Arte, creatività e lezioni all'aperto: è il "Kinderbauhaus", metodo scolastico ideato a Bari
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venerdì 1 aprile 2022
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di Antonella Petino - foto Francesco De Leo
Come per le classi “montessoriane”, “steineriane” o dell’”asilo nel bosco”, anche il Kinderbauhaus mira a formare i bambini con un metodo educativo diverso rispetto a quello tradizionale. Qui l’idea è quella di unire l’arte all’artigianato, per sviluppare così la creatività dei più piccoli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’insegnamento è nato circa 25 anni fa grazie alle ricerche condotte dall’artista barese Annika De Tullio e dal suo maestro Francesco Falanga, detto “Franz”, all’epoca docente dell’Accademia di Belle Arti del capoluogo pugliese. Il nome contiene gli elementi che lo caratterizzano: kinder è il termine tedesco per “bambino” e Bauhaus fa riferimento al movimento artistico di inizio Novecento sorto a Berlino che aspirava a creare una nuova strategia didattica, una sorta di “scuola delle arti” per bambini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E proprio a Bari, nel 2011, grazie all’incontro tra i due ideatori e l’insegnante Alma Tigre, questo metodo ha trovato applicazione nella predetta “Villacolle”, che siamo andati a visitare. (Vedi foto galleria)
L’edificio si trova al civico 7 di via Morelli e Silvati, proseguimento di via Bari, strada costellata da antichi e colorati edifici in stile liberty. L’istituto è infatti ospitato all’interno di Villa Anna, dimora storica di fine 800, separata dall’arteria trafficata da un cancello e un ampio giardino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Entriamo e percorriamo un vialetto circondato da cespugli e verdi pini silvestri, a cui sono legati palloncini, bandierine e piccole cassette di legno realizzate dai bambini con materiali di riuso, pronte a offrire rifugio a uccellini smarriti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Al centro si erge la villa, sobria ma armoniosa, che si sviluppa su due piani contrassegnati da cornici marcapiano. È caratterizzata da un corpo aggettante conclusa da un timpano, mentre il portone d’ingresso è incastonato in un arco a tutto sesto, inscritto a sua volta in un rettangolo architravato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
All’ingresso troviamo ad accoglierci la predetta Annika, oggi direttrice dell’istituto. «Tutto ciò che noi facciamo qui vede come punto di partenza l’arte, la quale è collegata a tutte le altre discipline – sottolinea –. Ci siamo resi conto che, utilizzando la creatività, potevamo raggiungere gli stessi obiettivi didattici dell’insegnamento classico, però con una velocità d’apprendimento e con un interesse, da parte dei bambini, decisamente maggiori».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il piano terra della villa è dedicato alle classi del nido. Superato un primo ambiente dedicato al ricevimento, entriamo nella stanza dedicata ai giochi e alle attività giornaliere. Qui notiamo alcuni bambini immersi fra i giocattoli più disparati, intenti a realizzare delle classiche costruzioni.
Le pareti colorate sono decorate con i lavori degli alunni, esposte come delle vere e proprie opere d’arte: si tratta di disegni, quadretti e album realizzati con pezzi di legno, stoffa, tappi di sughero, resti di imballaggio e ritagli di giornale. Tutti materiali di scarto che i bambini imparano a usare dando loro nuova vita, come nel caso della realizzazione del libro “materico” ispirato al lavoro di Marcel Duchamp, in grado di raccontare la sua storia con la vista ma anche con il tatto.
«Il riciclo creativo stimola la fantasia dei bambini – ci spiega la maestra Mariagrazia Mercadante -, che saranno così spinti a utilizzare qualcosa che poco prima consideravano quasi spazzatura. È un modo per sensibilizzare al rispetto dell’ambiente e ha l’importante funzione di incentivare lo sviluppo delle capacità manuali e motorie, in particolar modo favorendo il controllo delle mani e delle dita».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quest’attività sprona i piccoli a lavorare proprio come fanno gli artisti, partendo dall’osservazione diretta. «La nostra strategia didattica prende inizio dalla ricerca e dalla raccolta dei materiali da utilizzare – prosegue la docente - e genera numerosi spunti di riflessione per i bambini, che vengono incoraggiati a esprimere la propria soggettività e unicità».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci spostiamo al piano superiore, a cui accediamo tramite una scalinata anch’essa arricchita con alcune opere realizzate dagli alunni, come ad esempio la scultura ispirata alla “Notte stellata” di Vincent Van Gogh o le rappresentazioni del “Sole a modo mio”, orientate sul lavoro di Bruno Munari. Punto centrale del metodo è infatti cercare di superare alcuni rigidi modelli che vengono tramandati nella scuola tradizionale e consentire la completa libertà di espressione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Se si pensa ai classici disegni fatti dai bambini – ci illustra la direttrice - ritroviamo sempre gli stessi elementi: il sole tondo e giallo circondato dai raggi, l’albero rappresentato sempre in un unico modo, con il tronco sovrastato dalla chioma verde e affiancato da una casetta con il tetto spiovente. Poiché spesso le classi nelle scuole tradizionali sono numerose e non c’è tempo per seguire ognuno singolarmente, viene fornito un metodo educativo uniformato per tutti, passando attraverso l’utilizzo di stereotipi, di schede prestampate e di libri da colorare, in cui l’intervento dell’alunno è minimo e molto semplificato».
«Noi invece con il metodo Kinderbauhaus – continua Annika – cerchiamo di insegnare agli alunni a pensare fuori dai classici schemi attraverso l’uso della creatività, portandoli a immaginare una serie di nuovi modelli mentali come potenziali soluzioni a un problema, in una completa libertà di espressione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In questo il metodo “barese” si differenzia anche da quello “montessoriano”, che rimane comunque legato a scelte limitate offerte all’alunno, “costretto” a utilizzare materiali specifici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Visitiamo ora le aule della scuola d’infanzia che ospitano scolari dai tre ai cinque anni. Gli alunni, che non indossano il grembiule tradizionale ma sono liberi di portare ciò che preferiscono, sono impegnati in un vero e proprio processo creativo: sono infatti intenti a disegnare e dipingere dei “manufatti” per la festa del papà.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«L’uso della parola manufatto non è casuale – ci confida la direttrice -, perché la didattica passa anche attraverso il linguaggio. Il classico termine “lavoretto”, ad esempio, va a sminuire l’opera del bimbo, ed è importante invece darle massima importanza».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A colpire la nostra attenzione è uno delle tante creazioni esposte, dedicata alla rappresentazione delle stagioni dell’autunno e dell’inverno, realizzata con mattoncini lego, foglie e pezzi di legno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Prima di salutare i piccoli, facciamo la conoscenza con la mascotte di Villacolle: assopita fra fogli e colori c’è infatti Tita, una gatta bianca e grigia che, nonostante le chiacchiere e i rumori di fondo, si riposa sui banchi come una piccola sfinge. E proprio il contatto con la natura è essenziale nel metodo Kinderbauhaus: ogniqualvolta il tempo lo permette gli insegnanti spostano i banchi all’aperto per fare lezione in giardino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Villacolle è dotata poi anche di un piccolo orto, circondato da una staccionata in legno. Quest’ultimo è gestito proprio dagli studenti: in questo momento stanno seguendo il processo di crescita dei tulipani che loro stessi hanno piantato. «E’ un modo per imparare le prime nozioni di scienza – riprende Annika -. Il giardinaggio mette a contatto con suoni, colori e odori e permette di acquisire il senso della responsabilità e la dote della pazienza».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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I commenti
- Roberta Simini - È stupendo ci va il mio nipotino Alessandro ed è un bimbo felice!