di Luca Carofiglio - foto Antonio Caradonna

Bari, splendore e riti satanici: sono le antiche e invisibili ville di via Fanelli
BARI – Sono tra le ville più antiche e grandi di tutta Bari, costruite tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 secondo i dettami dello stile liberty. Solo che a differenza degli edifici presenti su corso Alcide de Gasperi, queste splendide dimore non sono visibili: si trovano infatti celate da alti muri e grandiosi arbusti che di fatto le nascondono agli occhi dei passanti. Si tratta quindi di fabbricati “misteriosi”, la cui storia si intreccia con episodi di inquietanti rituali satanici che sono stati praticati proprio al loro interno negli anni 90.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Parliamo delle quattro ville presenti una accanto all’altra in un isolato di via Fanelli compreso tra viale Einaudi e la "zona delle casermette"

Il nostro viaggio parte dal trafficato incrocio con viale Einaudi: da qui cammineremo verso la periferia mantenendoci sempre sul marciapiede destro, visto che gli immobili oggetto dell'itinerario sono tutti situati su questo lato. (Vedi foto galleria)

Scarpiniamo costeggiando inizialmente l'inferriata azzurra della scuola media Michelangelo e il muretto di una nuova villa. Dopo circa 150 metri notiamo un cancello giallo deturpato da alcune scritte e quasi "oscurato" da un imponente cartellone pubblicitario: è il vecchio ingresso del “villino della Ferrero”, la nostra prima tappa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per visitarla però è necessario raggiungerla dal fianco sinistro dopo aver percorso un viale sterrato circondato da palme, pini, cipressi e ligustri. La struttura è caratterizzata da una volumetria articolata, eleganti cornicioni dorati, un archivolto abbellito con motivi floreali e un torrino che fa capolino dietro il tetto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Fu edificata a fine 800 dall'ingegnere Luigi Colonna come residenza agricola e acquistata in seguito dalla Ferrero, azienda di dolciumi che come abbiamo scritto mesi fa aveva proprio qui un suo stabilimento.

