Viaggio tra i fiorai storici di Bari: «Prima "lo si diceva" con un bocciolo, oggi c'è il cellulare»
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giovedì 3 dicembre 2020
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di Mattia Petrosino - foto Sonia Carrassi
Anche se il fiore ha un po’ perso negli anni il suo romantico tratto caratteristico: quello di sostituire ciò che le parole non possono arrivare a dire. E anche le donne, che prima usavano addobbare la propria casa con profumate corolle, hanno abbandonato l’abitudine di recarsi a comprarle.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma è pur vero che non c’è celebrazione o ricorrenza in cui i fiori manchino: dalla nascita al battesimo, dal matrimonio sino al funerale, questi magnifici doni della natura rimangono sempre i protagonisti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo andati a trovare quindi i cinque fiorai più antichi di Bari, per farci raccontare come il loro mondo sia cambiato nel tempo. Professionisti attivi da 60 anni e più, che ogni giorno offrono ai clienti le piante comprate al mercato dei fiori di Terlizzi. Sono: La Palma (presente in città dal 1949), Oasis (1950), L’Arcobaleno dei fiori (1960), Da Peppino (1960), Petrolla (1960).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il nostro viaggio inizia in via Crispi, nel quartiere Libertà, dove quasi ad angolo con via Fieramosca si staglia l’insegna di “La Palma”, così chiamata perché venne inaugurata 71 anni fa nel periodo della domenica delle Palme.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una volta entrati, notiamo sulla destra grandi piante e sulla sinistra vasi pieni d’acqua che nutrono gli steli di gerbere rosse, di piccole margheritine bianche e di anturium color arancio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A dare il là all’attività furono i coniugi Lucia Leone e Vito Livorti, che nel 1949 iniziarono a vendere fiori in un portone di via Crispi al civico numero 10. Successivamente decisero di trasferirsi nella medesima via in un locale vero e proprio, lì dove rimasero sino al 1966, anno in cui si spostarono nell’attuale sede. Oggi a gestirla è la 68enne figlia Dina, che già da ragazzina aiutava i genitori nel negozio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Che nostalgia ho di quegli anni, quando già alle 5 dovevo essere qui per il tanto lavoro che c’era da fare – ci dice rammaricata la donna –. Persino gli onomastici erano commemorati con dei fiori e all’esterno si creava la fila per quanta gente acquistava. Altri tempi: oggi ai giovani basta un messaggino sul cellulare per fare gli auguri».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
D’altronde è venuto anche meno il concetto di “florigrafia”, ovvero l’arte di “dirlo con un fiore”. Ad ogni pianta infatti è legato un certo significato, ad esempio la rosa rossa per l’amore, quella gialla per l’amicizia, quella bianca per la purezza. «Anche se a volte qualche uomo richiede l’orchidea – tiene a precisare Dina –. Il motivo? È il simbolo della passione e della sensualità: quindi viene regalato alla donna che si vorrebbe portare a letto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Salutiamo Dina e, superato qualche isolato, sempre in via Crispi, ci troviamo davanti a “L’Arcobaleno dei fiori” che affonda le sue radici nel 1960.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Varcato l’ingresso siamo sopraffatti da piante di tutti i tipi: da quelle “a orecchie di elefante” alle più piccole come i cactus. Facciamo così la conoscenza del 44enne Donato Cuonzo, attuale proprietario.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«A fondare il negozio – racconta – fu mio nonno materno Luigi Ricciardi il quale, vedendo che a Bari c’erano pochi fiorai, decise di intraprendere questa strada. Lo seguirono mia madre Filomena assieme a mio padre Bartolomeo che ne ha poi preso le redini nel 1991». È proprio tra queste mura che Donato si è avvicinato sin da bambino al mondo tutto colorato dei fiori, ereditando l’esercizio di famiglia due anni fa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il titolare ci spiega come sia cambiato il mestiere nel corso del tempo. «Sicuramente prima c’era più richiesta ma è pur vero che si lavorava da autodidatti – afferma –. Al contrario oggi, sia grazie all’esperienza acquisita che ai tanti corsi organizzati da apposite scuole, si ha molta più tecnica. Non a caso ormai i fiorai possono definirsi “fioristi”: vendono sì, ma creano anche meravigliose composizioni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Mentre parliamo ci saltano agli occhi rose diverse dalle altre, come quelle celesti e lilla. «In realtà non esistono in natura, ma sono il prodotto di trattamenti con acqua colorata», conclude Donato congedandoci.