Bari, i negozi di giocattoli: «Resistiamo ad Amazon, TikTok e a bambini sempre più esigenti»
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giovedì 17 marzo 2022
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di Mattia Petrosino - foto Christian Lisco
Il primo motivo è il boom dei siti di vendita online quali Amazon, che permettono ai genitori di comprare lo stesso prodotto offerto dal negozio stando comodamente seduti sul divano di casa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il secondo è la riduzione “dell’età del gioco”. Se prima infatti a 11, 12 o 13 anni ci si continuava a divertire con i balocchi, oggi i ragazzini sono sempre attratti da pc, playstation e soprattutto dagli smartphone, attraverso i quali possono accedere a social network popolarissimi quali TikTok.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Infine è cambiato il “potere di acquisto” dei bambini che, sempre informati grazie alla martellante pubblicità, pretendono spesso da mamma e papà proprio “quel” regalo. E così i negozianti si trovano costretti a rifornirsi continuamente “di tutto”, pur di non farsi trovare impreparati davanti a richieste ben precise.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Risultato: i giocattolai stanno faticando. A Bari ad esempio, in poco tempo, hanno chiuso “Il Regno dei Bimbi” di viale Einaudi, “Io bimbo” in via Oberdan e il “Disney store” in via Sparano. E persino il leggendario “Carrassi”, presente dal Dopoguerra in via Sagarriga Visconti, ha messo tutto in liquidazione, per aprire (forse) una sede più piccola in qualche altra parte della città.
Così nel capoluogo pugliese sono rimasti una decina di esercizi commerciali specializzati in questo settore. Siamo andati a trovare quelli che “resistono” da più tempo: Okay Coral (del 1964), Babylandia (1970) e Città del Sole (primi anni 70). (Vedi foto galleria)
Il nostro viaggio inizia con “Okay Coral”, la cui insegna con un bimbo sorridente si staglia in via Giulio Petroni 85. Ad accoglierci è il 54enne Cosimo Corallo che, insieme con la 52enne moglie Katia, ci racconta la storia del negozio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Il primo “Emporio” fu fondato da mio padre Domenico nel 1964 in viale Orazio Flacco – esordisce il titolare–. Lì vendeva un po’ di tutto: dagli articoli casalinghi a quelli di cancelleria sino ad arrivare ai giocattoli. Dopo sei anni ne avviò un altro che chiamò “Okay baby Coral” in via Giulio Petroni 80, dove offriva soltanto balocchi per bambini e qualche detersivo. Infine aprì nel 1975 l’attuale sede “Okay Coral” che è passata definitivamente nelle mie mani nel 2000. È l’unica ancora attiva, dato che le altre due sono state chiuse rispettivamente nel 2015 e nel 2020».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Mentre parliamo, avvolti dai mille colori provenienti dagli scaffali pieni zeppi di macchinine, bambolotti, trenini e personaggi dei cartoni animati, Cosimo ci parla delle difficoltà di portare avanti esercizi commerciali come questo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Prima i bambini si meravigliavano sempre – afferma – e soprattutto si accontentavano di qualsiasi regalo fosse loro fatto. Oggi invece pretendono: vogliono un certo tipo di gioco che hanno visto in tv in un determinato momento. Non c’è possibilità di appagarli in altro modo. Se vengono qui e non trovano ciò che vogliono, se ne vanno. A noi quindi, pur di soddisfare le richieste, non resta che investire in centinaia e centinaia di prodotti, che magari poi ci restano sul groppone, visto che c’è sempre il papà di turno che preferisce comprare direttamente sull’“infallibile” Amazon».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I siti di vendita online hanno infatti rappresentato il colpo di grazia per i negozi. «Però l’acquisto su internet toglie tutta la “magia” dell’andare a comprare assieme ai propri figli il giocattolo dei loro sogni – sottolinea Cosimo -. Purtroppo si è sempre meno interessati a questo genere di cose: oggi tutto ciò che conta è risparmiare tempo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Prima di andare via, ci facciamo un giro nel locale, perdendoci tra balocchi di ogni tipo. Una mensola raccoglie i “mezzi di trasporto” come le macchinine della polizia, le ambulanze, i camion e gli elicotteri antincendio. Una seconda è invece dedicata alla femminucce con variopinte bambole che rappresentano personaggi quali le progoniste di Frozen, le Princess o le Winx.