Bari, i clown entrano in carcere: «Rallegriamo i bimbi in visita ai papà reclusi»
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giovedì 3 maggio 2018
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di Luca Carofiglio
L'idea è stata suggerita dalla cooperativa Marcovaldo, onlus dedita alla tutela del benessere di chi è in galera, con il benestare del Garante regionale dei diritti dei detenuti. «L'abbiamo accolta con entusiasmo - racconta la 32enne Sonia Papagna, una delle volontarie - perchè questi fanciulli, pur essendo legati a persone che stanno scontando una pena, non hanno colpe: perciò cerchiamo di "colorare" le loro difficili vite».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I generosi pagliacci (una trentina in tutto) entrano in azione il sabato e la domenica, giorni in cui di solito i piccoli si liberano dagli impegni scolastici e vanno a trovare i loro cari dietro le sbarre. E una volta varcato l'accesso, l'obiettivo è farsi in quattro per addolcire l'esperienza in un contesto così cupo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Il percorso per incontrare il proprio famigliare incarcerato è uguale per tutti, a prescindere dall'età - continua Sonia -. Anche i bambini quindi attraversano un lungo corridoio, vengono perquisiti ed accedono in una saletta d'attesa: è proprio in quest'ultima stanza che li aspettiamo, muniti di camice colorato e nasone rosso. Rallegrarli non è sempre facile. Si tratta dell’unico luogo in cui possono scambiare due parole con il proprio papà, ma è anche un posto cupo, vista la presenza di poliziotti, metal detector e regole ferree».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
D'altronde i membri dell’associazione sono ben preparati ad affrontare sfide così complicate: da anni portano il loro buonumore negli ospedali baresi, laddove con la clownterapia provano a sostenere la guarigione di tanti piccoli pazienti ricoverati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Si tratta però di situazioni diverse - precisa Salvatore Spaltro, presidente di “Viviamo positivo” -. In particolare nel carcere ci siamo resi conto di avere a che fare con fanciulli dotati di un grande senso di responsabilità. Io li chiamo "adulti bassi": capiscono che siamo lì per farli distrarre, ma quando vengono chiamati dagli agenti per il colloquio tornano seri e lasciano magie e bolle di sapone in men che non si dica».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Rispetto all'attività nei nosocomi cambia anche la "tempistica". «I clown in corsia hanno una decina di minuti per portare un po' di gioia ai malati - incalza il presidente -. Nell'istituto penitenziario è tutto più frenetico: c'è un continuo viavai di famiglie e poco spazio per prendere confidenza. All'inizio dunque ci si deve un po' sforzare per farli avvicinare, ma col passare delle visite sono i bambini a venirci incontro sorridenti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Spesso i pagliacci favoriscono anche la nascita di amicizie tra i giovanissimi ospiti, mentre le mamme possono contare su un ottimo supporto per distrarre i figli. «Tutto finisce regalando loro un palloncino - conclude Sonia -: un ricordo che possono portarsi nel mondo "libero"».
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Scritto da
Luca Carofiglio
Luca Carofiglio