po’ facendolo riparare. Insomma è brutto dirlo, ma la povertà diffusa aiuta la sopravvivenza di diverse arti manuali, compresa la mia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In più c’è da dire che Paolo non soffre la concorrenza dei suoi coetanei, quasi tutti impegnati negli studi accademici e con poca voglia di "sporcarsi le mani". Inoltre può introdurre nel suo mestiere innovazioni che sfuggono ai suoi colleghi più anziani. «Non solo rimetto a nuovo le calzature danneggiate - conclude infatti il giovane - ma ho allargato il mio raggio d'azione lavorando il cuoio. In più, con l'aiuto di un mio amico tatuatore, ho imparato a personalizzare scarpe e borse dei miei clienti. Più che calzolaio, mi ritengo un "ciabattino 2.0"».
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Scritto da
Miriana Moliterno
Miriana Moliterno
I commenti
- Aurora - Bellissimo articolo, ammirevole Paolo!