Sia la fabbrica che il “casino” sono però ormai abbandonati da tempo. La prima entrata del villino è infatti sovrastata da un architrave abbellito con motivi floreali, ma sbarrata con assi di legno. Stessa cosa per l'accesso principale che è introdotto da due balaustre laterali delle quali è rimasto ben poco. Attraverso una finestra aperta riusciamo comunque a introdurci negli interni, costituiti da un salone centrale circolare e quattro vani secondari che un tempo accoglievano statue neoclassiche ormai perdute.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma nelle varie stanze vuote ad attirare la nostra attenzione sono alcune scritte lugubri. Si va dalla più classica delle bestemmie, al “pentacolo”, cioè la stella a cinque punte inscritta in un cerchio simbolo in genere adottato nell'ambito del satanismo. A sorpresa c'è anche il numero "777",  che nell'esoterismo simboleggia il potere della Trinità e si contrappone al più noto "666", la sequenza del demonio: forse è stato riportato in mezzo a tanti scarabocchi blasfemi proprio per schernire il credo cristiano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E a questo punto ci torna in mente un messaggio sinistro inviatoci da un lettore dopo la pubblicazione del nostro racconto dell'ex Ferrero. «Sono entrato in quella casa vent’anni fa - ci aveva riferito – ma una volta varcato l’uscio me la diedi a gambe levate: lì dentro c’era di tutto, anche un’inquietante bara incatenata».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quello era quindi un posto dove si consumavano messe nere. Anche se questi racconti non sono nulla rispetto a quelli inerenti alla seconda villa che andiamo a visitare, che si trova sempre su via Fanelli a una trentina di metri dalla “Ferrero”. Si tratta dell'ex istituto Filippo Smaldone, scuola materna ed elementare per sordomuti gestita dalle suore e risalente al 1903.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lo stabile, di colore bianco, è preceduto da un cancello arrugginito che dà accesso a un vialetto. Alla fine della stradella ci si trova davanti a un edificio ricoperto da un'impalcatura messa su dagli operai che lo stanno ristrutturando. Presenta al piano terra un ingresso ad arco inserito tra due finestre e al primo piano tre aperture che si affacciano su un'estesa balconata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ma ecco che cosa ci hanno raccontato alcuni nostri lettori, tra cui il 40enne Gigi. «A metà degli anni 90 - ricorda il barese - mi imbucai in questo complesso tramite una finestra rotta assieme alla mia comitiva e trovai oggetti usati presumibilmente per adorare Satana: un altare con delle candele consumate, una stola e soprattutto una statua della Madonna dotata di minigonna e borsetta. Rimanemmo colpiti anche dal disegno di un pentacolo sul pavimento ricoperto da pagine del Vangelo. Dopo un po' di tempo tornammo sul posto trovandoci dinanzi allo stesso macabro scenario: l'unica differenza era che a terra giacevano gli scheletri di due gatti e un uccello».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quindi in quell’istituto, già all’epoca abbandonato, si praticavano strani rituali. Sembra che a un certo punto intervenne anche la Polizia per requisire il materiale che era stato rubato dalla chiesa di Sant'Andrea, una parrocchia ubicata nella vicina via Bissolati. «In quegli anni dal nostro edificio religioso furono sottratti candelabri, calici, stole e due talari – conferma il 64enne Lello, all’epoca diacono in quella chiesa - . Il tutto fu poi ritrovato in una di quelle ville di via Fanelli dove ignoti si riunivano per venerare Lucifero».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Visibilmente sconcertati usciamo dall'istituto e passeggiamo ancora per una manciata di metri, consapevoli se non altro che la nostra terza tappa sarà finalmente estranea a qualsiasi collegamento con la celebrazione di Belzebù. Giungiamo infatti di fronte a Villa Anna, dimora indicata da tutti i libri di arte come un autentico gioiello della città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Peccato però che non ci sia modo di ammirarla da vicino: la proprietaria infatti rifiuta ogni visita. «Fin quando mio marito è stato in vita - sottolinea la signora al telefono - abbiamo spesso organizzato dei piccoli tour guidati. Ma da quando è morto, per questioni di sicurezza, non faccio entrare più nessuno. È una decisione presa assieme a mio figlio, per favore non fatemi litigare con lui».