di Giancarlo Liuzzi

Dalla cupola del Petruzzelli all'affresco del Buonconsiglio: Bari e la sua arte scomparsa
BARI – Affreschi, altari, soffitti lignei, dipinti, fregi e statue. La “Bari scomparsa” non è fatta solo di antichi edifici inopinatamente abbattuti, ma anche di preziose opere d’arte cancellate a causa di incendi, bombardamenti e ristrutturazioni. Eventi che durante il secolo scorso hanno portato alla rimozione di importanti pagine di storia del capoluogo pugliese.

Siamo quindi andati alla scoperta di questo “necrologio artistico” della città, avvalendoci anche di qualche rara fotografia sopravvissuta. (Vedi foto galleria)

Il nostro viaggio parte da uno dei monumenti simbolo di Bari: il Teatro Petruzzelli, al cui interno erano un tempo ospitate le opere di un noto artista locale: Raffaele Armenise. Lavori che vennero però bruciati durante l’incendio doloso che colpì il politeama il 27 ottobre del 1991.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A firma del pittore c’era il telone del sipario che raffigurava il doge veneziano Orseolo II che sbarca a Bari dopo averla liberata dai saraceni, nel 1002. Ma era soprattutto la grande volta sferica che domina la cupola a essere riccamente affrescata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Facevano bella mostra di sé quattro scene dipinte ad olio: “Il carro di Tespi”, “La corsa romana”, “Il torneo medievale” e “La corrida”. Raffiguravano vari tipi di spettacoli con suonatori e musicisti in primo piano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Pregiati disegni che oggi non esistono più: nei lavori di ristrutturazione che seguirono furono infatti ripristinati i decori di Pasquale Duretti (rami, palmizi, aquile, scudi e ritratti di filosofi antichi) ma non quelli di Armenise, al cui posto ora c’è solo il bianco del soffitto.  

Altro teatro privato di un pezzo d’arte è stato il Margherita. Il frontale dell’edificio era infatti sormontato da un gruppo di tre statue: un’allegoria ispirata alle arti firmata da Nicola Colonna, che curò anche le decorazioni interne. Le tre sculture furono però danneggiate durante i bombardamenti bellici per essere poi smantellate nel corso dei restauri. A sostituirle ci pensò una grande scritta con il nome del teatro, che fu anch’essa rimossa negli anni a seguire.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Entriamo ora nel centro storico, per raggiungere i resti di Santa Maria del Buonconsiglio, chiesa del IX-X secolo demolita alla fine degli anni 30 dopo un lungo periodo di abbandono.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A salvarsi all’epoca, oltre alle colonne e al pavimento a tessere, fu un prezioso affresco duecentesco raffigurante la Madonna con Bambino. Si trovava su uno dei pilastri e venne prontamente chiuso in una teca di vetro con telaio in ferro e illuminato da un lampione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Così appare in una foto nel 1971, lì dove è possibile ammirarlo in tutto il suo antico splendore. Ma del dipinto oggi non rimane che quello scatto: l’opera infatti risulta sparita nel nulla. Non sappiamo se sia stata cancellata dalle intemperie o rimossa da qualche misteriosa mano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Restiamo nella città vecchia per parlare dei due principali monumenti della città: la Cattedrale di San Sabino e la Basilica di San Nicola, luoghi che nel corso dei secoli furono “violentati” e spogliati della propria storia artistica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una prima volta nel 700, quando l’aggiunta di marmi policromi, stucchi, sculture e dipinti andò a coprire gli affreschi e i decori bizantini che adornavano le mura di entrambe le chiese. Una seconda volta quando, all’inizio del 900, si decise di restituire ai due edifici l’aspetto romanico.

Un provvedimento quest’ultimo che comportò non soltanto la rimozione delle opere barocche (pure quelle di pregio), ma anche l’aggiunta di nuovi elementi che “reinventarono” l’immagine medievale delle chiese. Non solo. Andando a trasformare completamente il volto dei templi, si danneggiarono e distrussero gli originari tesori dell'epoca normanno-sveva, in particolare le pitture che ricoprivano le pareti degli spazi sacri.   

È stato questo il caso della Cattedrale, dove gli unici affreschi del 200 e 300 ancora in parte visibili sono quelli conservati nell’abside sinistra del cappellone dell’Immacolata. Santuario che però durante i predetti lavori di restyling perse anche il prezioso soffitto ligneo a tavole del 600 attribuito al pittore Andrea Miglionico e raffigurante l’arcangelo Michele. 

