Extraterrestri, a Bari due radiotelescopi ascoltano le "voci" provenienti dallo spazio
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venerdì 6 marzo 2020
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di Antonella Mancini
Questo luogo, che dal 2006 consente agli studenti di entrare in contatto con i mondi della chimica, della fisica e della zoologia, ha riservato un suo angolo anche all’astronomia. Mallardi è infatti il responsabile del laboratorio di Telecomunicazioni e Radioastronomia “Guglielmo Marconi” che ha permesso, tra le altre cose, di effettuare una ventina di collegamenti audio e video con gli astronauti che stanno viaggiando intorno alla Terra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Avvalendosi delle sue conoscenze di base come perito industriale in elettronica, Michele è quindi riuscito a costruire due radiotelescopi che saranno puntati verso lo spazio, nella speranza di captare suoni che arrivano da lontano.
«Il progetto – ci spiega l’esperto – si inserisce all'interno di “Seti League”, associazione internazionale nata nel 1994 basata sul concetto di “scienza partecipativa” tra radioastronomi professionisti e dilettanti».
Oggi del resto chiunque può assemblare un radiotelescopio in casa con un pc, un opportuno software e una chiavetta sdn dongle che funga da ricevitore radio. «E tramite un semplice collegamento internet – sottolinea Mallardi - vari enti di ricerca chiedono già di mettere a disposizione il tuo computer per l’analisi delle informazioni ricevute. Il problema però è che i risultati poi se li terrebbero per loro: se scoprissero qualcosa tu potresti non venirne mai a conoscenza».
Michele invece, collaborando con il gruppo di esperti del progetto Seti, vorrebbe riuscire a “tradurre” in proprio i segnali provenienti dallo spazio, con il fine poi di divulgarli.
Ma vediamo nel dettaglio come sono fatti i due telescopi installati nella Cittadella. «Il primo è composto da un’antenna di 3 metri di diametro – spiega Mallardi -. Si tratta di una parabola dismessa da un’emittente televisiva: io l’ho abbinata a un ricevitore total power per amplificare il segnale rilevato e poterlo analizzare. Può rivelare l’emissione termica delle radiosorgenti che transitano nel suo fascio di apertura, come nebulose, galassie e anche “voci” di eventuali forme di vita intelligente».
Il secondo si basa invece sulla possibilità che le onde elettromagnetiche fungano da “corrieri” d’informazioni che arrivano da altri mondi. «È composto da un’antenna troncopiramidale chiamata “Horn” - dichiara il tecnico –: l’ho progettata io valutando l’evoluzione degli esperimenti fatti da coloro che per primi avevano osservato lo spazio usando la banda radio a tale scopo. L’ho fatta realizzare da un fabbro con piastre d’acciaio».
Quindi, si dia inizio all’osservazione, nella speranza che qualche extraterrestre abbia voglia di “chiacchierare” con noi. «Io ci spero, anzi ci scommetto - conclude Michele -. Del resto lo diceva anche la compianta astrofisica Margherita Hack: solo nella nostra galassia ci sono 400 miliardi di stelle, come si può quindi pensare di essere gli unici abitanti dell'Universo?».
(Vedi galleria fotografica)
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Scritto da
Antonella Mancini
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