di Giancarlo Liuzzi - foto Valentina Rosati

Mola, eleganti saloni e rigogliosi giardini: alla scoperta del "ritrovato" Palazzo Pesce
MOLA DI BARI – Un paese da sempre associato al suo porto, ma che nasconde al suo interno numerosi gioielli architettonici, testimonianza di un’importante e spesso “dimenticata” storia nobiliare. Parliamo di Mola di Bari, comune a sud del capoluogo pugliese che può vantare edifici quali il sontuoso Palazzo Roberti, la particolare cappella di San Giacomo o la “circolare” Chiesa della Madonna delle Grazie. Tutte strutture che però risultano tristemente inutilizzate e ben poco valorizzate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un destino questo a cui è però scampato il meraviglioso Palazzo Pesce, settecentesca dimora che dopo decenni di abbandono è stata restaurata e riaperta al pubblico per concerti, mostre e piccoli spettacoli teatrali. Un luogo "ritrovato" che possiede eleganti saloni con elaborati affreschi di pregio, una splendida corte in pietra e un rigoglioso giardino ricco di piante mediterranee ed esotiche. (Vedi foto galleria)

Costruito come villa urbana nel XVIII secolo, fu acquisito prima dalla famiglia Roberti, poi dai Martinelli e infine dalla famiglia Pesce che lo conservò dal 1810 al 1993, anno in cui avvenne il passaggio ai Rotondi Palumbo: gli attuali proprietari che lo hanno completamente ristrutturato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il palazzo sorge al civico 24 di via Van Westerhout, di fronte al piccolo teatro che porta il nome del celebre compositore molese a cui è intitolata la strada.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La facciata color crema è imponente ma molto semplice e caratterizza una struttura che si eleva su tre piani scanditi da sette accessi al piano terra. Sempre sette è il numero di finestre con annesso balconcino poste ai livelli superiori. Chiuse da persiane marrone scuro sono sovrastate da un timpano a volute con un decoro geometrico al centro e uno vegetale in alto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tra due finestre laterali notiamo una targa. Si tratta di una dedica a Piero Delfino Pesce, intellettuale e scrittore molese di fine 800, fondatore del partito Repubblicano in Puglia e della compagnia Filodrammatica di Mola. Fu lui a dedicarsi personalmente alla cura del palazzo e soprattutto del suo rigoglioso giardino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma è arrivato il momento di entrare. Ad aprirci è Margherita Rotondi, figlia dei proprietari e direttrice artistica degli eventi qui ospitati: ci fa accedere all’atrio di ingresso, contraddistinto da una lunga volta in pietra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Attraverso una scala raggiungiamo il piano superiore, lì dove ci attende la stanza più affascinante della dimora: la Sala Etrusca. Ci ritroviamo così in un ambiente che pare una reggia, arricchito da un pianoforte a coda e una splendida e alta specchiera.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il soffitto è interamente ricoperto da un coloratissimo ed elaborato affresco di stile settecentesco. Riquadri con vedute di paesaggi, vasi classici e leoni tra cornucopie si susseguono nella parte più esterna tra intricati disegni geometrici che si aprono nel pannello centrale. Quest’ultimo è impreziosito da eleganti trame floreali che culminano con un uccello ad ali spiegate. Si tratta di opere realizzate da maestranze napoletane guidate da Vincenzo Ruffo da Cassano, allievo di  Luigi Vanvitelli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Le pareti laterali, delimitate da due porte verdi sovrastate da grandi riquadri con anfore scure, sono decorate con una serie di candelabri dorati e una specchiera in legno. Più in basso, le tonalità accese dei divanetti si confondono con il bellissimo pavimento in maioliche a nido d’ape e forme geometriche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Quando nel 1993 i miei genitori acquistarono il palazzo dagli eredi di Piero Delfino Pesce trovarono il primo piano completamente rovinato e invaso da polvere e guano di uccelli -  tiene a sottolineare Margherita -. Non è stato facile restaurare l’immobile: ci sono voluti ben 14 anni». 

