L'antica "neviera" di Castellana, dove i fiocchi si trasformavano in utile ghiaccio
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giovedì 28 luglio 2016
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di Miriana Moliterno
«Al di sotto di quel piccolo edificio – spiega il ricercatore storico Donato Mastromarino - vi è una cavità ipogea, una voragine di circa 8-10 metri di profondità. Era lì che veniva accumulata la neve, che in questa contrada scendeva sempre copiosa. La cavità era ricoperta di fascine di legno, perché i fiocchi a contatto con la roccia si sarebbero sciolti. Poi veniva battuta e ricoperta di paglia in modo tale che fosse facile tagliare i vari “lingotti” quando, diventata ghiaccio, gli operai si calavano nella grotta con adeguate attrezzature».
La “ghiacciaia” naturale fu utilizzata dal 1790 fino agli inizi del 900, facendo sì che a Castellana si instaurasse un vero e proprio “commercio del ghiaccio”. «Era esportato anche nei paesi limitrofi non dotate di strutture simili - afferma l’esperto – ed era utile per produrre un famoso sorbetto amato dai nobili dell’epoca ma soprattutto per scopo terapeutico, dal momento che veniva messo sulla fronte di coloro che avevano la febbre».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tutto finì quando nel secolo scorso nacquero le prime fabbriche del ghiaccio: la neviera fu così chiusa per sempre rimanendo abbandonata per decenni. Fino a quando, un anno e mezzo fa, il Comune ha preso la decisione di ristrutturarla per permettere alle scolaresche di visitarla.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I lavori sono ancora in corso, ma noi siamo andati a dare un’occhiata in contrada Genna, zona che si trova a circa 3 km dal centro di Castellana ed è raggiungibile attraverso la strada che collega il paese ad Alberobello. L’area è contraddistinta dalla chiesa di San Nicola, attorno alla quale sorgono alcune costruzioni storiche, tra cui proprio l’ex ghiacciaia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’edificio è in pietra ed ha la forma di un cubo. Si tratta di una struttura minimale, caratterizzata solamente da due finestre e una porta d’ingresso, ancora in fase di ristrutturazione. L’interno non è ancora praticabile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Entrando nell’edificio - spiega Mastromarino - si trova subito, centralmente, il buco attraverso la quale venivano gettati giù i fiocchi. Attorno ad esso sarà costruita una ringhiera, altrimenti il rischio è quello di caderci dentro facendo un salto di parecchi metri». E non ci sarebbe certo la neve ad attutire il colpo.
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Miriana Moliterno
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