di Mina Barcone

Bari e il suo stemma bianco-rosso. L'origine? Nel IX secolo, con la dominazione saracena
BARI – Uno scudo diviso in due parti uguali, l’una di colore bianco e l’altra di colore rosso: sono questi i colori simbolo di Bari, impressi sullo stemma cittadino. Emblema, quest’ultimo, impreziosito in alto da una corona di mura merlate con cinque torri, accompagnata da un ramo di alloro a destra e uno di quercia a sinistra entrambi annodati in basso con un nastro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un blasone che ritroviamo in tutti i luoghi istituzionali del capoluogo pugliese, come il Comune o il Teatro Piccinni e le cui tonalità identificano anche la squadra di calcio locale. (Vedi foto galleria)

Ma quali sono le origini dello stemma barese? Va detto che non ci sono fonti certe, anche se secondo lo storico Antonio Beatillo tutto potrebbe risalire alla dominazione saracena avvenuta nel IX secolo, tra l’847 e l’872. In quel periodo i berberi provenienti dall’Egitto trasformarono Bari nella capitale di un piccolo emirato islamico (con tanto di moschea).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un’invasione che preoccupò i baresi di allora, soprattutto dal punto di vista religioso. Così i cittadini per dimostrare la propria devozione a Cristo e al Cattolicesimo decisero di utilizzare come colori simbolo di Bari il bianco e il rosso. Il primo rappresentava il puro e candido zelo religioso, il secondo il sangue che sarebbero stati pronti a versare per difendere il proprio credo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I musulmani rimasero però ben poco in città: vennero infatti sconfitti e cacciati dai Longobardi dopo 26 anni di dominio. Ma quello stemma bianco-rosso continuò a essere utilizzato nei secoli successivi, cominciando una lunga convivenza con il precedente e più antico emblema cittadino: il “Barione”.

Quest’ultimo, come raccontato in un altro articolo, raffigurava un cherubino in piedi su una barca nell'atto di scoccare una freccia, circondato dal mare e accompagnato da un delfino. Barca che sarebbe addirittura all’origine del nome del capoluogo pugliese. “Bari” infatti deriverebbe proprio dal greco Baris, parola che indica un particolare tipo di imbarcazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Per molto tempo i due stemmi furono quindi in “contrapposizione”, generando anche confusione. Fin quando l’8 giugno del 1935 si decise di intervenire con un decreto, attraverso il quale il Comune scelse definitivamente come simbolo ufficiale lo scudo con i colori della città. Nell’occasione si dispose l’iscrizione dello stemma nel “Libro Araldico degli Enti Morali” con le caratteristiche che conosciamo ora, anche se per qualche anno, durante il Fascismo, il capo dello scudo venne “arricchito” da un fascio littorio abolito dopo la caduta del regime.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In precedenza però pare che al posto della corona di mura merlate, l’alloro e la quercia, il simbolo fosse accompagnato dall’effige di San Nicola. Nel “Libro Rosso della Università” (anche conosciuto come “Messaletto”), che raccoglie documenti datati tra il 1299 e il 1667, lo stemma è riprodotto proprio così, accompagnato anche dalle lettere puntate S.N.P.P. due a sinistra due a destra, che stanno a significare Santo Nicola Principe Patrono.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di esemplari con l’immagine del Patrono in città ne sono rimaste solo due. Entrambe in pietra, si trovano una nel cortile ovest del Castello Normanno-Svevo e l’altra sulla facciata posteriore della Cattedrale, alla base del campanile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quest’ultima presenta nella parte superiore il Santo che sorregge lo stemma con le mani e in quella inferiore la testa di un cherubino, che ricorda probabilmente il sopraccitato Barione. Il bassorilievo è completato dall’iscrizione “Aere Publico a Fundamentis A.D. MDCXVII”, collocata l’11 aprile del 1617 a conclusione dei lavori di ricostruzione del campanile della Cattedrale dopo il crollo avvenuto il 29 novembre 1613.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non sappiamo perché in seguito sia stata presa la decisione di escludere San Nicola dall’emblema:  probabilmente per questioni che afferiscono alla laicità delle istituzioni. Fatto sta che i “religiosi” colori del bianco e del rosso sono sopravvissuti, continuando a rappresentare ancora oggi l’orgoglio di una città intera: Bari.  

(Vedi galleria fotografica)

*Con la collaborazione di Francesco Quarto

Foto di copertina di Antonio Caradonna


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Uno scudo diviso in due parti uguali, l’una di colore bianco e l’altra di colore rosso: sono questi i colori-simbolo di Bari, impressi sullo stemma cittadino. Emblema quest’ultimo impreziosito in alto da una corona di mura merlate con cinque torri, accompagnata da un ramo di alloro a destra e uno di quercia a sinistra entrambi annodati in basso con un nastro
Un blasone che ritroviamo in tutti i luoghi istituzionali del capoluogo pugliese, come il Comune...
...o il Teatro Piccinni
Ma quali sono le origini dello stemma barese? Secondo lo storico Antonio Beatillo pare che tutto risalga alla dominazione saracena avvenuta nel IX secolo, tra l’847 e l’872
Così i cittadini per dimostrare la propria devozione a Cristo e al Cattolicesimo decisero di utilizzare come colori simbolo di Bari il bianco e il rosso. Il primo rappresentava il puro e candido zelo religioso, il secondo il sangue che sarebbero stati pronti a versare per difendere il proprio credo
Ma quello stemma biancorosso continuò a essere utilizzato nei secoli successivi, cominciando una lunga convivenza con il precedente e più antico eblema cittadino: il “Barione” (qui quello presente sulla facciata di Palazzo Fizzarotti). Quest’ultimo raffigurava un cherubino in piedi su una barca nell'atto di scoccare una freccia, circondato dal mare e accompagnato da un delfino
In precedenza però pare che il simbolo fosse accompagnato dall’effige di San Nicola. Nel “Libro Rosso della Università” che raccoglie documenti datati tra il 1299 e il 1667 lo stemma è riprodotto proprio così, accompagnato anche dalle lettere puntate S.N.P.P. due a sinistra due a destra, che stanno a significare Santo Nicola Principe Patrono
Di esemplari con l’immagine del Patrono in città ne sono rimaste solo due. Entrambe in pietra si trovano una nel cortile ovest del Castello Normanno-Svevo e l’altra sulla facciata posteriore della Cattedrale, alla base del campanile. Quest’ultima presenta nella parte superiore il Santo che sorregge lo stemma con le mani e in quella inferiore la testa di un cherubino



Mina Barcone
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  • carlo montrone - In realtà il Beatillo non porta nessuna fonte della propria affermazione.
  • antonio arky - Lasciato un commento su instagram(?)adesso mi è più chiara l'origine...piuttosto banale ma così è, saracena!
  • Michele - L'idea di prendere i colori della citta e non della provincia secondo me furono un grosso errore per la società calcistica che ha posto un limite tra bari città e provincia il contrario di quello che hanno fatto a Lecce, tabt è che lecce è la squadra del salento quindi più inclusiva e bari della città che spesso snobba i paesani.
  • Nicola Bari - Caro Michele Bari non è Lecce e anche la squadra è sempre stata dei Baresi con i colori della città, non ha bisogno della provincia, che è costituita da citta grandi e non paesini come nel Salento. Ognuno ha la sua storia, e Bari è Bari ed è giusto distinguersi dalle altre cittadine vicino.


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