di Rachele Vaccaro

Cyberbullismo, quando la vigliaccheria si serve di internet e cellulari
BARI – L’opinione pubblica italiana è rimasta sconvolta dal suicidio del 15enne romano avvenuto ieri. Il movente più plausibile agli inquirenti sembra quello del cyberbullismo: il ragazzo era oggetto di continue offese e vessazioni da parte dei compagni di classe perché ritenuto gay. E riceveva minacce e insulti da un account facebook creato appositamente per questo scopo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma cos’è il cyberbullismo? Fenomeno diffusissimo e semisconosciuto, riguarda tutte le molestie e le violenze psicologiche attuate sui minori tramite Internet e i telefoni cellulari. Il principale mezzo di diffusione di questa forma di prevaricazione giovanile rimane quello dei social network, che danno la possibilità di pubblicare e diffondere qualsiasi documento o contenuto multimediale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La dinamica è la stessa del bullismo: i protagonisti sono sempre uno o più soggetti forti, i quali prevaricano la vittima puntando sulle sue debolezze. Cos’è cambiato rispetto al vecchio bullismo? Attraverso le nuove tecnologie è molto più facile rimanere nella vigliaccheria dell’anonimato. Ad esempio su facebook chiunque può fingere di essere qualcun altro oppure attraverso il cellulare è possibile spedire messaggi senza farsi riconoscere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qualche esempio pratico di cyberbullismo ce lo porta Laura Pasquino, legale del Osservatorio "Giulia e Rossella" di Barletta, associazione che si occupa della prevenzione e cura della violenza sulle donne e i minori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Un’adolescente che era stata lasciata dal fidanzatino per un’altra ragazza - dice – ha inviato una "catena di sant’Antonio" anonima a tutti i suoi contatti scrivendo che la rivale era una poco di buono e invitando tutti a inoltrare il messaggio, altrimenti sarebbero stati etichettati come lei. Un’altro esempio: una volta è stato pubblicato su youtube il video di una ragazzina che faceva la doccia, filmata in gita dalle sue compagne di stanza. Il cyberbullismo -spiega - è molto più difficile da bloccare rispetto al classico bullismo e il guaio è che spesso viene sottovalutato da studenti e professori perché ritenuto un banale scherzo, dato che manca il contatto fisico».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Tuttavia, non è possibile confondere una banale presa in giro con il bullismo, fisico o digitale che sia: quest’ultimo è infatti continuato nel tempo e sfocia spesso in atti gravi che hanno ripercussioni pubbliche sull’immagine dell’adolescente. Cosa si può fare in questi casi?

La prassi vedrebbe l’intervento delle forze dell'ordine, soprattutto della polizia postale, unico organo capace di risalire al mittente anche se questi ha inviato anonimamente i suoi messaggi compromettenti. Ma la realtà dei fatti è un’altra: come tutte le vittime di violenza, i ragazzini oggetto di cyberbullismo tendono a provare vergogna e non denunciano l’accaduto agli adulti per pudore. Nasce la paura di essere considerati davvero dei poco di buono, perché “se tutti i miei amici la pensano così, sarò io quello sbagliato”. Inoltre spesso i genitori non sono così attenti come dovrebbero quando i loro figli navigano in rete o utilizzano il telefonino o, se lo sono, non riescono stare al passo con il veloce avanzamento della tecnologia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Sono i ragazzi stessi che dovrebbero essere sensibilizzati e diventare difensori della propria privacy e integrità. – conclude la Pasquino - Non c’è cultura della prevenzione: quando spiego nelle scuole che pubblicare su youtube o facebook un video senza l’autorizzazione di chi viene ripreso è reato, i ragazzi cadono dalle nuvole»


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