Nella Basilica invece negli anni 30 furono rimosse le sei sontuose cappelle settecentesche realizzate dai maestri napoletani che occupavano le nicchie laterali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Scomparve anche per sempre la variopinta scenografia del 1594 fatta di ritratti, stemmi e dipinti di principi e santi polacchi ad opera dal lucchese Orazio Vannucci. E la rivoluzione architettonica si completò con l’asportazione dell’affresco della cappella dell’Immacolata nella torre campanaria e dei fregi che ricoprivano le 28 arcate della cripta, realizzati nel 1712 dai maestri napoletani Aniello Pacifico e Francesco dell’Anno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E come detto scrostando via gli elementi del 700 furono cancellati gli antichi e colorati affreschi medievali che tappezzavano in origine le pareti della Basilica e di cui oggi ci restano solo pochi frammenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Il nostro viaggio parte inizia da uno dei monumenti simbolo di Bari: il Teatro Petruzzelli, al cui interno erano un tempo ospitate le opere di un grande artista locale: Raffaele Armenise...
...lavori che vennero però letteralmente bruciati durante l’incendio doloso che colpì il politeama il 27 ottobre del 1991
A firma del pittore c’era il grande telone del sipario che raffigurava il doge veneziano Orseolo II che sbarca a Bari dopo averla liberata dai saraceni, nel 1002
Ma era soprattutto la grande volta sferica che domina la cupola a essere riccamente affrescata. Facevano bella mostra di sé quattro scene dipinte ad olio: “Il carro di Tespi”, “La corsa romana”, “Il torneo medievale” e “La corrida”...
...raffiguravano vari tipi di spettacoli con suonatori e musicisti in primo piano
...pregiati disegni che oggi non esistono più: nei lavori di restauro che seguirono furono infatti ripristinati i decori di Pasquale Duretti (rami, palmizi, aquile, scudi e ritratti di filosofi antichi) ma non quelli di Armenise, al cui posto ora c’è solo il bianco del soffitto
Altro teatro privato di un pezzo d’arte è stato il Margherita
Il frontale dell’edificio era infatti sormontato da un gruppo scultoreo di tre statue: un’allegoria ispirata alle arti firmata da Nicola Colonna, che curò anche le decorazioni interne. Le tre sculture furono però danneggiate durante i bombardamenti bellici per essere poi smantellate nel corso dei restauri
A sostituirle ci pensò una grande scritta con il nome del teatro, che fu anch’essa rimossa negli anni a seguire
Ma i luoghi maggiormente spogliati della propria storia artistica furono i due templi della città: la Cattedrale di San Sabino e la Basilica di San Nicola
Entriamo ora nel centro storico, per raggiungere i resti di Santa Maria del Buonconsiglio, chiesa del IX-X secolo demolita alla fine degli anni 30 dopo un lungo periodo di abbandono
A salvarsi all’epoca fu un prezioso affresco duecentesco raffigurante la Madonna con Bambino. Si trovava su uno dei pilastri e venne prontamente chiuso in una teca di vetro con telaio in ferro e illuminato da un lampione. Ma del dipinto oggi non rimane che quello scatto: l’opera infatti risulta sparita nel nulla
Rimaniamo nella città vecchia per parlare di uno dei principali monumenti della città: la Cattedrale di San Sabino...
...un luogo che nel corso dei secoli fu “violentato” e spogliato della propria storia artistica. Una prima volta nel 700, quando l’aggiunta di elementi come marmi policromi, stucchi, sculture e dipinti andò a coprire gli affreschi e i decori bizantini che adornavano le mura...
...una seconda volta quando, all’inizio del 900, si decise di restituire ai due edifici l’aspetto romanico. Un’operazione quest’ultima che comportò non soltanto la rimozione delle opere barocche (pure quelle di pregio), ma anche l’aggiunta di nuovi elementi che “reinventarono” l’aspetto medievale della chiesa
Oggi gli unici affreschi del 200 e 300 ancora in parte visibili in Cattedrale sono quelli conservati nell’abside sinistra del cappellone dell’Immacolata
Chiesa che però durante lavori di restyling di inizio 900 perse anche il prezioso soffitto ligneo a tavole del 600 attribuito al pittore Andrea Miglionico e raffigurante l’arcangelo Michele
Nella Basilica invece negli anni 30...
...furono rimosse le sei sontuose cappelle settecentesche realizzate dai maestri napoletani...
...che occupavano le nicchie laterali della chiesa
Scomparve anche per sempre la variopinta scenografia del 1594 fatta di ritratti, stemmi e dipinti di principi e santi polacchi ad opera dal lucchese Orazio Vannucci
insieme a tutti i decori barocchi sulle colonne dell’altare e nelle absidi laterali
E la rivoluzione architettonica si completò con l’asportazione dell’affresco della cappella dell’Immacolata nella torre campanaria...
...e dei fregi che ricoprivano le 28 arcate della cripta, realizzati nel 1712 dai maestri napoletani Aniello Pacifico e Francesco dell’Anno
E come detto scrostando via gli elementi del 700 furono cancellati gli antichi e colorati affreschi medievali che tappezzavano in origine le pareti della Basilica e di cui oggi ci restano solo pochi frammenti



Giancarlo Liuzzi
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  • Gianfranco Visimberga - Una interessante indagine iconografica del tempo che fu e che mai più ritornerà. Ritengo questa inchiesta fra le più appaganti tra quelle che sto personalmente seguendo da poco più di un anno, da quando vi ho scoperti su fb. Sarebbe interessante che fra tutti gli appassionati e organizzatori delle memorie di Bari ci fosse una sinergica azione di "collegialità", nel senso di non disperdere le varie iniziative e portarle a conoscenza di chi ne è interessato in incontri culturali più omogenei e di confronto. Amo svisceratamente questa città, la mia, nostra Bari.
  • Salvatore - Mia madre, 99 anni, mi racconta che da qualche parte della cupola del palazzo Mincuzzi in via Sparano vi sarebbero degli affreschi opera del padre, Giuseppe Stramaglia il quale avrebbe lavorato anche ad affreschi del Margherita e forse anche del Petruzzelli forse collaborando in qualche modo con Armenise. Mi farebbe piacere sapere qualcosa degli unici affreschi che potrebbero essere rimasti nel palazzo Mincuzzi.
  • Francesca - Per la precisazione, la scena della corrida sulla cupola fu affrescata da Grieco, compresa l'entrata del Foyer con i leoni


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