Bari, quel rudere abbandonato in via Laterza: fu un'antica fabbrica del ghiaccio
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venerdì 19 giugno 2020
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di Giancarlo Liuzzi - foto Antonio Caradonna
È la storia di un edificio che si trova tra due alti palazzi in via Laterza, quasi ad angolo con via Giulio Petroni: occupa un vasto spazio circoscritto nascosto da cancelli, cartelloni pubblicitari e da un muro perimetrale. Ciò che si può intravedere dalla strada è un fatiscente stabile color crema ricoperto di erbacce con finestre e ingressi murati, che si affianca a una villa d’epoca, anch’essa inutilizzata. (Vedi foto galleria)
Eppure come detto la struttura fu molto famosa nel secolo scorso per essere stata la sede della “Cristalghiaccio”, una delle aziende che produceva quell’elemento indispensabile per rinfrescare acqua, vino, frutta e verdura. Parliamo naturalmente di un’epoca in cui poche case erano dotate di un frigorifero: diveniva così importante, soprattutto d’estate, dotarsi di blocchi interi o spezzettati grazie a cui conservare gli alimenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
All’interno delle industrie si trovavano delle grandi vasche dove circolava una soluzione salina raffreddata da compressori o dal contatto con gas liquefatti come ammoniaca o freon. Erano così che venivano prodotte lastre vendute poi in sacchi di iuta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Questo tipo di fabbriche presero piede tra la fine dell’800 e l’inizio del 900, andando a sostituire le antiche neviere che per secoli avevano permesso di stipare e trasformare in ghiaccio la neve caduta in inverno. A Bari c’è ancora traccia di questo passato nei pressi della Cattedrale, dove si staglia l’“Arco della Neve”, chiamato così per la presenza secoli fa di una rivendita di quell’oro bianco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E proprio il capoluogo pugliese, che raramente assisteva a ingenti nevicate, accolse con favore l’avvento dei freddi cubetti “artificiali”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«La prima nacque nel 1880 – ci illustra Gigi De Santis, esperto di tradizioni locali -: era la fabbrica di Benedetto Morelli e si trovava in via Banco 28 (oggi via Cairoli). A questa seguì, il 9 giugno 1901, un’altra ubicata nel vecchio macello (l’attuale istituto industriale Marconi) di proprietà del torinese Adamo Levi, padre del premio Nobel Rita Levi Montalcini».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’imprenditore Levi aveva infatti impiantato a Bari questa grande industria alla quale seguì anche una distilleria di alcool. Purtroppo nel giro di pochi anni dovette chiudere l’attività, pare per via delle minacce e ostilità dei “trasportatori di neve”, che vedendo il lui un’enorme minaccia, iniziarono a far circolare maldicenze tra la popolazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Levi fu additato come “ebreo venuto dal Nord” ed “emissario del Diavolo” e venne fatta girare la voce che l’utilizzo del suo ghiaccio fosse pericoloso come ingoiare il vetro. Fu così costretto a lasciare la sua azienda e tornare a Torino, mentre la sua impresa venne rilevata nel 1908 dalla “Sapef”.
Sempre negli stessi anni il commerciante di tessuti Giovanni Costantino ampliò il suo campo aprendo, nei pressi della sua omonima villa di via Camillo Rosalba, la “Frigorifera”. Mentre la concorrente “Fabbrica Barese di Ghiaccio” mosse i suoi primi passi in un palazzotto ubicato al civico 118 di via Calefati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La fabbrica di via Laterza aprì probabilmente nello stesso periodo e di lei si ha memoria sino agli anni 70. Sono in molti a rammentare come fosse meta fissa dei baresi, soprattutto prima della partenza domenicale per il mare, quando al suo interno venne lanciata pure una rivendita di granite e anguria fresca.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Terminò l’attività tra il 1972 e il 1974, quando la crescente diffusione dei frigoriferi determinò l’obsolescenza di questo tipo di produzione. Sono infatti pochissime le aziende sopravvissute, tra le quali va citata quella della famiglia La Padula, a Mola di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’edificio ospitò poi per un breve tempo la carrozzeria di Franco D'Antani, che però chiuse i battenti poco dopo. E così la struttura venne abbandonata per sempre. Di lei resta oggi solo qualche sbiadito ricordo, quasi “scioltosi” come ghiaccio al sole.
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- peppino - e' previsto per questo autunno l'abbattimento del rudere per la realizzazione di un complesso residenziale
- Gigi De Santis - Mi congratulo con il giornalista Giancarlo Liuzzi, per il suo interessante e quasi inedito articolo sulle fabbriche di ghiaccio a Bari. Interessanti alcune immagine del fotografo, Antonio Caradonna, sono una testimonianza di una Bari scomparsa. Complimenti vivissimi!
- Ferdinando De Muro - Agli inizi degli anni '70 di fronte al fabbricato c'erano i locali della "succursale" della Del Prete (oggi c'è una RSA). Quando uscivo da scuola e vedevo mio padre aspettarmi al cancello capivo che sarei andato con lui al cinema per vedere uno spaghetti western...
- Vittorio Cesana - Molto interessante, anche la partecipazione di Levi che per comportamenti antiebraici fu costretto a lasciare l'attività.
- Cosimo - Sapete quando verrà abbattuto?