di Vincenzo Drago

Il poker online, c'è chi lo fa per professione: «Ma è necessario avere un allenatore»
MOLFETTA –E’ sbarcato in Italia una decina d'anni fa, prima come fenomeno televisivo e poi come gioco di carte praticato a tutti gli effetti. Parliamo del Texas hold'em, specialità del poker importata dagli Stati Uniti, che coinvolge ormai migliaia di persone. Tra tanti “dilettanti”, c’è addirittura chi ha fatto di questo “passatempo” un lavoro a tutti gli effetti. Ma è possibile vivere di poker? Lo abbiamo chiesto a Daniele Cafagna, 27enne studente molfettese, che in cinque anni ha guadagnato più di 40mila euro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Daniele, come si diventa un vincente a poker?

Passione e soprattutto studio. Ricordo la mia prima partita disputata cinque anni fa: ero al tavolo con una ventina di amici e fui eliminato in dieci minuti: letteralmente divorato dagli avversari. Ma da allora cominciai a informarmi per comprendere meglio le dinamiche del gioco. Dopo poche settimane di apprendimento i risultati non tardarono ad arrivare. E ora controllo contemporaneamente anche quindici tavoli online, riuscendo ad ottenere profitti non indifferenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qual è il segreto?

È fondamentale avere un allenatore. Il mio mentore l'ho conosciuto giocando su internet, stavamo partecipando alla stessa partita e ci siamo presentati via chat. Lo consulto alla fine di ogni partita: un apposito software registra tutte le mie mosse e insieme le rivediamo cercando di correggere i miei punti deboli. A lui verso una percentuale delle mie vincite. Non si può comunque fare a meno della "review" delle mani, ossia l'analisi dettagliata delle varie situazioni che si incontrano durante i match. In più per essere sponsorizzati e farsi notare bisogna "massare", cioè giocare tantissimi tavoli per diverse ore al giorno e chiaramente uscirne vincenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il Texas hold'em è sbarcato in Italia grazie alla tv. Il piccolo schermo può fare da maestro?

Direi proprio di no. In tv non si riescono ad apprendere tutte le dinamiche del gioco, cosa importante vista la necessità di capire i ragionamenti che giustificano le decisioni dei "players". Per scoprirlo ci vorrebbero dei tempi molto più lunghi rispetto a quelli televisivi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Quanto tempo un professionista dedica al poker?

Cinque o sei sere a settimana, soprattutto in orari notturni. Di solito la fascia oraria più frequentata va dalle 20 alle 3. E poi c’è l’allenamento: io dedico due o tre ore a settimana per rivedere gli errori commessi durante il gioco.  

Preferisci giocare online o dal vivo?

Sono un giocatore quasi esclusivamente online: da casa riesco a gestire fino a 15 tavoli simultaneamente, cosa impossibile da fare dal vivo. Non è un compito facile, ma è il modo più adatto per abbattere il fattore fortuna. Quelle poche volte in cui mi siedo fisicamente a un tavolo comunque cerco di badare più alla sostanza che all'apparenza: in altre parole niente abbigliamento stravagante, esclusi gli occhiali da sole. A quelli ci rinunciano in pochi, visto che gli occhi sono la parte del corpo che più rivelano le tue emozioni e nel caso del poker, eventuali bluff.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Hai parlato di fortuna. Quanto conta rispetto alla bravura?

Nella singola partita la sorte influisce parecchio, direi almeno per il 70 per cento. Si tratta di un elemento che si riesce a limitare nel lungo periodo, ma solo prendendo decisioni corrette tavolo dopo tavolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qualche dritta da dare ai principianti per non rovinarsi?

Studiare, studiare e ancora studiare: è indifferente se lo fai su internet o con dei libri. A ciò aggiungerei un pizzico di umiltà nelle puntate, che non guasta mai. All'inizio può essere utile fare un po’ di pratica su siti che richiedono cifre basse per il "buy in", cioè la somma da versare per sedersi al tavolo. Anche un “buy in” di un solo euro può andar bene per chi è alle prime armi, se non si vuole rischiare eccessivamente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il tuo “buy in” invece di solito a quanto ammonta?

Attualmente ho una quota d'ingresso media di 25 euro. Cimentandomi su più tavoli posso ricavare anche 1500 euro. Anche se i premi variano in base al tipo di tavolo. Ad esempio nei "sit and go" scambi il “buy in” con le fiches e quindi c’è un montepremi fisso, mentre in quelli "cash" si partecipa scommettendo direttamente denaro.


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