La comunità brasiliana di Bari: «Siamo tutte donne e portiamo qui un pezzo di Sudamerica»
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mercoledì 9 ottobre 2019
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di Marianna Colasanto
Domenica 22 settembre i baresi le hanno ammirate sfilare in un corteo sul lungomare che, giunto a Pane e Pomodoro, si è concluso tra balli e canti con il lancio di fiori nell’Adriatico. Erano vestite di bianco e celeste e si trovavano lì per omaggiare la dea Yemanjà.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A organizzare l’evento è stata la 54enne Ana Estrela, da 22 anni nel capoluogo pugliese: un vero e proprio punto di riferimento per i brasiliani. «Da otto anni a questa parte sono riuscita a portare la festa a Bari – ci dice la donna, ballerina originaria di Salvador de Bahia e sposata un tempo con un barese–. Nella mia città, dove si professa la religione del Candomblè, il culto della dea è infatti molto sentito».
Ma non solo. Dall’11 al 17 ottobre, per il quarto anno consecutivo, si terrà all’Abc (sala riaperta per l’occasione) il “Bari Brasil film festival”, una rassegna cinematografica sul cinema d’autore brasiliano. A renderla viva è la 42enne direttrice artistica Vanessa Mastrocessario Silva, nata e cresciuta a San Paolo, metropoli in cui ha conosciuto il barese che l’ha condotta sin qui.
«La maggior parte dei brasiliani “pugliesi” sono in effetti donne – sottolinea Vanessa -. Si tratta di giovani come me che hanno sposato italiani conosciuti in Sudamerica e sono venuti a vivere nel Belpaese con i loro mariti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Donne che però sono riuscite a emanciparsi, trovando il modo di emergere. Abbiamo detto di Ana e Vanessa, ma è il caso anche della 40enne Larissa Di Lauro Amorim, mediatrice culturale proveniente da Vitória da Conquista. Lei collabora con il Consolato, aiutando i figli di coppie italo-brasiliane a inserirsi nella nostra società. «E viceversa – specifica Larissa, moglie di un torinese con il quale vive a Bari dal 2013 -. Con il progetto “Brasileirinhos na Puglia” insegniamo ai bambini anche ad apprezzare e conoscere la cultura delle mamme, quella brasiliana».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Brasile è però anche capoeira e naturalmente samba. Sono in tante le ragazze sudamericane che riescono a sfondare qui come ballerine: ci sono agenzie specializzate che se le contendono per qualsiasi tipo di festa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lavorava nello spettacolo anche la 41enne Regiane Silva, che nel 2017 ha deciso di aprire un locale etnico nel centro storico: il “Bistrot Brasil”, in strada dei Gesuiti. «Io non mi sono sposata con un italiano – tiene a sottolineare la donna -. Ho raggiunto mia zia a Bari 13 anni fa e dopo aver operato nell’ambito della ristorazione e degli eventi, ho avuto l’offerta di gestire il mio attuale “pub”. Quello che è diventato in poco tempo un punto di ritrovo per la comunità brasiliana».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel bistrot di Regiane è possibile assaggiare le pietanze tipiche della tradizione verde-oro. Proprio quei piatti in cui si è specializzata la 32enne Laina, figlia di Ana, che con la mamma ha messo su “Ethnic cook”, un progetto che mira a far conoscere ai baresi culture culinarie provenienti da diversi Paesi del mondo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«I nostri piatti fanno subito gola – ci illustra Laina (che tra l’altro è anche istruttrice di zumba) -. Vedi la famosa feijoada: uno stufato di fagioli, spezie e carne accompagnato da riso, insalata e fette di arancia. Tra le tipicità poi non possono mancare la moqueca de peixe, una sorta di caciucco che però prevede che il pesce sia cucinato con tutte le spine e lo xim xim de galhina, uno spezzatino a base di pollo. Infine lo squisito bobo de camarão (crema di gamberi, latte di cocco e manioca) e la cocada, un dolce a base di cocco».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sembra quindi chiaro come le brasiliane abbiamo mantenuto un forte legame con la propria terra di origine. «Sì è vero, ma a differenza di altri Paesi in Italia non ci siamo rinchiuse in un “ghetto” – puntualizza Larissa -, al contrario ci siamo integrate facilmente e abbiamo portato qui un pezzo di Sudamerica».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Concordo – evidenzia Ana - i baresi sin da subito mi hanno aperto la porta di casa loro. Sarà che in Italia quando si sente la parole “Brasile” si pensa subito a cose belle come le spiagge, il calcio e il carnevale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«I baresi sono un popolo amico – conclude Laina -. Sono arrivata qui a 10 anni e non potrò mai dimenticare il modo in cui fui accolta dai miei compagni di classe. Non parlavo una parola di italiano e a scuola scrivevo su un foglio il mio nome e la mia provenienza per cercare di comunicare. Fu così che un giorno tutti i miei amici mi consegnarono uno zaino pieno di regali: fu il loro modo per farmi sentire a casa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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Scritto da
Marianna Colasanto
Marianna Colasanto