Tra Incis, Ateneo, San Domenico e Aeronautica: i 29 anni di Aldo Moro a Bari
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martedì 21 gennaio 2020
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di Carol Serafino
Abbiamo quindi deciso di ripercorrere le tappe più significative dell’Aldo Moro “barese”, a partire dal 1934, anno in cui appena 18enne si trasferì, a seguito della sua famiglia, in città. (Vedi foto galleria)
I Moro, originari di Maglie, andarono a vivere negli alloggi dedicati agli impiegati statali: gli Incis. Questo perché il capofamiglia era un ispettore scolastico. Per cinque anni, fino al 1939, abitarono in corso Vittorio Veneto 6. E attenzione: non in via Murat 51/F, come invece indica erroneamente una delle cinque targhe apposte dal Comune in occasione del quarantesimo anniversario della morte del politico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Risiedevano al primo piano della scala A del civico 6 – conferma l’81enne Giuseppe Delfino, che vive dal 1937 allo stesso indirizzo -. Io ero appena nato nel periodo in cui Moro si trovava qui, ma mio fratello più grande mi ha sempre parlato di lui: lo vedeva uscire di casa per andare all’Università».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Moro si iscrisse infatti alla facoltà di Giurisprudenza, a quei tempi ancora intitolata a Benito Mussolini. Superò ogni esame con le votazioni di 30 e 30 e lode, laureandosi il 13 novembre del 1938. Discusse una tesi in Diritto e Procedura penale con il professor Biagio Petrocelli, in quegli anni anche rettore dell’Ateneo barese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel frattempo, già nel 1935, era entrato a far parte della Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana), in cui rimase fino al 1942, dopo esserne divenuto presidente nel 1939. Qui, nella sede ubicata nella chiesa di Santa Maria del Rosario, in piazza Garibaldi, nacque il Moro politico, colui che a breve sarebbe diventato una delle figure più importanti della storia della Democrazia Cristiana.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel 1942 venne chiamato a prestare servizio militare nella Terza squadra aerea dell’Aeronautica Militare, sul Lungomare Nazario Sauro. Durante i due anni di leva, esercitò come procuratore presso il Tribunale militare sito in via San Francesco D’Assisi.
In questo periodo conobbe Pasquale Del Prete (futuro rettore dell’Ateneo barese), con il quale nel 1943 fondò “La Rassegna”, un periodico che durò fino al 1945. La pubblicazione, come si legge nel volume “Aldo Moro e l’Università di Bari. Fra storia e memoria”, «fu un tentativo da parte di un gruppo di giovani intellettuali meridionali, forse ingenuo ma sicuramente interessante, di superare la confusione dominante negli ultimi tragici anni di vita del regime fascista».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I due tra il 1943 e il 1946 collaborarono anche in campo legale, esercitando la professione di avvocato assieme a Francesco Maria De Robertis, in uno studio situato nello splendido Palazzo Colonna De Robertis di via Crisanzio 119.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Naturalmente Moro, estremamente cristiano, non mancava di frequentare le parrocchie cittadine. In particolare era affezionato a un tempio di Bari Vecchia: San Domenico. Tra l’altro lo statista approfittò più volte di un passaggio comunicante tra la chiesa e il palazzo della Prefettura per assistere alle messe in piena riservatezza, dall’alto di un balconcino “segreto”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il tutto mentre era già iniziato il suo rapporto con l’Università di Bari. Nel 1941 aveva cominciato a insegnare come professore incaricato di Filosofia del diritto e di Storia e politica coloniale. Nel 1948 divenne poi professore straordinario in Diritto penale, per arrivare al 1951 quando ottenne la docenza ordinaria e la cattedra in quest’ultima materia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una curiosità: ai suoi esordi Moro fu assistente di Giovanni Leone, colui che nel 1971 sarebbe divenuto presidente della Repubblica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La sua esperienza barese si concluse nel 1963, quando per conciliare gli impegni accademici con quelli politici (in quell’anno assunse per la prima volta la carica di presidente del Consiglio), decise di trasferirsi a La Sapienza di Roma. E nella Capitale visse gli ultimi anni della sua vita, fino al rapimento e alla barbara uccisione per mano delle Brigate Rosse avvenuta il 9 maggio 1978.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tre anni prima della sua morte però, era tornato nell’Ateneo barese, pronunciando un discorso molto sentito. «Io – disse - lego completamente la mia vita a quella di questa Università, da cui mi sono distaccato “involontariamente”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proprio l’Università ha deciso, nel 2010, di intitolarsi solennemente ad Aldo Moro. E oggi, percorrendo i corridoi dell’Ateneo, è possibile ammirare alcune foto in bianco e nero che ritraggono il grande politico. Sempre sorridente, nella sua Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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Carol Serafino
Carol Serafino
I commenti
- Francesco Quarto - più che un commento, un rimpianto. Nonna Maria ha vissuto, inquilina, in Palazzo De Robertis in via Crisanzio. Mamma e zia Magda frequentavano, da fanciulle i De Robertis e, sia pure a "debita distanza" anche Aldo Moro. Mamma sostenne esami con lui e zia Magda addirittura si laurerò con lo statista. Io da piccolo frequentavo l'asilo delle suore (quali erano? non ricordo? ... forse sacro cuore?) e passavo parte del mio tempo a casa di nonna. ovviamente non ho alcun ricordo di quei tempi e del professore Moro in particolare. Poi nonna e zia magda (la classica zia signorina) traslocarono a Iapigia ... la loro scomparsa mi ha negato, quando ho cominciato a interessarmi della storia della nostra città, la possibilità di avere notizie, dettagli, curiosità su quegli anni lontani. Peccato! Un saluto ai miei cari e anche al professore. Francesco Quarto P.S. Ho frequentato la prima e la seconda elementare alla scuola "Renato Moro" che era, se non sbaglio, il patre dello statista.