Bari, tra serrature e cimeli visita a "De Marzo" e "Sgobba": gli storici fabbricanti di chiavi
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lunedì 14 settembre 2020
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di Marianna Colasanto
Un’affascinante evoluzione questa che è possibile "respirare" in alcuni negozi del settore. A Bari in particolare ce ne sono due che affiancano alla moderna tecnologia il "romanticismo" di antichi cimeli: la "Casa delle chiavi - De Marzo", inaugurata nel 1950 e "Sgobba - Il mago delle chiavi", avviato addirittura nel 1902. (Vedi foto galleria)
Si tratta di attività commerciali tramandate di generazione in generazione che non forniscono soltanto duplicati, ma vendono anche lucchetti e cassaforti e offrono assistenza nel caso di rotture o smarrimento dei preziosi marchingegni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il primo esercizio che visitiamo è qullo di De Marzo. Riconoscibile da una vistosa insegna, sorge nel quartiere Libertà e precisamente in via Ravanas, in prossimità dell'incrocio con via Principe Amedeo. Ci troviamo a pochi metri dal Palazzo Rava, edificio dai mille misteri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L'interno pullula di circa duemila piccoli articoli in vendita: sono "referenze", ossia modelli base da scegliere per l'eventuale copia. Ce ne sono per tutti i gusti, distribuiti sulle due pareti laterali. Subito facciamo conoscenza con il titolare, il 56enne Vito De Marzo, affiancato dai suoi dipendenti Claudia e Giulio, rispettivamente di 38 e 40 anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Ho cominciato questo mestiere seguendo le orme di mio padre Nicola che nel 1950 operava in un sottano di via Dante - racconta Vito -. Lì era dedito alla riparazione di macchine da cucire, un servizio molto richiesto nel Dopoguerra. Poi però decise di andare "a scuola" per due anni da Tommaso Sgobba, all'epoca l'unico in tutta la Puglia a saper forgiare un doppione. Fu così che nel 1953, alla fine dell'apprendistato, decise di mettersi in proprio e aprire una bottega in via Ravanas, a pochi isolati da qui. Solo nel 2007 mi sono trasferito nell'attuale sede».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una piccola epopea che oggi prosegue nel segno di sofisticate apparecchiature di riproduzione. «Ormai usiamo solo macchinari elettronici - prosegue il fabbricante -. Funzionano grazie a un software che ha nella memoria i codici di migliaia di referenze. Basta inserire la chiave al suo interno, impostarne i relativi parametri e il gioco è fatto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Eppure, in alcuni rari casi, la manualità appresa durante la giovinezza gli torna ancora utile. «Una volta mi chiese aiuto un collezionista di auto d'epoca - ricorda il titolare -. Aveva perso una tipologia di chiavi oggi fuori produzione: quelle della sua Lancia anni 50. Risolsi il problema smontando la serratura e, osservandone l'interno, ricavando la mappa della chiave. In pratica ne realizzai una "dal nulla". Tra l’altro dopo quell’episodio ho cominciato a collezionare le chiavi che aprivano le macchine di una volta».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Salutiamo Vito e ci mettiamo in marcia verso "Sgobba - Il mago delle chiavi", che nella sua intestazione incorpora proprio il nome di Tommaso Sgobba, quello che è stato il vero pioniere regionale del settore. Il negozio è in via Cairoli, nel quartiere Murat a un paio isolati dall'"universitaria" piazza Cesare Battisti. A rivelarlo è un'insegna con sfondo verde.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci accoglie il 67enne Giacomo Mitaritonna, proprietario e nipote di Vito Sgobba, figlio del "mitico" Tommaso. «Quello che so lo devo alla mia esperienza in questa bottega, fatta sin da quando avevo 25 anni - evidenzia –. Io però devo dire grazie soprattutto a Vito, che prima di passare a miglior vita fu nominato anche Cavaliere del lavoro. Non c'era cassaforte che non riuscisse ad aprire: una volta fu chiamato d'urgenza dalla questura per scardinare una cassetta di sicurezza della Banca d'Italia, in piena notte, perchè la polizia stava conducendo delle indagini».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La sede attuale dell'esercizio è in funzione dal 1995, quella storica era invece in via Roberto Da Bari: da lì i titolari hanno portato via e riposizionato nel nuovo locale numerosi cimeli. C'è per esempio un contenitore con due chiavi, due serrature e una maniglia: si tratta di una sorta di depliant con il quale i rappresentanti del settore mostravano ai clienti la merce a disposizione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Giacomo ci mostra altri attrezzi d'epoca. «Questo calibro a sette fori di 70 anni fa - sottolinea - serviva a capire se la chiave era delle giuste dimensioni o se necessitava di una limatura. Lo spessimetro invece era utile per quantificare lo spessore del modello: ho sia quello che si usava una volta, sia quello digitale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Mitaritonna ci fa poi dare un'occhiata al suo catalogo delle cassaforti: un vero manuale scritto a mano, in cui sono disegnate tutte le tipologie in cui il 67enne si è imbattuto. «È fondamentale nel caso in cui le chiavi si spezzino o vengano perse - puntualizza - oppure se è andata smarrita la combinazione. Su queste pagine ci sono anni e anni di lavoro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il 48enne Giovanni, dipendente di Giacomo, ci porta nel retrobottega per farci vedere una chiave che somiglia molto a quelle usate nei caveau delle banche. «Un tempo questi modelli erano lunghi addirittura un metro - specifica il collaboratore - ed erano divisi in due parti: una di esse era custodita dal direttore della filiale, l'unico a poter autorizzare l'apertura».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra i pezzi "d'annata" ci sono anche quelli un tempo utilizzati per aprire gli ascensori, i motori dei trattori, i contatori degli acquedotti, i motori marini, le cabine telefoniche e le porte con serrature in legno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma è Giacomo infine a "riportarci" alla modernità, brandendo uno dei modelli più costosi. «Si tratta di una chiave magnetica con serratura da 700 euro - sostiene il proprietario -. Apre porte molto spesse ed è duplicabile solo dalla ditta che l'ha realizzata». Un oggetto che avrebbe sicuramente ammaliato il vecchio Tommaso, capostipite di un mestiere che continua ad andare avanti indomito da più di un secolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Marianna Colasanto
Marianna Colasanto
I commenti
- fiorella - in questo articolo c'è molta storia e tanto orgoglio anche per chi legge. Credo che dopo questo articolo ogni barese che ha conosciuto questi due "templi delle chiavi" guarderà questi maestri con la consapevolezza di essere di fronte a scrigni pieni dei loro tesori tramandati fino a noi. Grazie