Quando a Bari non si festeggiava solo San Nicola: ecco tutti gli antichi riti
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venerdì 18 ottobre 2013
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di Salvatore Schirone
I nostri anziani raccontano di culti e processioni legate alle decine di chiese della città vecchia. Ce n'erano praticamente per ogni mese dell'anno. E non mancavano neppure i pellegrinaggi verso i santuari della periferia. La chiesetta di San Giorgio nel quartiere Stanic, il 23 aprile era invasa dai baresi che dalla città vi giungevano a piedi per festeggiare il santo, sostando nella campagna per tutta la giornata. Nonna Teresa, 75 anni, ricorda così quelle speciali giornate fuori mura: «Era un giorno di grande festa. La mattina presto, mamma preparava qualcosa da mangiare e ci si incamminava con tutta la famiglia fino alla chiesa. Ricordo il grande masso sul quale dicevano fosse impressa l'impronta del piede di San Giorgio: noi bambini vi posavamo i nostri piedini».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Identici pellegrinaggi si facevano a fine ottobre verso la chiesa di san Michele a Carbonara e nei primi di giugno all'antica chiesetta di Santa Fara (dove oggi sorge il grande edificio omonimo) per la festa delle spighe.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma tra le feste baresi dimenticate, ce n'era una davvero tipica, legata a un avvenimento addirittura antecedente alla traslazione delle ossa di San Nicola: la “Vidua Vidue". La festa ricordava la liberazione della città dall'assedio dei saraceni grazie all'intervento della flotta veneziana, nel 1002. Descritta dagli storici di Bari in vari passaggi delle loro opere, questa originalissima festa è stata raccontata in modo eccellente dal demologo barese, Alfredo Giovine, in un suo libro nel 1965.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il giorno dell'Ascensione, 40 giorni dopo Pasqua, i cittadini venivano svegliati dagli schiamazzi dei ragazzi e dalle allegre marcette eseguite da bande importanti, come quelle dei maestri Annoscia e Trizio e "sotto-bande" quali la "Bande de le chiacune". I banditori invitavano tutti a scendere per strada e ad incamminarsi sulla muraglia per raggiungere il Fortino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ben riparati dal sole con cappelli e ombrellini, la gente si ammassava nei pressi del Bastione di Santa Scolastica (vedi foto) volgendo lo sguardo al mare. Durante l'attesa i venditori di nocelle, fornivano agli spettatori qualcosa da spiluccare, come "du sapassatimbe, fave cigere e semind". E a un certo punto dal fortino venivano sparati tre grossi colpi di cannone. Ad ogni colpo molti gridavano, "la vedi, la vedi", da cui il nome La “vidua la vidue", riferendosi alla palla di grosso calibro sparata che credevano di intravedere mentre cadeva in mare davanti al molo di Sant'Antonio, nel punto esatto chiamato Monte rosso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La festa istituita nel 1870 è stata perpetuata fino al 1968. Fino a quando la riforma liturgica cattolica non ha spostato la festa dell'ascensione dal giovedì alla domenica successiva. Già dal 1948, il rito delle bordate dal fortino era cessato, lasciando il posto alla sola benedizione del mare. Pian piano i baresi hanno dimenticato un evento che più che ricordare la vittoria sui turchi, sanciva un vincolo culturale tra Bari e Venezia, che ancora oggi unisce le due città adriatiche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Curiosi tentativi di ripristinare la festa si sono fatti a partire dal 1980. A ricordarli è Felice Giovine, figlio di Alfredo Giovine, in un'appendice alla nuova edizione da lui curata del libro del padre, "La Vidue la Vidue". Si è cercato a più riprese di recuperare con mostre e concorsi una tradizione ormai non più sentita dai baresi. Addirittura nel 1999 la circoscrizione Mutat - San Nicola cadde in un clamoroso equivoco proponendo la data del 15 agosto, confondendo l'Ascensione con l'Assunzione.
Bari non ha bisogno di nuove feste, ce ne sono fin troppe di nuove ogni anno. Ma si potrebbero però recuperare quelle antiche , nelle quali è radicata la memoria di incontri, scontri, attraversamenti e integrazioni di culture, che ieri come oggi caratterizzano il capoluogo pugliese come città ponte, crocevia di civiltà.
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Scritto da
Salvatore Schirone
Salvatore Schirone