Anni di piombo, anche Bari pianse tre morti: Petrone, Traversa e Filippo. La loro storia
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lunedì 21 gennaio 2019
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di Luca Carofiglio
Anche la vita di Bari in quegli anni fu caratterizzata da violenza e tensione. La città era divisa in quartieri “rossi” e “neri” e camminando per strada, soprattutto di sera, non ci si sentiva mai al sicuro. E anche Bari pianse le sue vittime. Furono infatti tre le persone uccise dai terroristi: il 18enne Benedetto Petrone, il 19enne Martino Traversa e il 50enne Giuseppe Filippo (nella foto da sinistra e destra).
BENEDETTO PETRONE - E’ il 28 novembre del 1977 quando alcuni iscritti alla sezione del Partito Comunista “Introna Pappagallo” di Bari Vecchia si muovono per un giro di perlustrazione. Qualche minuto prima, intorno alle 20, in piazza Chiurlia c’era infatti stato uno scontro tra missini e “compagni” e si respirava una brutta aria.
Nel gruppo si trova un ragazzo appena maggiorenne: è Benedetto Petrone. Nato e cresciuto nel centro storico, “Benny” lavorava come operaio pur essendo affetto da poliomielite, malattia del sistema nervoso che non gli dava la possibilità di camminare normalmente, costringendolo a zoppicare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Petrone assieme ad altri tre militanti si dirige in corso Vittorio Emanuele, quando all’altezza di piazza Massari i quattro vengono intercettati da un corposo numero di militanti di destra. Ne nasce una colluttazione e i compagni decidono di darsela a gambe.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma Benedetto non ce la fa: il suo stato di salute non gli permette di essere veloce. Viene così preso dai “fascisti”, picchiato a sangue e infine accoltellato all’addome e all’altezza della clavicola. Per lui sarà inutile la corsa in ospedale, dove arriverà già morto.
Per l’omicidio fu accusato il 23enne Giuseppe Piccolo, già noto alle forze dell’ordine per numerosi pestaggi. Dopo una latitanza durata un anno il giovane fu arrestato in Germania, lì dove aveva ucciso una donna in una rapina. Piccolo rimase poco in carcere: solo sei anni. Nel 1984 si tolse infatti la vita nel penitenziario di Spoleto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
MARTINO TRAVERSA – E’ la notte tra l’11 e il 12 marzo 1980 quando in via Camillo Rosalba, negli studi di “Radio Levante”, fanno irruzione alcuni militanti di estrema destra appartenenti al Fronte della Gioventù – Sezione Passaquindici. L’obiettivo è lanciare un messaggio di propaganda attraverso i microfoni dell’emittente di ispirazione democristiana.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma il dj della radio non ci sta. Si chiama Martino Traversa, è uno studente di 19 anni e seppur anche lui vicino agli ambienti “neri”, non accetta quell’invasione violenta nel posto in cui lavora ogni sera. Ne nasce uno scontro e ad avere la peggio è proprio il ragazzo: viene colpito da un proiettile sparato dal coetaneo Stefano Di Cagno.
Martino muore sul colpo, mentre Di Cagno scappa in Francia, lì dove però viene arrestato qualche tempo dopo in un supermercato. Verrà condannato a 18 anni di carcere. Uscito di galera nel 1995, ci ritornerà nel 2005 per detenzione illegale di armi.
GIUSEPPE FILIPPO – Otto mesi dopo la morte di Martino Traversa, Bari è costretta a fare i conti con un nuovo omicidio. E’ il 28 novembre del 1980 (stesso giorno dell’aggressione a Petrone), quando alcuni militanti del gruppo terroristico di estrema sinistra “Prima Linea” uccidono il 50enne poliziotto leccese Giuseppe Filippo, che stava rientrando nella sua casa dopo una giornata di lavoro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Scopo del gruppo era rubare la pistola dell’agente. In quegli anni infatti Prima Linea si stava riorganizzando dopo numerosi arresti e latitanze: dal Nord era arrivata al Sud, creando alcuni covi anche a Bari. E aveva bisogno di armi. Da qui l’idea di sottrarle proprio ai “nemici” delle forze dell'ordine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Giuseppe fu raggiunto da un gruppo di 6-7 persone sul portone della sua abitazione di via Comes, nel quartiere Picone. Riuscì ad opporre resistenza, ma inutilmente. Venne infatti colpito da un colpo di revolver alla coscia, sull’arteria femorale, morendo così dissanguato nel giro di pochi minuti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’autore dell’assassinio fu arrestato a Napoli, nel maggio del 1981.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Luca Carofiglio
Luca Carofiglio
I commenti
- Luigi - E il nome dell'assassino del poliziotto non si sa? Quanta galera ha fatto? Non è dato sapere....e vabbè!!
- Vito - Gli altri nomi degli altri assassin i son stati fatti quello di sinistra no maaah
- Stefano Di Cagno - L'azione a Radio Levante non si svolse esattamente così. A me interessavano le apparecchiature di trasmissione, ad altri quello che si poteva rubare. Martino Traversa doveva essere solo legato, ma ebbe un'improvvisa reazione di panico mentre Valerio De Filippis lo legava e spintonò Nicola De Caroche a sua volta urtò me. Sbattendo la testa contro la porta mi si contrassero le dita sui grilletti del fucile da caccia a canne mozze e una rosa spappolò il piede di De Caro e un'altra gli organi vitali di De Martino. Giusto per la cronaca.
- Sabino - È bello vedere che a rispondere sia uno dei "protagonisti" di quegli anni...mah