Alla morte del vecchio proprietario l’edificio passò infatti ai figli, i quali non riuscirono a prendersene cura lasciandolo decadere anno dopo anno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma il nostro tour continua. Da una delle porte accediamo alla stanza Ippogrifo. Qui sulla fascia grigia perimetrale del soffitto, che spezza il dominante color rosa dell’ambiente, sono presenti le stilizzate creature leggendarie tra motivi floreali dai colori accesi. Più al centro notiamo invece due riquadri con delle vedute di paesaggi campestri, probabilmente ambientazioni di località campane dalle quali l’architetto Ruffo proveniva.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci spostiamo ora in un ultimo grazioso salottino anch’esso affrescato con motivi a ventaglio e cornici dorate. Sul soffitto, da cui pende un elegante lampadario a gocce, un decoro rotondo con sfondo roseo è impreziosito da una trama a fasce dorate a incroci.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da questa stanza ci muoviamo poi sulla terrazza interna che si affaccia su una splendida corte in pietra, cinta da una balaustra circolare. E attraverso una doppia scala veniamo infine condotti nell’ampio e verde giardino annesso al palazzo. Un luogo sorprendentemente rigoglioso dove tra palme, mandarini e limoni trovano posto anche piante esotiche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Fu realizzato da Piero Delfino Pesce, appassionato di specie tropicali – spiega Margherita -. Degni di nota sono un albero di feijoia e un’araucaria secolare che svetta in altezza su tutti gli altri».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Concludiamo il nostro viaggio nella corte circolare che occupa il retro della struttura, uno spazio dove a dominare è la pietra che crea un’atmosfera davvero suggestiva.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«La forma circolare permette un’amplificazione naturale perfetta  - conclude la nostra guida -: è infatti il luogo più adatto per i concerti. Al momento per il Covid ci siamo dovuti fermare, ma speriamo presto di poter riaprire questo palazzo al pubblico, che merita di ammirarlo in tutta la sua antica bellezza».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Palazzo Pesce sorge al civico 24 di via Van Westerhout, di fronte al piccolo teatro che porta il nome del celebre compositore molese a cui è intitolata la strada
La facciata color crema è imponente ma molto semplice nei decori e caratterizza una struttura che si eleva su tre piani scanditi da sette accessi al piano terra
Le finestre, chiuse da persiane marrone scuro, sono sovrastate da un timpano a volute con un decoro geometrico al centro e in alto uno vegetale
Tra due finestre laterali notiamo una targa. Si tratta di una dedica a Piero Delfino Pesce: fu lui a dedicarsi personalmente alla cura del palazzo e soprattutto del suo rigoglioso giardino
Ma è arrivato il momento di entrare
Ad aprirci è Margherita Rotondi, figlia dei proprietari e direttrice artistica degli eventi del palazzo: ci fa accedere all’atrio di ingresso della struttura, caratterizzato da una lunga volta in pietra
Attraverso una scala raggiungiamo il piano superiore...
...lì dove ci attende la stanza più affascinante della dimora: la Sala Etrusca
Ci ritroviamo così in un ambiente che pare una reggia...
...arricchito da un pianoforte a coda e una splendida specchiera alta quanto la parete
Il soffitto è interamente ricoperto da un coloratissimo ed elaborato affresco di stile settecentesco
Riquadri con vedute di paesaggi, vasi classici e leoni tra cornucopie si susseguono nella parte più esterna tra intricate trame geometriche che si aprono nel pannello centrale
Quest’ultimo è impreziosito da eleganti trame floreali che culminano con un uccello ad ali spiegate
Le pareti laterali, delimitate da due porte verdi sovrastate da grandi riquadri con anfore scure...
...sono decorate con una serie di candelabri dorati e una specchiera in legno. Più in basso, le tonalità accese delle trame dei divanetti...
... si confondono col bellissimo pavimento in maioliche a nido d’ape e forme geometriche
Da una delle porte accediamo alla stanza Ippogrifo
Qui sulla fascia grigia perimetrale del soffitto, che spezza il dominante color rosa dell’ambiente...
...sono presenti le stilizzate creature leggendarie tra motivi floreali dai colori accesi
Più al centro notiamo invece due riquadri con delle vedute di paesaggi campestri, probabilmente ambientazioni di località campane dalle quali l’architetto Ruffo proveniva
Ci spostiamo ora in un ultimo grazioso salottino anch’esso affrescato con motivi a ventaglio e cornici dorate
Sul soffitto, da cui pende un elegante lampadario a gocce...
...un decoro rotondo con sfondo roseo è impreziosito da una trama a fasce dorate a incroci
Da questa stanza ci muoviamo poi sulla terrazza interna del palazzo che si affaccia su una splendida corte in pietra, cinta da una balaustra circolare
E attraverso una doppia scala...
...veniamo infine condotti nell’ampio e verde giardino annesso al palazzo
Un luogo sorprendentemente rigoglioso dove tra palme...
...mandarini e limoni...
...trovano posto anche piante esotiche
Concludiamo il nostro viaggio nella corte circolare che occupa il retro della struttura, uno spazio dove a dominare è la pietra che crea un’atmosfera davvero suggestiva



Giancarlo Liuzzi
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