Ragazzi provenienti da tutta Europa, notti sotto le stelle, bus colorati, street art e tanta, tantissima musica. No, non stiamo parlando di Woodstock, ma di una manifestazione giovanile che ha segnato la Puglia tra gli anni 80 e 90: il leggendario “Stop Over in Bari”.
Siamo nel 1986. A quei tempi il capoluogo pugliese non era affatto un posto turistico: da qui si passava solo per imbarcarsi sui traghetti diretti per la Grecia. Erano comunque tanti i ragazzi che in estate facevano tappa nella città di San Nicola, seppur solo per qualche ora.
Così ci fu chi ebbe un’idea: perché non intercettare i giovani invitandoli e invogliandoli a conoscere la città? Detto fatto. Accompagnato dallo slogan “spend one day in Bari” in poco tempo fu messo in piedi un sistema che comprendeva visite guidate, ingresso free nei musei, mezzi di trasporto gratuiti, oltre all’offerta di un pernottamento in un campeggio allestito nel verde della Pineta San Francesco.
La cosa funzionò, ma quella che all’inizio sembrò essere solo una riuscita operazione di marketing territoriale, si trasformò ben presto in qualcosa di più grande. Perché i ragazzi baresi compresero subito i vantaggi di avere in città tante persone provenienti da tutta Europa e ne approfittarono.
Portarono così in Pineta idee, energia, musica e voglia di conoscere nuove culture. Nacque il “Bari rock contest”, che vedeva le band locali esibirsi assieme ai turisti. E fu in quel parco che mosse i primi passi il rap barese, con giovani artisti che per la prima volta ebbero la possibilità di mostrarsi in pubblico.
E tra esibizioni di writers, spettacoli teatrali e recital di poesia, si crearono tante amicizie, sbocciarono amori ma soprattutto Bari, da sempre città periferica dell’Europa, ebbe finalmente l’occasione di confrontarsi con il “resto del mondo”