Mungivacca e i suoi contrasti, tranquillo rione invaso da scheletri di edifici incompiuti
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venerdì 17 giugno 2016
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di Katia Moro
Parliamo di “residenziale” per distinguerla dalla Mungivacca “industriale”, quella che sorge dall’altra parte della statale 100: la zona dominata dall’Ikea, ma che i baresi conoscono anche per una famosa ex discoteca ormai chiusa e per fabbriche di gelati e oleifici in disuso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un rione che negli ultimi anni è però in fase di forte cambiamento, scelto per dare il via a nuove costruzioni ed esercizi commerciali. Dopo la nascita nel 2010 del multisala Showville, si è assistito all’apertura di strade, di nuovi negozi e di grandi cantieri. E così oggi la zona si presenta caratterizzata da forti contrasti, suddiviso com’è tra basse palazzine popolari e piccole botteghe concentrate su una sola stradina e alti scheletri di strutture che si fronteggiano senza soluzione di continuità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo andati a farci un giro a Mungivacca (vedi foto galleria), che a detta di alcuni prende il suo nome da “Mangiavacca”, appellativo affibbiato ai Borracci, famiglia che deteneva la maggior parte dei terreni qui ubicati. Anche se altri residenti ritengono che il nome rimandi invece all’aspetto originario del “bucolico” quartiere, dominato soprattutto un tempo da coltivazioni e pastorizia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A Mungivacca si accede attraverso via Tupputi, lasciandosi alle spalle il traffico di via Amendola. Accolti dagli allegri e colorati murales della scuola materna e elementare del 26° Circolo didattico e dalla rassicurante insegna della farmacia inglobata nell’edificio della scuola (probabilmente la prima costruzione di questa zona), ci si imbatte sulla sinistra in questa tranquilla strada che concentra tutti gli esercizi commerciali del quartiere, uno affianco all’altro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una pizzeria, un parrucchiere, un barbiere, una macelleria, un fruttivendolo, una latteria e un minimarket si susseguono in questa piccola via caratterizzata da basse costruzioni dai colori chiari. Il 60enne Saverio Taddosio svolge qui la sua attività di barbiere dal 1975 e ci assicura di essere stato tra i primi ad aprire un’attività commerciale nel rione. «Qui si vive bene – sottolinea -. Abbiamo tutto ciò che ci serve, ci conosciamo tutti e si lavora lontani dal caos cittadino».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Le abitazioni, a due piani, senza balconi e di color mattone, sono tutte di fronte ai negozi e si concentrano in quattro isolati intervallati da viali alberati e dalla piazza Giuseppe Alberto Pugliese. Si tratta di palazzine costruite intorno negli anni 40 e destinate originariamente ai militari dell’Aeronautica che qui ha sede, ma poi assegnate ai cittadini meno abbienti come case popolari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In questo quadrilatero fisicamente separato dal resto della città, si respira ancor più un senso di tranquillità e silenzio interrotto solo dallo schiamazzo dei numerosi bambini che giocano allegri. L’unico punto di ritrovo per gli adulti è rappresentato da un piccolo circolo ricreativo di fronte alla piazza, dove uomini anziani si incontrano per chiacchierare e giocare a carte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Noi qui respiriamo aria pulita e viviamo serenamente – ci racconta il 63enne Vito D’Attoma -. Un tempo c’era solo campagna e i terreni appartenevano quasi tutti alla ricca famiglia Borracci, quella della masseria all’entrata del rione. Oggi l’unica cosa che ci disturba è questo palazzone in costruzione destinato agli alloggi per gli studenti del Politecnico di Bari. Hanno iniziato i lavori tre anni fa ma da allora è tutto bloccato. Quando li termineranno?».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lo scheletro di questa enorme costruzione non completata che si affaccia sulla statale 100, incombe sulle inermi figure dei vecchi e dei bambini che popolano la zona e stride al confronto con le basse palazzine, ma non si tratta dell’unico edificio incompiuto presente a Mungivacca.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Io non capisco perché sprecano tanti soldi se poi non sono capaci di portare a termine i loro progetti – si lamenta il 70enne Nicola Ricci -. Per esempio lo Iacp ha fatto costruire otto anni fa sotto la piazza una quarantina di box sotterranei completi di tutto. Ebbene da allora sono rimasti inutilizzati e abbandonati. Hanno portato via persino le lampadine e i fili elettrici e sono spesso rifugio per tossicodipendenti oltre che un pericolo per i nostri bambini». Vito e Nicola ci mostrano il degrado in cui versano i box mai utilizzati e ci troviamo improvvisamente di fronte a cumuli di rifiuti, oggetti abbandonati di ogni genere e animaletti indesiderati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ritornando in superficie proseguiamo il nostro percorso e scopriamo che al termine del quadrilatero con le basse palazzine popolari, piazza Giuseppe Alberto Pugliese sfocia nella moderna costruzione della chiesa di San Ciro e animata dallo stravagante parroco 70enne Felice Verni autore di goliardiche cerimonie.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Qui abbandoniamo le piccole case e i negozietti perché la rotatoria ci immette su strade più ampie che accolgono moderni bar e negozi di più recente apertura e l’ampio multisala Showville. E ancora una volta il quartiere dei grandi contrasti non manca di contrapporre affianco all’attrezzato contenitore di divertimenti, un altro enorme palazzo in costruzione, anche questo destinato agli studenti, ancora una volta in attesa di un completamento che non avviene.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Voltiamo le spalle a quest’ennesimo tributo all’incompiuto e al di là dello spazio destinato al parcheggio delle auto del cinema, ci appare campagna incolta e un’alta costruzione abbandonata che si affaccia su via Fanelli: si tratta della casa di cura Santa Lucia, struttura mai realizzata diventata teatro di scorribande di “avventurosi” ragazzi. E’ la sintesi estrema di questo quartiere dei contrasti, mangiato piano piano da inutile cemento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Katia Moro
Katia Moro