Aurora, Santina, Laterza, Re David, Labriola: la storia delle ville liberty scomparse a Bari
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martedì 21 settembre 2021
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di Giancarlo Liuzzi
La perenne assenza di vincoli paesaggistici e piani urbanistici generali ha consentito infatti, soprattutto a partire dal Dopoguerra, di annientare migliaia di immobili d’epoca e di cambiare per sempre volto a interi quartieri come il Murattiano. E tra palazzi (come quello della Gazzetta), gruppi di abitazioni (i Villini Postelegrafonici) e alberghi diurni, sotto le ruspe ci sono finite anche splendide ville liberty.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Parlamo di edifici di pregio fatti costruire dalla borghesia tra l’Ottocento e il Novecento che arricchivano un tempo le antiche contrade cittadine. Dimore fatte fuori dalla fame edilizia che portò alla cancellazione della campagna e alla nascita di nuovi rioni. Certo, alcune di loro si sono salvate (tra le più prestigiose Villa Lucia, Villa Anna, Villa Lucae, Villa Bonomo, Villa Maria Luisa), ma tante altre sono andate incontro a un triste destino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo quindi tornati indietro con la memoria alla ricerca di queste residenze scomparse, di cui ormai non resta che qualche rara immagine in bianco e nero (vedi foto galleria).
Partiamo da via Amendola, arteria del quartiere San Pasquale sulla quale sopravvivono ancora grandiose dimore. Ma una delle più eleganti e particolari non esiste più: si trattava di Villa Labriola, abbattuta per far posto all’ospedale pediatrico Giovanni XXIII.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Venne eretta nel 1898 per volere del notaio Pietrantonio Labriola e della moglie Lucia de Giosa, nipote del celebre musicista barese Nicola. Circondata da cinque ettari di terreno, si sviluppava su due livelli separati da un raffinato patio balaustrato abbellito da vasi e statue, raggiungibile attraverso una doppia scalinata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il piano nobile era scandito da una serie di finestre con fini architravi, oltre ai quali correva una continua serie di archetti sui quali si ergevano timpani in pietra impreziositi da fregi e decori. Completava la struttura un grazioso torrino laterale che conduceva al terrazzo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In alcune foto scattate negli anni 40 è possibile ammirare i proprietari assieme alla servitù sulle monumentali scale. E nel 1963 l’abitazione venne utilizzata persino come set cinematografico dal regista Mario Caiano per le riprese del film “Il segno di Zorro” con Sean Flynn. Pochi anni prima di essere venduta e demolita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel quadrilatero compreso tra le attuali viale Einaudi, via Fanelli, via Palmieri e via Pavoncelli, si trovava invece la grande Villa Re David. Un edificio di cui sono rimasti il muro perimetrale in pietra e il cancello di ingresso racchiuso da due colonne sovrastate da due statue di elefanti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Al suo posto sorge da cinquant’anni un complesso residenziale. Della dimora non è stata conservata nemmeno una fotografia, anche se in suo ricordo è stato lasciato nel giardino del condominio un piccolo gazebo a cupola in pietra che ne arricchiva l’esterno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Su via Giulio Petroni si stagliava invece il Villino Laterza, di proprietà degli storici editori baresi. Situato ad angolo dell’odierna via Cancello Rotto, fu costruito nel 1910 su progetto del celebre architetto Cesare Augusto Corradini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Immerso in un vasto giardino, era composto da tre piani, di cui uno mansardato, contraddistinti da una serie di finestrelle ad arco, una merlatura pensile marcapiano ed eleganti balaustre in pietra. Di particolare pregio il torrino ottagonale posteriore il quale, dominando l’intero edificio, culminava con un piccolo terrazzino coperto da una struttura a cupola sorretta da fini colonne.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La residenza tra gli anni 30 e 40 del 900, grazie ai suoi proprietari Giovanni ed Angela Laterza, divenne un vero e proprio cenacolo culturale che ospitò intellettuali e studiosi molti dei quali protagonisti delle fasi di liberazione dall'Italia fascista. Tra questi Benedetto Croce, Tommaso Fiore, Fabrizio Canfora, Michele Cifarielli e Giuseppe Bartolo. Nonostante ciò, dopo essere stata venduta, fu anch’essa demolita negli anni 70 per far posto a dei condomini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sull’attuale corso Benedetto Croce, di fronte alla Chiesa Russa, faceva sfoggio di sè la graziosa Villa Santina, “uccisa” in epoca più recente: nel 1995. In quell’anno infatti, a dispetto di una partecipata raccolta di firme per impedirne l’abbattimento, le ruspe rasero al suolo quella che rappresentava una vera chicca architettonica di Carrassi.
