L'antico mestiere dello ''scalpellino'': in Puglia c'è solo il francese Luc
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venerdì 24 ottobre 2014
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di Ilaria Milella
Figura spesso sottovalutata, quella dello scalpellino, etichettato tradizionalmente come "scultore senz'arte". Lavora, modella e decora blocchi di pietra da usare per ornamenti di abitazioni, fontane, colonne e architravi. La sua manualità è utile sia per strutture solide e durature come volte e scale (vedi foto galleria), sia per realizzare elementi architettonici: si pensi agli amboni, strutture sopraelevate sulle quali vengono proclamate le letture nelle chiese e i cibori, particolari baldacchini che sovrastano gli altari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quella di Luc è una storia particolare, partita dalle rive del fiume Rodano e giunta, dopo una vita "intercontinentale", a Trani, dove attualmente vive e lavora. «Conclusi gli studi regolari a 16 anni - racconta - decisi di entrare a far parte della Compagnons Du Duvoir, rinomata scuola per artigiani attiva in Francia sin dal Medioevo. Qui, durante un apprendistato lungo ben dieci anni, diventai un tagliatore di pietre».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Terminato il decennio di preparazione - prosegue il transalpino - sentii l'esigenza di dedicarmi al volontariato e di vedere il mondo: visitai così Cambogia, Vietnam, Etiopia e gran parte dell’America del Sud. Una volta tornato in Europa, però, non sono più rientrato in Francia: sono stato attratto dal sud Italia, dove ho trovato le condizioni ideali per sfruttare le competenze acquisite in patria: poca concorrenza e arretratezza del settore, con una presenza notevole di materie prime. Ecco perchè ho scelto Trani per aprire la mia prima bottega».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una decisione che ha dato i suoi frutti, se è vero che «dagli enti, ai privati, alle associazioni, sono in tanti a rivolgersi a me», afferma Tamborero. A patto però di saper usare al meglio gli attrezzi tipici del mestiere: non solo scalpello e martello, ma anche lame di tungsteno e macchine a getto d'acqua, necessari per dividere blocchi di grosse dimensioni, martelli pneumatici e apparecchi a controllo numerico, questi ultimi utili per effettuare più volte una stessa operazione manuale in maniera identica e meccanica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Anche l'ambiente di lavoro è fondamentale. Il luogo ideale deve essere ampio almeno 300 metri quadri, facilmente pulibile e con un pavimento regolare per poter forgiare senza problemi pietre dal peso medio di mezza tonnellata. Fondamentale è garantire che la bottega sia insonorizzata a causa dell’elevato inquinamento acustico prodotto dagli strumenti usati dallo scalpellino. Infine non bisogna sottovalutare l’accessibilità dell'area in cui si opera, che deve avere uno spazio adibito al carico e allo scarico delle merci pesanti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Si tratta dunque di investimenti che non sembrano così esagerati. Ma allora perchè parliamo di un mestiere in via d'estinzione? Infatti in Puglia nel settore oltre a Tamborero operano solamente i Voltaioli leccesi, maestri carpentieri attivi nel Salento, a metà fra la figura del muratore e quella del tagliapietre (caso unico in Italia), mentre a Bitonto soltanto di recente sono partiti alcuni corsi promossi dal laboratorio “Officine culturali”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«In Italia la bottega viene vista come il luogo dove un maestro tramanda il suo sapere - prova a rispondere l'artigiano - ma quando il maestro muore, se i figli decidono di prendere una strada diversa dalla sua, si porta con nella tomba la sua conoscenza, che viene perduta per sempre. Il livello di manualità poi è in generale bassissimo: gli artigiani sono quasi del tutto abbandonati a se stessi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In tal senso peserebbe anche la carenza di scuole di formazione. «In Francia sono necessari cinque anni di praticantato presso un’impresa - sottolinea il francese - ed è anche più facile trovare un luogo dove iniziare i primi passi come scalpellino grazie all’elevato numero di aziende specializzate. In Italia gli aspiranti artigiani vengono formati in scuole scadenti, dove acquisiscono capacità limitate».
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Scritto da
Ilaria Milella
Ilaria Milella
I commenti
- Emanuele - Beh. Dire l unico in Puglia è un po' azzardato ...