di Ilaria Milella

Castello Svevo, c'è un tesoro medioevale abbandonato nel cortile
BARI – «Ho più volte in passato segnalato la condizione dei beni archeologici conservati al Castello Svevo di Bari: l'esposizione della pietra agli agenti atmosferici comporta un degrado dei manufatti che può determinare addirittura la perdita del materiale di cui essi sono composti». Sono le parole di Pina Belli D’Elia, ex docente di Storia dell’Arte Medievale dell’Ateneo di Bari. L’esperta si riferisce alle epigrafi, alle lastre tombali, ai sarcofaghi presenti nel Castello, che da decenni sono stati “abbandonati” nel cortile della fortezza, sede tra l’altro della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici (vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Secondo Annamaria Lorusso, responsabile della direzione del Castello, «tutte le opere che si trovano all’esterno delle aree museali sono ideate per essere tenute fuori». Eppure basta farsi un giro tra questi manufatti in pietra risalenti in gran parte ad epoca medievale e rinascimentale, per capire come queste opere giacciano nell’erba, attorniate da cocci rotti, sterpi, fogliame, lasciate ad annerire al suolo e all’erosione di pioggia e vento. Nonostante alcune di esse siano state anche restaurate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I manufatti erano originariamente conservati nel Palazzo dell’Ateneo, allora sede del Museo Archeologico di Bari, e lì rimasero furono fino al 1949, dove in seguito a un accordo tra la Provincia di Bari e la Soprintendenza di Puglia e Lucania vennero trasferiti nel Castello Svevo, che sulla carta sarebbe dovuta diventare la nuova sede del Museo. Un progetto però mai andato in porto. Sono quindi 65 anni che queste opere sono state abbandonate all’”addiaccio”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Tra i beni presenti ci sono una lastra tombale di un vescovo di epoca medievale, un coperchio di un sarcofago di epoca tardomedievale lasciato ad annerire nell’erba alta vicino alla siepe che costeggia le mura di fortificazione del Castello, un altro sarcofago di epoca medievale, appartenuto a Guisanda Sebaste, badessa dell’ex convento di Santa Scolastica attualmente danneggiato nel bordo inferiore di destra e nella zona addossata al muro. E poi ancora due stemmi vescovili, una lastra tombale del XV secolo, anch’essa danneggiata dall’esposizione agli agenti atmosferici e appartenuta ad Adriana Gerunda badessa del suddetto convento, due pilastrini di iconostasi provenienti da chiese bizantine demolite e un’epigrafe rinascimentale con stemma.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qualche giorno fa la Soprintendenza ha annunciato di aver sbloccato 8 milioni di euro che dovranno servire alla musealizzazione del compendio monumentale del Castello Svevo. Secondo la Lorusso «all’interno del finanziamenti rientreranno anche i beni che si trovano nel giardino». Staremo a vedere.


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Coperchio di Sarcofago di epoca medievale  con incisioni sito nel prato del cortile esterno del Castello
Parte frontale del sarcofago medievale della badessa Guisanda Sebaste collocato nel cortile interno del castello, a ridosso della scalinata che conduce al piano superiore. L'angolo inferiore destro è danneggiato
Parte posteriore del Sarcofago medievale della badessa Guisanda Sebaste. Risulta danneggiato l'angolo inferiore destro
Lastra del XV secolo che copriva il Sarcofago della badessa Adriana Gerunda. Evidente il degrado a causa degli agenti atmosferici
Stemma Vescovile con Putto
Lastra del Sarcofago Vescovile recentemente restaurato. Ai piedi due pilastrini di iconostasi restaurati anch'essi e lasciati alle intemperie
Foto del 2007 raffigurante i pilastrini dell'iconostasi prima del restauro all'interno del cortile del Castello
Materiali provenienti dallo smantellamento d'impianti accatastato insieme alle opere lapidee



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