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Rimaniamo sempre nel quartiere Libertà e ci spostiamo in via Quintino Sella: ad angolo con via Nicolai è infatti presente la Fioreria Da Peppino. Ad accoglierci, all’interno del locale dall’aspetto antico, è l’87enne Giuseppe Bonasia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Il mio amore per i fiori è scoppiato nel 1955 – racconta emozionato Peppino –: all’età di 22 anni conobbi mia moglie e iniziai a lavorare con suo padre Vincenzo Ricciardi come ambulante, alle spalle del Redentore. Nel 1960 decisi di proseguire da solo e da circa 40 anni mi sono stabilito nell’attuale sede aiutato anche da mia figlia Tonia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Mentre chiacchieriamo sommersi da centinaia di esemplari e specie, ci avviciniamo ad alcune bellissime rose e subito ritornano alla mente di Peppino vecchi ricordi. «Un tempo le signore le compravano per addobbare la casa e la tavola – ci dice –: ora invece sono in poche quelle disposte a prendersi cura delle piante ogni giorno, quindi per decorare la dimora utilizzano freddi e pratici oggetti quali candele, adesivi o cornici».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Io però continuo amarli incondizionatamente – prosegue il signore, mentre è alle prese con una piccola composizione –: ancora oggi mi alzo alle 3.30 e vado al Mercato di Terlizzi. Perché i fiori rappresentano la vita, accompagnando dalla nascita alla morte».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Prima di andar via siamo sopraffatti dallo splendore di alcune rose rosa molto particolari. «Sono inglesi e indicano raffinatezza: la loro forma ricorda la sagoma di una coppa composta da tantissimi petali», conclude Peppino regalandocene un mazzetto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci spostiamo ora nel murattiano: in via Calefati quasi ad angolo con via Marchese di Montrone si trova la fioreria Petrolla. «Il negozio fu fondato dal signor Mancini negli anni 40 e mio padre Michele Petrolla ci lavorava come dipendente – racconta il 43enne Alessandro, attuale proprietario –. Nel 1960 rilevò l’attività passando in seguito il testimone a me e a mio fratello Giuseppe».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il locale è completamente invaso da colori e profumi che creano un’atmosfera vivace e allegra. «Prima i fiori che andavano per la maggiore erano gladioli e garofani – spiega il titolare –. Oggi invece vanno molto di moda i tulipani dalla forma a turbante, le orchidee viola e bianche e anche le ortensie, nonostante la diceria che le riguarda».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Pare infatti che se questo fiore si regala a una donna che ha una figlia femmina, quest’ultima non si sposerà mai. «Quante volte mi capita di proporla e la reazione scatta immediata: “no, porta male”. Ma le ortensie si salvano comunque: sono infatti gettonatissime per le composizioni dei matrimoni», afferma Alessandro salutandoci.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il nostro viaggio si conclude in via Vittorio Veneto 19 a Carbonara, dove si trova “Oasis”. Ad accoglierci sono il 74enne Luigi Abbatantuono.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Fu mia madre Lucia Mitola che nel 1950 diede il via al mestiere del fioraio – rammenta Luigi –. Vendeva come ambulante in una piazza di Ceglie e forniva ai suoi clienti mazzi avvolti in un foglio di carta di giornale. A quei tempi non esisteva il Mercato a Terlizzi e ricordo che lei si metteva in macchina alle 22 e partiva per Napoli. Era lì che acquistava per poi rivendere la mattina dopo a Bari».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lucia in seguito decise di spostarsi nel 1960 in un locale in via Vittorio Veneto 25 a cui diede il nome di Oasis. «Io nel 1972 cominciai ad aiutare mia madre, iniziando ad apprendere tutti i segreti del mestiere – spiega il signore – e dopo qualche anno ci trasferimmo qui».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Mentre parliamo, Luigi ci mostra uno degli esemplari da lui considerati più belli: la brassica, dal colore verde e l’interno bianco decorato con l’aggiunta di una piccola perlina. Di solito si regala a chi ha appena avuto un neonato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Ma i significati dei fiori sono tanti – conclude Gaetano –: oltre alla classica rosa rossa che si scambia tra innamorati, vorrei citare il nutan, un bellissimo fiore esotico color arancio che esprime affetto. Perché è proprio questo il bello del nostro mestiere: vivere ogni giorno offrendo al mondo profumi, colori ed emozioni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Mattia Petrosino
Mattia Petrosino
Foto di
Sonia Carrassi
Sonia Carrassi