di Olga Festa

L'Ic Bari, l'associazione nata in Puglia che accoglie gli Erasmus: «Ma c'è il problema alloggio»
BARI – «È nato tutto nel 2013, dal desiderio di un gruppetto di giovani riuniti in Piazza del Ferrarese di conoscere i ragazzi stranieri e dar loro una mano». A parlare è il 35enne barese Dario Ranieri, fondatore ed ex presidente di IC (International Community) Bari, un’associazione no profit che aiuta gli studenti Erasmus non solo a trovare un alloggio, ma anche a integrarsi nell’ambiente cittadino attraverso l’organizzazione di feste, eventi culturali e incontri sportivi. (Vedi foto galleria)

Gli Erasmus sono quegli universitari che decidono di intraprendere un periodo di studio in un altro Paese dell’Unione Europea. Di solito questi giovani, una volta arrivati all’estero, si rivolgono all’ESN (Erasmus Student Network), associazione studentesca a livello europeo legata al programma di scambi universitari. «L’approccio di questa organizzazione è però in genere più formale e burocratica - spiega Dario -, ma chi è lontano da casa ha invece bisogno di essere “accolto”. D’altronde noi stessi avevamo fatto l’esperienza dell’Erasmus e sapevamo quali fossero le necessità e i bisogni di studenti catapultati in un posto che non è il proprio. Così decidemmo di creare un’associazione diversa: più “alla mano” e che mettesse al centro il territorio e la città di Bari».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Così dopo due anni di attività ufficiosa, al grido di Student helping student (“studente che aiuta lo studente”), nacque nel 2015 l’associazione barese, che inizialmente prese il nome di “White and Red”, ovvero “Bianco e Rosso”: i colori dello stemma di Bari.

Nei primi tempi Dario&C. si occuparono solo di cercare casa agli Erasmus e di organizzare piccoli eventi. «Naturalmente all’inizio erano in pochi coloro che si rivolgevano a noi – precisa il 35enne -: l’ESN aveva un nome già noto a livello mondiale, un proprio merchandising, eventi nazionali già organizzati. Poi con il tempo però queste differenze si sono appianate: siamo cresciuti sempre più, allargando lo staff e acquisendo, pian piano, un carattere sempre più istituzionale, anche grazie all’ingresso in un network composto da altre associazioni come la nostra».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Durante i viaggi in trasferta per l’Italia, infatti, il bisogno di avere gente del posto che facesse da guida e con cui organizzare eventi ha fatto sì che l’organizzazione “bianco-rossa” diventasse “internazionale”: ha perso il proprio nome barese e si è andata a unire ad associazioni simili operanti a Napoli, Bologna, Firenze, Lecce e Padova. È nata così nel 2020 l’IC, “la Comunità Internazionale”, il cui simbolo rappresenta sei omini di colore diverso disposti in un semicerchio come in un abbraccio stilizzato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«Non abbiamo però perso la nostra natura barese - sottolinea Dario -. Di contro siamo cresciuti ancora di più. Il primo anno di attività aiutammo 150 Erasmus, oggi ospitiamo anche 500 ragazzi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma da quali Paesi arrivano gli Erasmus “baresi”? «In principio soprattutto Spagna con altri provenienti da Polonia, Turchia e Repubblica Ceca - risponde Simonetta Novielli, attuale presidentessa di IC Bari -. Oggi abbiamo anche tedeschi e sono aumentati gli studenti dell’Est Europa. Ma gli spagnoli la fanno sempre da padrone: ciò è dovuto agli accordi bilaterali stretti fra le università italiane e quelle spagnole, superiori numericamente a quelli messi in piedi con altri Paesi. Sono pochi invece gli studenti del Nord Europa, i quali tendono a scegliere università di grande prestigio o città blasonate (Roma, Milano o Bologna), a discapito di quelle più piccole o poco conosciute (e anche più lontane) come Bari».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Bari che però nell’ultimo periodo è stata investita dal boom del turismo. «E questo per gli Erasmus è un problema – sottolinea Simonetta -. Molti dei locatari che affittavano le proprie case agli studenti stanno trasformando i propri appartamenti in b&b. Sta quindi diventando sempre più difficile trovare ai ragazzi una sistemazione adeguata. Per non parlare poi dell’aumento dei costi, arrivati ormai alle stelle: molti per una stanza chiedono anche 150 euro in più rispetto a quanto volevano appena 3 anni fa». 

Erasmus che da noi intervistati 10 anni fa parlarono comunque di una Bari «sporca e noiosa». È cambiato qualcosa da allora? «Anche oggi si lamentano per le poche attività che il capoluogo offre - conclude la presidentessa -. Poi però creano il proprio gruppo di amici, si affezionano alla birra Peroni (che diventa la “mascotte” del loro viaggio) e si innamorano della città. Più vivono Bari, il suo cibo e le sue tradizioni e più le loro critiche si affievoliscono: lasciano così la Puglia felici».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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