L'associazione ''San Cataldo'': «Siamo donne e guardiamo il quartiere con gli occhi dei nostri figli»
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venerdì 31 maggio 2013
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di Rachele Vaccaro
Com’è nata l’idea di una rete di quartiere per i cittadini?
San Cataldo (la zona del quartiere Marconi che dà sul mare, ndr) è da sempre una piccola parte di Bari piena di problemi. Al suo interno ci conosciamo praticamente tutti, così come conosciamo bene quali sono le esigenze più urgenti del territorio. Tempo fa il Comune ha aperto qui uno sportello Urp (Ufficio Relazioni con il Pubblico) per raccogliere le istanze dei cittadini, ma ci siamo accorti che non bastava. Così, poco prima del Natale 2012, abbiamo pensato di unirci per “pesare” di più. Da gennaio siamo ufficialmente attivi: abbiamo superato gli ostacoli burocratici e abbiamo fondato l’associazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quali sono i vostri obbiettivi?
Rendere vivibile e migliore San Cataldo. Abbiamo una scuola media validissima che non viene valorizzata al meglio, non ci sono spazi verdi per il tempo libero dei bambini, manca un presidio delle forze dell’ordine che faccia da deterrente per la piccola delinquenza. Ma non intendiamo interpretare il ruolo dell’associazione che sa solo lamentarsi con il Comune e chiedere fondi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In che senso?
Non pretendiamo grandi cose tramite l’associazione, ma siamo noi stessi propositivi: è inutile aspettare la manna dal cielo, preferiamo rimboccarci le maniche. Ad esempio, abbiamo pulito noi stessi la spiaggia libera di San Cataldo. Abbiamo creato il nostro piccolo orto di quartiere organizzandoci con l’Ortocircuito e facendo divertire i nostri piccoli a piantare i semini. Stiamo lavorando infine per far aprire il giardino della scuola permettendo così ai bambini di andare in bicicletta o giocare a pallone senza farsi male, togliendoli dalla strada.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel vostro direttivo infatti otto persone su nove sono donne….
L’associazione è nata attraverso un giro di amicizie femminili. La maggior parte sono mamme come me. Siamo quelle che conoscono il quartiere, lo vivono con i loro occhi e con quelli dei propri figli e quindi le più indicate a dirigere l’esecutivo del gruppo. Il ruolo degli uomini nell’associazione è spesso quello di tecnici: contabili, revisori dei conti. E poi diciamolo, noi donne abbiamo una sensibilità più spiccata rispetto a quella degli uomini. Nessuna di noi, quando combatte per la raccolta differenziata porta a porta o per mantenere i marciapiedi puliti, direbbe mai: “Ma chi me lo fa fare?”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Riesce a conciliare famiglia, lavoro e attivismo sociale?
Ci provo. Nella vita faccio l’assistente di volo, oltre a essere una mamma. Avere a cuore il posto dove vivo e attivarmi per gli amici che ci vivono è quello che ho sempre fatto: ho imparato ad occuparmene anche mentre lavoro, tra un aeroporto e l’altro. È la magia di Internet, che mi permette di rimanere connessa e informarmi su quello che succede anche a distanza. Così riesco a dare una mano e ad aggiornarmi sulle nuove leggi, sui permessi che servono, su cosa è urgente sistemare. E dialogo con le istituzioni. Essere una mamma mi ha aiutato a capire che anche le istituzioni sono formate da persone e quando ci si viene incontro le porte si aprono sempre.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Che ruolo hanno i bambini nell’associazione?
I nostri figli sono la spinta principale per quello che facciamo. I ragazzini di San Cataldo rischiano spesso di rimanere incastrati nella solitudine della zona, diventando piccoli scippatori o comunque bambini che non hanno mai giocato in un prato verde. Noi ci facciamo stimolare dai loro desideri e a loro volta li stimoliamo. Facendo sporcare le loro mani con la terra per seminare, provando a leggere con loro una storia all’ombra di un albero, insegnando il rispetto per il quartiere dove vivono, perchè è il loro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I prossimi progetti?
Oltre a lavorare sulla scuola e gli spazi verdi, vogliamo puntare su una “movida” estiva più ordinata. Servirebbero un paio di bagni pubblici per tutti gli abitanti dell’entroterra che si riversano sul mare e più bidoni per raccogliere la spazzatura. Inoltre, la spiaggia libera ha bisogno di una rampa per i disabili e di un riempimento per la ghiaia e i pezzi di muretto spezzati che ci sono. Ci stiamo informando per la destinazione futura della vastissima area demaniale che circonda il faro, per provare a farcela dare in concessione e gestirla al meglio per le nostre esigenze. Sono tutti piccoli progetti, ma che possono migliorare molto la nostra vita.
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Scritto da
Rachele Vaccaro
Rachele Vaccaro