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dobbiamo insomma accontentarci di scorgerla da lontano. La residenza e il suo ampio giardino sono racchiusi da una lunga balaustra bianca e un raffinato cancello in parte dorato: quest'ultimo è incastrato tra due colonne sormontate da sculture consistenti in vasi di pietra colmi di pigne. L'area verde pullula di eucalipti, pini e palme ed è addobbata con fontane, edicole e statue. Della villa bianca e rossa, che vide la luce nel 1893 per volontà del commerciante Pasquale Di Cagno, intravediamo però solo il tetto e il suo frontone semicircolare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per descriverla quindi ci affidiamo a una foto tratta dal libro "Ville e giardini a Bari fra l'800 e il '900”. Dall'immagine risulta che l'entrata principale, posizionata al primo piano, è raggiungibile attraverso una doppia scalinata che porta a un terrazzino e a due avancorpi laterali circondati da pilastrini di gusto classico. Da qui si accede agli ambienti del piano nobile passando sotto un arco a tutto sesto e una cornice modanata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La delusione per esserci persi questo spettacolo raddoppia quando riprendiamo il cammino verso l'ultima fermata del nostro tragitto: Villa Bovio, detta anche il "Parco delle fiabe", che si trova accanto alla chiesetta rurale di San Pasquale. È una villa di inizio 900 immersa nel verde di un incantevole parco secolare, adibita dal 1970 ad asilo privato e protetta da un grazioso cancello nero. Il direttore della scuola però non ne schiude le porte per "questioni di sicurezza".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma forse è destino: i quattro insospettabili tesori di via Fanelli devono rimanere lontani da occhi indiscreti, chiusi nel loro passato fatto di splendore, abbandono e adorazione di Satana.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Le ville sono presenti una accanto all’altra in un isolato di via Fanelli compreso tra viale Einaudi e la "zona delle casermette"
Scarpiniamo costeggiando inizialmente l'inferriata azzurra della scuola media Michelangelo e il muretto di una nuova villa. Dopo circa 150 metri notiamo un cancello giallo deturpato da alcune scritte e quasi "oscurato" da un imponente cartellone pubblicitario: è il vecchio ingresso del “villino della Ferrero”, la nostra prima tappa
Per visitarla però è necessario raggiungerla dal fianco sinistro dopo aver percorso un viale sterrato circondato da palme, pini, cipressi e ligustri
La struttura, caratterizzata da eleganti cornicioni dorati, fu edificata a fine 800 dall'ingegnere Luigi Colonna come residenza agricola e acquistata in seguito dalla Ferrero, azienda di dolciumi che come abbiamo scritto tempo fa aveva proprio qui un suo stabilimento
Lo stabilimento abbandonato della Ferrero
Il villino della ex Ferrero è un “casino", cioè una casa nobile di campagna che si trova vicino i resti dell’ex fabbrica di dolciumi. Sulla destra di un viale incanalato da palme, pini, cipressi e ligustri si presenta come una struttura semplice, con un salone centrale circolare da cui si accede ai 4 vani che lo circondano
Attraverso una finestra aperta riusciamo comunque a introdurci negli interni, costituiti da un salone centrale circolare e quattro vani secondari che un tempo accoglievano statue neoclassiche ormai perdute
Ma nelle varie stanze vuote ad attirare la nostra attenzione sono alcune scritte lugubri. Si va dalla più classica delle bestemmie, al “pentacolo”, cioè la stella a cinque punte inscritta in un cerchio simbolo in genere adottato nell'ambito del satanismo
A sopresa c'è anche il numero "777",  che nell'esoterismo simboleggia il potere della Trinità e si contrappone al più noto "666", la sequenza del demonio: forse è stato riportato in mezzo a tanti scarabocchi blasfemi proprio per schernire il credo cristiano
I racconti di messe nere non sono nulla rispetto a quelli inerenti alla seconda villa che andiamo a visitare, che si trova sempre su via Fanelli a una trentina di metri dalla “Ferrero”
Si tratta dell'ex istituto Filippo Smaldone, scuola materna ed elementare per sordomuti gestita dalle suore e risalente al 1903. Negli anni 90 fu teatro di riti satanici
Lo stabile, di colore bianco, è preceduto da un cancello arrugginito che dà accesso a un vialetto
Alla fine della stradella ci si trova davanti a un edificio ricoperto da un'impalcatura messa su dagli operai che lo stanno ristrutturando. Presenta al piano terra un ingresso ad arco inserito tra due finestre e al primo piano tre aperture che si affacciano su un'estesa balconata
Giungiamo ora di fronte a villa Anna, dimora indicata da tutti i libri di arte come un autentico gioiello della città
Peccato però che non ci sia modo di ammirarla da vicino: la proprietaria infatti rifiuta ogni visita
La residenza e il suo ampio giardino sono racchiusi da una lunga balaustra bianca e un raffinato cancello in parte dorato: quest'ultimo è incastrato tra due colonne sormontate da sculture consistenti in vasi di pietra colmi di pigne
Della villa bianca e rossa, che vide la luce nel 1893 per volontà del commerciante Pasquale Di Cagno, intravediamo però solo il tetto e il suo frontone semicircolare
Per descriverla quindi ci affidiamo a una foto tratta dal libro "Ville e giardini a Bari fra l'800 e il '900” di Michela Tocci e Giuseppe Romanelli. Dall'immagine risulta che l'entrata principale, posizionata al primo piano, è raggiungibile attraverso una doppia scalinata che porta a un terrazzino e a due avancorpi laterali circondati da pilastrini di gusto classico. Da qui si accede agli ambienti del piano nobile passando sotto un arco a tutto sesto e una cornice modanata
L'ultima fermata del nostro tragitto: Villa Bovio, detta anche il "Parco delle fiabe". È una villa di inizio 900 immersa nel verde di un incantevole parco secolare, adibita dal 1970 ad asilo privato e protetta da un grazioso cancello nero
La villa sorge accanto alla chiesa rurale di San Pasquale



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