di Debora Carnimeo e Gianluigi Columbo

Tra limitazioni e comodità, la vita dei fuorisede nei sei studentati pubblici di Bari
BARI – Il primo a essere realizzato fu, nel 1957, il Fraccacreta, eretto con i suoi dieci piani nell’omonimo largo del rione Libertà, di fronte alla Casa del Mutilato. Poi nel corso dei decenni a Bari ne sono sorti molti altri, sparsi per i quartieri della città. Parliamo di “studentati”: strutture in cui gli universitari fuorisede possono dormire, mangiare e vivere mentre frequentano le proprie facoltà. (Vedi foto galleria)

A Bari ce ne sono di pubblici e privati. I primi sono in tutto 6 e vengono gestiti dall'ente della Regione Puglia Adisu (Agenzia per il diritto allo studio universitario).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Oltre al Fraccacreta (da 300 posti) c’è il grande Dell’Andro di via Camillo Rosalba con i suoi 600 letti costruito accanto alla facoltà di Economia e Commercio. Mentre intorno al Campus sono ubicati il Mennea di via Amendola (168 disponibilità), il Petrone di via Salvemini (112) e il Diomede Fresa di via Colajanni (98). Infine a Japigia, in via Carabiniere Del Conte, si trova lo Starace: una struttura più piccola da 58 posti letto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma come si vive nelle “case dello studente”? E soprattutto qual è la differenza tra frequentare questi alloggi e affittare invece una stanza in un appartamento come fa la maggior parte dei fuorisede?

Innanzitutto va detto che vivere in uno studentato comporta meno spese, più comodità e meno “sbattimenti”. Le residenze Adisu sono infatti gratuite, anche se per accedervi sono necessari vari requisiti, in primis un basso reddito famigliare. In più prevedono una servizio mensa: un qualcosa che permette di evitare ai ragazzi di fare la spesa e cucinare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

È anche vero però che nelle case dello studente non si ha quel senso di assoluta libertà che viene dato dal vivere in un appartamento, lontano dai propri genitori. Perché naturalmente in queste strutture vigono delle regole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Non sono certo delle carceri, però ci sono dei vincoli – ammette il 23enne Erik, di Martina Franca, che ha ottenuto una stanza nel Petrone –. Ad esempio se gli altri fuorisede organizzano feste, cene e a volte ospitano amici e amiche anche durante la notte, a noi tutto ciò è precluso. Possiamo sì far venire persone da fuori, ma solo fino alle 11 di sera. Possono anche trattenersi nella sala relax al piano terra sino a mezzanotte, ma poi devono andare via».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


In più anche le uscite dal collegio sono regolamentate. «Abbiamo dei limiti di orario di rientro notturno, anche se abbastanza “larghi” – sottolinea il giovane –. In settimana dobbiamo tornare entro le 3 di notte, mentre il sabato c’è più tolleranza: fino alle 4. Se dovessimo rincasare più tardi non sarebbe però più possibile tornare in collegio fino alle 6.30 del mattino. Non possiamo comunque lamentarci, anche se “arrivata una certa” è necessario sempre tornare».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

È anche vero che negli studentati ci si può anche far bastare la compagnia degli altri ragazzi che vivono nella struttura. «In effetti è proprio ciò che facciamo – dice sempre Erik –. Visto che il rapporto con gli “esterni” subisce delle limitazioni, facciamo in modo di passare più tempo tra di noi. A mensa solitamente andiamo tutti insieme e poi passiamo parecchio tempo nella sala relax, dove organizziamo tornei a calcio balilla e a ping-pong. La sera poi spesso ordiniamo le pizze e vediamo le partite di calcio su Sky».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sempre però in spazi condivisi. «D’altronde in camera non ci staremmo – spiega la 25enne Anna, di Canosa, domiciliata al Dell’Andro –.  A parte che nella maggior parte dei casi le stanze sono doppie (e quindi dobbiamo sempre considerare le esigenze dei coinquilini), ma poi gli spazi non sono molto ampi. Gli ambienti sono dotati dello stretto necessario: una scrivania, un letto e un comodino. Il bagno poi è piccolisssimo: praticamente un quadratino. In più le pareti sono davvero sottilissime e qualsiasi rumore verrebbe “sgamato”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di positivo c’è che i collegi, a volte, organizzano eventi comunitari. «Ad esempio – conclude Erik – molto atteso è il torneo di calcio tra studentati che si tiene al Dell’Andro, l’unico collegio dotato di un campo in erba sintetica. Così come ci sono le feste universitarie, sempre ospitate al Dell’Andro. Sono molto vivaci, anche se certo, gli invitati siamo sempre noi ragazzi degli studentati».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Il primo studentato a essere realizzato a Bari fu, nel 1957, il Fraccacreta, eretto con i suoi dieci piani nell’omonimo largo del quartiere Libertà, di fronte alla Casa del Mutilato
Oltre al Fraccacreta (da 300 posti)...
...c’è il grande Dell’Andro di via Camillo Rosalba con i suoi 600 letti costruito accanto a Economia e Commercio
Mentre intorno al Campus sono ubicati il Pietro Mennea di Via Amendola (168 disponibilità)...
...il Petrone di via Salvemini (112)...
...e il Diomede Fresa di via Colajanni da 98 letti (foto di wwww.adisupuglia.it)
Infine a Japigia, in via Carabiniere Del Conte, si trova lo Starace: una struttura più piccola da 58 posti letto (foto di www.adisupuglia.it)



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