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E se in una vetrina trionfa Harry Potter che cavalca la sua scopa Nimbus 2000, un’altra conserva gli intramontabili oggetti in legno come la villa dei sogni, la cucina o la lavatrice.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci spostiamo ora in via Napoli, dove al civico 343 un’insegna a caratteri cubitali blu recita il nome “Babylandia”. Una volta entrati ci ritroviamo in un grande e luminoso ambiente dalle volte a crociera in pietra pieno zeppo di giocattoli. A venirci incontro è il titolare Giuseppe Boccone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Tutto cominciò con mio padre Vito e mia madre Maria Pia Liberti – racconta –. Furono loro nel 1970 ad aprire il primo punto vendita in via Crispi dal nome “Prima Infanzia”. Io e mia sorella Floriana siamo cresciuti all’interno del negozio e subito dopo il diploma abbiamo iniziato a lavorare al suo interno mettendoci passione e dedizione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Oggi i Boccone contano tre sedi dal nome “Babylandia”: quella di via Crispi gestita ancora dai fondatori, quella di via Giulio Petroni avviata nel 1990 e portata avanti da Floriana e quella di via Napoli che, inaugurata nel 2008, è condotta da Giuseppe e suo cognato Francesco Paparella.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Non è facile dirigerle – ci confessa l’uomo –: il nostro settore purtroppo sta subendo una forte crisi dovuta alla concorrenza della vendita online. Su internet ormai si trova di tutto ed è facile che la gente acquisti lì. L’unico modo per riuscire ad andare avanti è quello di rifornirsi continuamente, cercando di avere merce di qualsiasi tipo in modo da accontentare i sempre più esigenti bambini».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il signore ci guida tra i corridoi del suo negozio, dove c’è davvero di tutto: giochi da tavolo, bambolotti, principesse, trenini, trattori, caschi da pompieri, attrezzi da piccoli costruttori e centinaia di peluche raffiguranti orsi, scimmie e unicorni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Al piano superiore si trova quello che potremmo definire un “garage” che raccoglie macchinine, moto e camion elettrici che possono essere guidati dai più piccoli. «È la stanza dei loro sogni – sottolinea il proprietario –. Qui di solito se non provano tutte le auto, non sono contenti. Sono articoli che bisogna necessariamente avere, anche se andando avanti stiamo notando come l’età del gioco si sia abbassata notevolmente. Un tempo le ragazzine di 13 anni giocavano con le bambole, oggi invece si fanno i video su TikTok».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sempre risalente agli anni 70 è il negozio “Città del Sole”, situato in via Putignani 14/A. Quest’ultimo però, essendosi legato a una ditta molto conosciuta in Italia, è riuscito così a specializzarsi offrendo prodotti che è possibile trovare solo negli 80 punti vendita sparsi in tutta la Penisola.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A spiegarci meglio l’evoluzione dell’esercizio è la store manager 52enne Isa Ardino. «A fondarlo con il nome di “Libreria dell’Arca”, in via Nicolò dell’Arca, fu Mary Scanni accompagnata successivamente da Patrizia Papa – racconta –. Nel 1974 le due decisero di associarsi al marchio milanese “Città del Sole”, ideato da Carlo Basso, inserendo tra la merce venduta una linea di giochi creativi molto selezionata».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un’idea che, riscuotendo particolare successo, ha portato dieci anni fa le titolari a cedere il locale alla Città del Sole. Per l’occasione il negozio si spostò nella sede attuale e le due donne, prima di andare in pensione, nominarono responsabile Isa, che vi lavorava dal 1989.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«La nostra è una realtà completamente diversa dalle altre – evidenzia la signora –: qui non sarà mai possibile trovare prodotti che delegano alle batterie ciò che, con la sua manualità, può fare un bimbo. Al contrario sono presenti passatempi creativi ed educativi composti da materiali durevoli».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra questi i tanti balocchi in legno come i cavalli, i trampoli, la pista delle macchinine, la bici, ma anche costruzioni o animali da collezione fatti in plastica nobile, cotone o cartone. «Tutti articoli – conclude Isa – che fanno parte di una linea ricercata, modellata sul principio pedagogico che riconosce nel gioco un momento fondamentale per lo sviluppo della personalità dei più piccoli».
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Mattia Petrosino
Mattia Petrosino
Foto di
Christian Lisco
Christian Lisco