Marco Giannino: «La poesia è come un puzzle, ha mille pezzi e mille significati»
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lunedì 21 luglio 2014
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di Stefania Buono
Marco, sei molto giovane. Da quanto tempo scrivi e quando è nata questa tua passione?
A dir la verità ho sempre avuto il pallino per la scrittura, da bambino ad esempio scrivevo strisce di fumetti e leggevo libri. Poi all’età di 18 anni è stata la mia professoressa di italiano a spronarmi a non leggere soltanto autori prettamente scolastici, ma anche libri di scrittori che a scuola normalmente non vengono trattati. Così ho scoperto Neruda, Edgar Allan Poe, Eugenio Montale ed è stato amore a prima vista. Da allora cerco sempre sugli scaffali di poesia delle librerie di Bari nuovi testi da poter sfogliare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A quali autori ti ispiri?
Il mio modello è Wislawa Szymborska, poetessa polacca premio Nobel per la letteratura. Lei scrive sulla quotidianità e sulla vita di tutti i giorni, delle cose per così dire “terrene”. In molti vedono la poesia come qualcosa di astruso, di intoccabile, ma non sempre è cosi. Per quel che concerne gli autori italiani, ho preso spunto dal Marcovaldo e da altre opere di Italo Calvino, il mio autore preferito delle scuole medie. Per quanto riguarda gli autori contemporanei invece uno dei miei miti è Maxence Fermine, autore francese che ha vinto il Premio Murat qualche anno fa a Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
“Puzzle” è il tuo primo libro. Perché questo titolo?
L’ho chiamato Puzzle perché per me rappresenta l’insieme e l’unione di tutto quello che ho intorno. Inoltre all’interno della silloge, si può fare un gioco che è legato alla costruzione di un puzzle. Dentro di essa infatti ci sono alcune poesie che sembrano in disordine, con lettere maiuscole quando non ci dovrebbero essere, con la punteggiatura non sempre corretta e non in versi. Se si prova a leggere quella poesia così come l’ho impostata io a livello grammaticale e di sintassi ha un certo senso. Ma se si prova a spostare qualche frase ecco che si ha una nuova poesia, una poesia creata dal lettore con le mie parole. Questo è un modo per stimolare chi legge a riflettere, perché a mio parere in una poesia ci sono mille significati, come ci sono mille pezzi in un puzzle.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Di che cosa trattano i tuoi componimenti?
Ho voluto riportare nelle mie poesie l’animo umano in tutte le sue forme, sia nei vizi che nelle virtù. Quindi si possono trovare temi come la quotidianità, la vita, l’amore ma anche la guerra e la morte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Utilizzi particolari forme poetiche?
No, ho sempre scritto in versi sciolti. Non riesco molto a scrivere in rima o in endecasillabi ad esempio. Anche se ho fatto esperimenti di questo tipo, sono più a mio agio se scrivo libero da schemi specifici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
C’è una poesia a cui ti senti particolarmente legato?
Probabilmente “Novilunio”. Mi è venuta in mente una sera, mentre stavo tornando a casa e guardavo la luna nella sua fase gibbosa calante. Il giorno dopo ho scritto proprio dei versi su questa fase e su quella successiva, la congiunzione, facendo un parallelismo con le fasi dell’amore, dove si cresce e si invecchia insieme.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci vuoi lasciare con un tuo verso dedicato a Barinedita?
Certo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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Scritto da
Stefania Buono
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