Il barese è una lingua o un dialetto? Ecco le due visioni contrastanti
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giovedì 11 aprile 2013
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di Nicola De Mola
È una questione del tutto lecita, se si considera che tra lingua e dialetto, tranne che a livello lessicale e grammaticale, non vi sono differenze di tipo linguistico. La prima, però, è riconosciuta come tale da tutti gli abitanti di un dato Paese e ha quindi carattere di ufficialità. Elemento che invece viene negato al secondo, perché circoscritto soltanto a una certa area geografica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Abbiamo ascoltato il parere delle “due campane”, per fare chiarezza su una questione di non facile soluzione. Hanno risposto alle nostre domande Felice Giovine, presidente dell’associazione culturale Accademia della Lingua barese “Alfredo Giovine” e Vito Carrassi, dottore di ricerca e insegnante di Storia delle tradizioni popolari presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il barese è una lingua o un dialetto?
Giovine: È una lingua: le etimologie partono dall’antica Roma e dalla Grecia. Il termine barese più antico è “rimatum” (“u remmate”, l’immondizia), che appare già in alcune pergamene dell’anno 1000. Poi vi sono state anche contaminazioni dal francese, dallo spagnolo, dall’arabo e dall’ebraico. Essendo stati noi storicamente un popolo di mercanti e viaggiatori abbiamo importato anche altri termini stranieri nella nostra città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Carrassi: La questione è vecchia. Premetto che secondo la mia opinione lingua e dialetto hanno pari dignità ed è bello che il nostro Paese da questo punto di vista sia così vario. Detto questo, non esageriamo: il barese non è una lingua, è un dialetto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
È possibile paragonare il barese agli altri dialetti riconosciuti in Italia come lingue?
G: Certo che è giusto: il barese non è riconosciuto come lingua solo perché non esiste un provvedimento in tal senso. In realtà, in passato una legge è stata al vaglio della Regione, ma purtroppo è rimasta lettera morta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
C: Paragonare il barese al sardo o al friulano è un azzardo, anche perchè qui non sussistono le condizioni storico-politiche che hanno portato al riconoscimento di lingue minoritarie quei dialetti. Mancano inoltre una tradizione scritta e regole grammaticali precise. In virtù della sua tradizione, il napoletano, ad esempio, avrebbe molti più requisiti rispetto al barese nell’ottica di un riconoscimento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’italiano deriva dai dialetti o sono i vari dialetti a derivare dall’italiano?
G: Affermare che i dialetti derivino dall’italiano non è corretto. Il barese, come detto, ha poi subito influenze da diverse lingue straniere. È l’italiano che è il frutto dell’unione dei vari dialetti che si parlavano (e si parlano) nel Paese: è la storia a dircelo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
C: La lingua italiana deriva solo dal fiorentino: Dante, Petrarca e Boccaccio hanno dato vita a una tradizione scritta, che tutti i letterati hanno successivamente seguito. Poi è chiaro che nel tempo l’italiano ha preso qualcosa dai vari dialetti. Ma in realtà sono stati questi a “italianizzarsi” dall’Unità d’Italia in poi. Il dialetto che parliamo oggi non è certamente quello che si parlava in antichità, ormai non esiste più un dialetto puro. E già ai tempi del Regno di Napoli il nostro dialetto aveva subito contaminazioni dal napoletano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Esistono per il barese delle regole grammaticali?
G: Ci sono delle regole grammaticali ben precise, anche se forse non tutti le conoscono. Furono stilate per la prima volta nel 1964 da mio padre, Alfredo Giovine, e pubblicate solo 40 anni dopo. Non ha tutti i torti, però, chi afferma che ci manca una tradizione scritta, visto che la prima opera in dialetto (di Francesco Saverio Abbrescia, “Rime baresi”) risale solo al 1840.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
C: Ogni dialetto ha una propria grammatica, ma chi lo parla solitamente ne ha una conoscenza parziale o imprecisa. Solo quando si ha a che fare con una lingua avente una tradizione scritta, si possono avere più certezze. I dialetti, in generale, hanno una tradizione prettamente orale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A prescindere da tutto, è possibile trascrivere foneticamente i termini dialettali?
G: Certo che si può, anche se non sempre la sua fonetica combacia con l’italiano. I nostri professori, sbagliando, ci hanno insegnato l’alfabeto con la “bi”, la “ci”, la “di”, che in realtà andrebbero pronunciate “b”, “c” e “d”, esattamente come nel nostro dialetto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
C: Un sistema di trascrizione fonetica del dialetto c’è e ha anche molti più simboli rispetto all’italiano, anche se è più conosciuto in ambito prettamente scientifico. Chi vuole scrivere una poesia in vernacolo può farlo seguendo le regole che meglio crede. Il barese, lo ripeto, non è una lingua, però è stato sicuramente un errore decidere, ai tempi dell’Unità d’Italia, di lasciare i dialetti fuori dall’insegnamento scolastico.
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Nicola De Mola
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I commenti
- Rudy Pontrandolfo - E purtroppo, la maggior parte dei baresi , non ha la piu' pallida idea di come si possa scriverne la fonetica. Leggo su facebook , dove ci sono molte pagine dedicate alla nostra lingua) alcune assurdità basate principalmente sull'ignoranza dell'importanza delle lettere (soprattutto la "e"), atone e visto che sono atone, non si...scrivono e così danno luogo a parole che nulla hanno da invidiare alla lingua polacca in quanto a consonanti messe tutte insieme. Manca un insegnamento.E ci vorrebbe.
- Sante - Non me ne vorrà l'illustre prof. Carrassi, il quale ha espresso opinioni più che rispettabili (in virtù del ruolo che credo ricopra egregiamente) e a tratti condivisibili, però quando asserisce "Mancano inoltre una tradizione scritta e regole grammaticali precise", non mi trova d'accordo. Le regole grammaticali vi sono eccome: l'esposizione orale tramandata nel corso dei secoli (ovviamente "vittima" di modifiche ed evoluzioni), trova riscontro ne "Il Dialetto di Bari" di A. Giovine. Perché non viene menzionato dal professore? Un'altra perplessita: per scrivere uniformemente il dialetto barese, dobbiamo per forza studiare la fonetica (che con la grafia, credo c'entri poco)? Grazie.
- Vito Pascale - Se imparassimo, tutti e dico tutti a mettere da parte un po di ANARCHIA DIALETTALE, forse una grammatica seria si potrebbe fare. Quella di Giovine è una specie di grammatica, perchè per lui quelle sono regole che non sono del tutto riconosciute come ad esempio "Io sono di Bari" devo scrivere " ii so de BBare", questo è la parlata dei balbuzienti... Provate a leggere con gli occhi e non con la mente. La dicitura esatta è Jì so de Bare. E' vero che la B di Bari è rafforzata, ma è la nostra caratteristica parlata e non deve essere scritta come si parla.... Confondono la fonetica con l'ortografia... Peccato che c'è solo presunzione e prepotenza, ognuno ha un suo dialetto e scrive come vuole...