La raffinata dimora, costruita negli anni 20 del 900, prendeva il nome dalla moglie di Ambrogio Serio, imprenditore originario di Putignano il quale, trasferitosi a Bari nel 1919, mise in piedi il saponificio omonimo che si estendeva proprio alle spalle dell’abitazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’immobile, un tempo coperto da verdeggianti arbusti, si alzava dal livello stradale soltanto di un piano, raggiungibile attraverso una piccola scalinata che portava a un ballatoio delimitato da tante colonnine in pietra. La facciata color ocra presentava invece una ricca varietà di decori a partire dalle lesene che impreziosivano sia le finestre che la porta di accesso. Più in alto una magnifica cornice con fregi vegetali e floreali lasciava spazio a un timpano, sul quale spiccava il nome della proprietà e che chiudeva in alto il prospetto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
All’interno invece il soffitto e parte delle mura del salone principale erano interamente affrescati dai dipinti del noto pittore barese Antonio Lanave. La spettacolare volta raffigurava un cielo azzurro attorno al quale erano rappresentate angeli, piccoli cherubini e altri personaggi in un’atmosfera classica con fiori ed eleganti decori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il nostro viaggio a ritroso nel tempo si conclude nel quartiere San Cataldo, che a inizio secolo vantava un gran numero di residenze borghesi, ora quasi del tutto scomparse. Una di queste era Villa Aurora, costruita nei primi anni del 900 dal conte altamurano Vincenzo Sabini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La raffinata abitazione affacciava direttamente sul mare, mentre alle spalle guardava le antenne fatte innalzare da Guglielmo Marconi nel 1904 per il suo celebre esperimento di trasmissione radiofonica tra Bari e Bar.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Era anticipata da due graziose dépandance con fini merlature che portavano alla struttura principale su due livelli, con un grazioso torrino centrale sul terrazzo. Numerosi pregevoli particolari la contraddistinguevano, tra cui la grande scalinata che conduceva all’ingresso e la tettoia in ferro che la circondava interamente. Al centro della facciata dominava infine il sontuoso timpano col nome della villa sovrastato da un elegante ornamento a conchiglia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il finale già lo conosciamo. L’Aurora fu demolita agli inizi degli anni 50 per far posto all’ospedale Cto, andando così ad “arricchire” la lunga lista degli edifici liberty cancellati da una cieca furia edilizia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Stefano - Il problema sta nel fatto che nella cultura di molte regioni, specialmente nel Sud Italia, per i fabbricati considerati storici non esistono regole e norme come in altre regioni. Per esempio nel Trentino Alto Adige per i Masi ( assimilabili alle nostre masserie) esiste il divieto di suddividere le proprietà in più di una persona in caso di successione con più eredi. Ovviamente chi subentra nella proprietà, ammesso che voglia vendere, lo può fare ma sempre e solo ad un proprietario. Questa regola ha consentito che i Masi, anch'essi risalenti ad epoche passate, siano rimasti intatti. Nel caso ci sia necessità di eventuali interventi, la Regione interviene tecnicamente e, se necessario, anche economicamente. Praticamente le nostre culture del passato, nel nostro amato Sud sono praticamente scomparse. Per fortuna qualcosa si salva se in proprietà della Chiesa.
- ivan - Ho iniziato a leggere ma ho smesso quasi subito. Preferisco vivere nell'ignoranza che mangiarmi le mani per lo scempio fatto a Bari
- ILLUSO - TUTTE LE AMMINISTRAZIONI DI SINISTRA HANNO DISTRUTTO QUEL POCO DI ARTE CHE AVEVA QUESTA DILANIATA CITTA'. PURTROPPO I BARESI NON ESISTONO, QUELLI VERI SONO TUTTI DECEDUTI. FACCIA UNA SEMPLICE DOMANDA: UN BUON MOTIVO PER UNO STRANIERO A VISITARCI.
- Emanuele Zambetta - Quanto comprendo il commento di ivan!... Ah, che dispiacere! Com'era bella ed elegante quella Bari delle ville costruite tra '800 ed inizio '900. Che assurdità enorme averle abbattute! Vergogna!
- Mariano Argentieri - ATTENZIONE: Liberty o Floreale o Jugendstil si caratterizza da evidenti stucchi floreali abbinati talvolta a mascheroni, balconi curvilinei in ferro battuto con volute, finestre con forme non rette e con vetrate decorate. I pavimenti sono composti da soggetti a mosaico. Balconi con gattoni altrettanto decorati da elementi vegetali. Un esempio è villa Cagnetta Campione sede di un istituto di suore o villa Anelli entrambe su corso Alcide De Gasperi rispettivamente al civico n. 354 e 511. Casomai stile eclettico quando vi è una commistione di stili.