Santeramo, la storia di Stefano: «Vado alla ricerca di tribù non contaminate dalla modernità»
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lunedì 22 febbraio 2021
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di Giulia Mele
Assieme ad altri cinque antropologi gira il pianeta appuntando usi, costumi e riti religiosi di etnie estranee alla civiltà occidentale, finanziandosi grazie a documentari venduti soprattutto alle televisioni dell'Europa dell'Est.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Sin da piccolo ho imparato a viaggiare e a conoscere tutto ciò che diverge dal nostro stile di vita - racconta Stefano -. Una passione che mi ha portato a esplorare il più delle volte l'Africa, lì dove è possibile scovare popoli che sembrano vivere in una vera e propria bolla. Basano la loro esistenza su tradizioni ancestrali e non sono stati ancora minimamente intaccati dal mondo globalizzato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Interagire con le tribù non è però semplice. «C'è bisogno dell'aiuto di guide che facciano da interpreti e mediatrici - spiega Stano -: senza queste figure risulterebbe difficile farsi accettare, parlare con gli indigeni, giocare con i bambini e scattare fotografie. Per essere tra i benvenuti occorre anche portare un dono al più anziano del villaggio di turno, magari un bene di prima necessità come il tè».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lo stupore è il più delle volte reciproco. «Capita - prosegue l'antropologo - che alcuni membri dei clan si sorprendano nel vedere le nostre mani lisce e prive di calli e altri, in particolare i più piccoli, che rimangano terrorizzati nell'imbattersi per la prima volta in un uomo bianco».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Difficoltà che vengono ampiamente ripagate nell'osservare comportamenti e rituali che si tramandano dalla notte dei tempi. «Per esempio le donne Mursi, presenti in Etiopia - continua il giramondo - hanno l'abitudine di praticare un foro nel labbro inferiore e infilarci un disco decorativo di legno o ceramica. Poi, man mano che il buco si allarga, cercano di inserirvi un abbellimento simile di dimensioni sempre maggiori».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Molto iconiche sono anche le appartenenti agli Himba, in Namibia - sottolinea Stefano -. Le riconosci perchè hanno pelle e capelli ricoperti dall'Otjize, un impasto rossiccio fatto di burro, grasso e ocra che le protegge dal sole e dagli insetti. Per non parlare degli Hamer, gruppo dell'Etiopia occidentale in cui il passaggio all'età adulta avviene saltando con destrezza su dei tori».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ad ammaliare Stano però sono soprattutto i Wodaabe, nomadi che si spostano nell'Africa occidentale, tra il Niger e la Repubblica Centrafricana. Soprannominati dai loro rivali "pastori in stracci", ogni anno danno vita al "Guérewol", festa di sette giorni che si tiene al termine della stagione delle piogge.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«É una celebrazione che permette alle ragazze di scegliere un fidanzato - evidenzia l'esperto -. I maschi, vestiti in maniera ricercata, cantano e ballano per attirare l'attenzione delle papabili compagne. Non sono infatti in grado di avere un'efficace comunicazione verbale con le giovani donne, le quali desumono le qualità dei "candidati" dal loro trucco: a seconda di come si sono colorati il volto, capiscono se l'aspirante marito è bravo nel prendersi cura del bestiame o nella preparazione dei medicinali».
Ma nel lavoro di Stefano non c'è solo l'Africa. «Anche l'Oceania può regalare sorprese - precisa lo studioso -. In Papua Nuova Guinea vivono i Kingara, popolo che stando alla leggenda discenderebbe dai coccodrilli. Non è un caso che l'abbandono dell'età adolescenziale per i ragazzi sia segnata dal rito di praticare profondi tagli cutanei praticati su petto, addome e schiena: diventano così adulti superando una prova dolorosa e sfoggiando da quel momento in poi una pelle cicatrizzata che ricorda il dorso del temibile rettile».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Nello stesso Paese spiccano anche gli Huli - puntualizza il 51enne -. noti come "uomini parrucca" per via dei loro elaborati copricapo realizzati con penne di uccelli del paradiso, pigmenti e fiori. Hanno un incredibile culto della bellezza: tengono a sfoggiare braccialetti e collane, oltre a dipingersi il volto con colori vegetali fino a ottenere una maschera sgargiante».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Stefano, pur non avendo mai avuto il pensiero di unirsi a uno dei clan conosciuti (come successo in Amazzonia per i suoi corregionali Rio e Giuseppe), continua imperterrito a girare il globo. «Lo farò fin quando ne avrò le forze - conclude Stano -. Nel momento in cui queste finiranno, metterò a disposizione il mio materiale alle università e a chi vorrà seguire la mia stessa, unica, passione».
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Giulia Mele
Giulia Mele
I commenti
- Stefano Stano - Un articolo che appassiona, si legge molto bene... Un grazie infinito . Grazie “Giulia” e un grazie anche a “Barinedita”