Dal falò del 19 marzo alla banda dell'8 settembre: tutti i riti legati ai santi "baresi"
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giovedì 30 aprile 2020
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di Mattia Petrosino
A Bari, oltre al patrono San Nicola (celebrato sia a maggio che a dicembre), è molto sentito il culto di Sant’Antonio Abate, San Giuseppe, San Giovanni, Santa Lucia e della Madonna delle Grazie. Siamo quindi andati a vedere come i baresi, soprattutto quelli del centro storico, continuano a omaggiare i propri santi.
Sant’Antonio Abate (17 gennaio) – Sant’Antonio Abate nacque in Egitto il 12 gennaio 251 e morì nel Deserto della Tebaide il 17 gennaio 356. Viene quindi celebrato il 17 del primo mese dell’anno, anche se i baresi preferiscono dire il sidece cchiù iùne (“sedici più uno”) per non nominare il numero “sfortunato”.
Sant’Antonio è il protettore del fuoco e degli animali. Nel “suo” giorno quindi cani, gatti, galline e qualsiasi altra bestia domestica viene portata nella chiesa di Sant’Anna (lì dove si trova la statua lignea del santo), per ricevere la benedizione del prete.
Una curiosità. La statua fino al 1995 era ospitata nella chiesa del Fortino: un tempio nascosto e oggi inutilizzato risalente al XII secolo. Scultura che, secondo la leggenda, proviene dal monastero di Monte Rosso, l’isola sommersa che si ergeva di fronte all’attuale Molo Sant’Antonio.
Tra le usanze legate all’Abate e non più praticate, va ricordata quella di offrire un pezzo di carne di maiale (animale prediletto da Antonio) ai fedeli. «Come anche è scomparsa la consuetudine da parte di coloro che lavoravano con il fuoco (fabbro, fornaio, mastro carraio) di astenersi dal lavoro il 17 gennaio – spiega l’esperto di tradizioni baresi Gigi De Santis –. C’era infatti la “credenza” che il santo potesse punire gli “stacanovisti” con l’infezione herpes zoster, nota appunto come “fuoco di Sant’Antonio”».
San Giuseppe (19 marzo) – Sposo di Maria e padre putativo di Gesù, San Giuseppe nacque a Betlemme e morì a Nazareth, probabilmente il 19 marzo.
Sono molteplici le tradizioni legate, in tutta Italia, a questo giorno. La principale è quella di appiccare la sera un grande falò che segna il passaggio dall’inverno alla primavera omaggiando nel contempo il santo. Un rito ormai in disuso a Bari città (spesso sono intervenuti i vigili urbani per evitare la pericolosa accensione), ma ancora vivo in molti paesi dell’hinterland.
E poi ci sono le zeppole, dolci fatti con pasta bignè fritta (o al forno), crema pasticcera e amarena. È dubbia l’origine di questa usanza: secondo una leggenda deriverebbe dal fatto che il santo durante la fuga in Egitto, per mantenere la sua famiglia, si mise a vendere frittelle per strada.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Ma il 19 marzo non si degustano solo le zeppole – sottolinea De Santis –. Un piatto ancora oggi preparato in parecchie case è la cosiddetta laneche de San Gesèppe (tagliatelle di San Giuseppe) fatta con filetti d’acciuga, aglio, peperoncino, mandorle, olio, sale e prezzemolo tritato».
San Giovanni (24 giugno) – Cugino di Gesù, San Giovanni nacque (probabilmente il 24 giugno) a Ein Kerem nel Regno di Erode nel I secolo a.C. e morì a Perea, tra il 29 e il 32 a.C.
«In passato, nei giorni che precedevano il 24 – ricorda l’esperto – circolavano carretti pieni di frutta e ogni ambulante aveva il grido appropriato per la propria merce. Uno tra i più comuni era San GGiuànne, pigghie chelumme e ammine n-ganne (“È San Giovanni, mangia fioroni in quantità”)».
Anche oggi, è “d’obbligo” concludere il pranzo di quel dì con i fioroni, frutto tipico di stagione. Così come, soprattutto nella città vecchia, si è ancora soliti mangiare gli spaghitte alla San Giuannììidde preparati con pomodorino e capperi. La mattina è poi il momento deputato alla preparazione del “nocino”, liquore prodotto con le noci fresche.
Ultima curiosità. Il santo è conosciuto come protettore delle innamorate. Un tempo la sera del 24 le ragazze “chiedevano al cielo” di conoscere il loro destino matrimoniale, applicando diversi metodi. «Tra questi – ci illustra Gigi – c’era quello di far fondere un piombino per poi buttarlo in un recipiente d’acqua fredda. Solidificandosi l’oggetto assumeva varie forme: a barca, a zappa, a libro e così le ragazze immaginavano chi sarebbe stato il loro futuro marito, se un pescatore, un contadino o un professore».
La Madonna delle Grazie (8 settembre) – È colei che “porta” la Grazia per eccellenza (ovvero suo figlio Gesù). È denominata anche la “Madonna delle percoche”, per via delle guance rosee che colorano il suo viso.
A Bari Vecchia è molto venerata e la sua scultura è conservata nella chiesa di San Luca. Ogni anno, quel giorno, le baresi si recano qui per chiedere un favore alla Vergine. Viene anche officiata una messa e alla fine della celebrazione la banda di Santa Maria intona una marcia muovendosi per le vie del centro storico seguita dai fedeli (nella foto). La meta finale è strada Varrone, dove viene allestito un altarino con fiori bianchi che circondano la statuetta della Madonna.
Santa Lucia (13 dicembre) – Protettrice della vista, Santa Lucia nacque a Siracusa nel 283 e morì nella stessa città il 13 dicembre 304. Costituisce per tradizione la “terza festa natalizia”, visto che per quella data tutte le famiglie hanno già pronto presepe e albero di Natale.
È festeggiata in tre chiese del centro storico: Cattedrale, Santa Scolastica (al cui interno si trova un altare a lei dedicato) e nella piccola San Sebastiano, lì dove è ospitata una sua statua. Il 13 dicembre vengono portati in offerta alla santa dell’olio (da destinare ai poveri e in passato per accendere i lumini) e i famosi “occhi di santa lucia”: dei tarallini ricoperti di zucchero glassato ormai quasi introvabili nei panifici di Bari.
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Scritto da
Mattia Petrosino
Mattia Petrosino
I commenti
- Maria - Grazie per ricordare, ai più giovani, le nostre tradizioni tanto vive nella mente per chi ha ormai gli anta