I laboratori teatrali di Bari: «Qui per diventare attori e acquisire maggiore consapevolezza di sé»
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martedì 12 settembre 2023
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di Eloisa Diomede - foto Paola Grimaldi
Bari attualmente ne vanta una decina, di cui quelli con più anni di vita sono l'Abeliano (1980), il Sipario (1992), l'Osservatorio (1996), il Tiberio Fiorilli (1997), il Kismet (1998), Unika (2003) e la Compagnia Licia Lanera (2006).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo andati a visitare i primi due, anche per comprendere come nel tempo sia cambiato l’approccio dei giovani nei confronti dell’arte teatrale. (Vedi foto galleria)
Il Sipario si trova in un palazzo al civico 24 di via Capaldi, tra i quartieri Carrassi e San Pasquale. Superato l’ingresso segnalato da una grande insegna azzurra,siamo accolti da Teresa Conforti, 53enne regista e autrice teatrale, direttrice del laboratorio.
La donna ci racconta che il progetto nacque proprio da una sua idea. «Avevo brama di creare, di sperimentare, così aprii questa attività appena terminati gli studi al Dams di Bologna – dice –. Il nome mi venne ispirato dalla pellicola di Hitchcock Il sipario strappato».
Attraversiamo la reception con una libreria a muro rossa e varie locandine di film cult sulle pareti. Scendendo una rampa entriamo infine in un’ampia stanza, cuore della scuola, dove si svolgono le prove tra grandi specchi e gigantografie di attori.
Gli iscritti, che sono divisi in tre gruppi per età ed esperienza, possono seguire una o più tra le discipline disponibili: cinema, teatro e musical.
Durante l’anno di laboratorio si realizzano vari spettacoli, di solito scritti dalla stessa direttrice, che poi vengono messi in scena in vari palcoscenici cittadini. Tra questi “Notti al Neon”, una pièce ambientata in un college americano che gli allievi stanno provando davanti ai nostri occhi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I ragazzi sono quasi tutti in tenuta di scena: una divisa scolastica costituita da camicia bianca, gonnellina o pantaloni neri e cravatta rossa, mentre altri giovani “in borghese” interpretano i professori e un uomo in abito verde veste i panni del preside.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Chiediamo a Teresa quali sono le motivazioni che spingono i baresi ad approcciarsi al mondo del teatro. «In primo luogo, ovviamente, c’è chi ambisce a diventare attore - evidenzia -. Anche se spesso le nuove generazioni vengono qui perché cercano una “via breve” per la fama, noi invece cerchiamo di far capir loro che teatro è passione e sacrificio:dietro a ogni personaggio si nasconde un grosso lavoro di ricostruzione psicologica».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Vi sono poi coloro che vogliono semplicemente migliorare la propria comunicazione e dizione. «Persone costrette a parlare in pubblico, professionisti che tengono spesso conferenze - spiega la Conforti –. E poi ci sono anche gli avvocati, i quali si iscrivono per imparare a dissimulare in tribunale: d’altronde recitare significa “mentire per mestiere”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Infine c’è chi cerca nel palcoscenico una soluzione per gestire timidezza e insicurezze.«Lo studio delle tecniche attoriali permette di acquisire maggior consapevolezza di sè stessi, accrescendo l’autostima personale – sottolinea Teresa -. Inoltre recitando si scaricano le tensioni e si impara nel contempo a essere “problem solving”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci interfacciamo con alcuni “attori in erba”. «Ho cominciato per diletto ma mi piacerebbe diventare attore professionista, senza però abbandonare l’Università», afferma il 24enne Antonio, studente di Medicina e appassionato di cinema e teatro sin da piccino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Invece il “preside” dello spettacolo, il 41enne Pasquale, ammette «di aver iniziato il laboratorio per superare le insicurezze personali e crescere interiormente». «Io invece per via della mia timidezza avevo pochi amici e inventavo dialoghi con amici immaginari - confessa la 27enne Elisa -. Ora posso riversare la mia creatività sugli altri attori e sul pubblico».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lasciamo il gruppo per recarci ora all’Abeliano, in via Padre Massimiliano Kolbe, nel rione Japigia. A differenza del Sipario, l’Abeliano conta di un teatro proprio, che alle sue normali attività affianca quella di laboratorio. Si tratta d’altronde di un palcoscenico storico, fondato nel 1971 nei pressi di largo 2 Giugno e diretto da allora dall’attore e regista Vito Signorile.
Entriamo in un ampio atrio dominato dal colore bianco in cui sono esposti poster, locandine di spettacoli e manichini in abiti di scena. Ad accoglierci è proprio il 76enne Vito, che ci illustra le origini della scuola. «Mettemmo in piedi i primi laboratori nel 1980 dopo un breve “esperimento” organizzato dalla regione con il Teatro Pubblico Pugliese – ci racconta –. I nostri primi corsi duravano un anno, oggi sono biennali e prevedono un paio di incontri a settimana».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Anche qui gli studenti sono divisi in tre gruppi per età ed esperienza, ma l’attività diretta da Signorile ha come finalità principale quella dello sbocco professionale. «Già durante il primo anno capisco come far crescere chi sa trasmettere emozioni - afferma Signorile -. In tanti terminato il corso hanno trovato lavoro nella nostra compagnia o in altre sparse per l’Italia. L’anno prossimo vorrei aprire una vera e propria Accademia che funga da lancio per aspiranti attori».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Gli spettacoli allestiti sono spesso tratti da classici letterari. «Parliamo di storie che contengono tematiche intramontabili e offrono difficoltà medio-alte, perfette per un attore che deve studiare e misurarsi – evidenzia l’attore –. Operiamo però anche su monologhi scritti dagli studenti, che con noi si esercitano anche nella scrittura creativa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Entriamo adesso nella penombra della sala e il regista prende posto per sovraintendere alle prove di “Non tutti i ladri vengono per nuocere” di Dario Fo e Franca Rame. È l’occasione per parlare con i membri del cast.
«La cosa più stimolante del teatro è quella di poter vivere tante vite: oggi sei un re domani un serial killer», afferma con entusiasmo il 27enne Edoardo.«Ci sto prendendo sempre più gusto – confessa invece la 53enne Antonella -. Il contatto con il pubblico è un’esperienza quasi spirituale: il teatro è vita e mantiene giovani». «Il palcoscenico è un veicolo di emozioni che accresce la bellezza interiore – aggiunge il 31enne Domenico –: lo definirei un “tempio per il sé”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Chiediamo però a Signorile se sia cambiato qualcosa nel corso degli anni, se i giovani continuano a essere affascinati dal palcoscenico. «I ragazzi non vanno molto a teatro, questo è indubbio - sottolinea Vito -, eppure oggi c’è addirittura maggiore partecipazione rispetto al passato. Tutti vogliono sfondare nel mondo dei social e c’è chi capisce che è necessario formarsi in qualche modo per differenziarsi dagli altri. Soprattutto coloro che stanno avendo già successo, diciamo gli “influencer”, hanno compreso come sia necessaria una certa “professionalizzazione” per divenire più convincenti, anche su Internet».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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I commenti
- Claudio - Effettivamente non ci si pensa che l'esercizio teatrale possa avere tutte queste potenziali applicazioni nella vita. Quella di piattaforma di lancio per gli influencer o di palestra per avvocati fanno un po' sorridere (amaramente). Mai abbandonare gli amici immaginari comunque, interlocutori sicuramente superiori alla media in carne e ossa! Bell'articolo!