Filippo Gigante: «La lettura deve arricchire, non demolire speranze e sogni»
Letto: 9328 volte
giovedì 20 novembre 2014
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di Daniela Caiati
Quando hai iniziato a dedicarti alla scrittura?
Fin da piccolo ho sempre amato leggere, mi divertivo a veder nascere le frasi dal nulla. Un giorno sognai una mia docente che mi consigliava di pubblicare il mio primo libro, "Bianco e nero", che per me era più un diario che volevo tenere segreto. Quando mi svegliai, mi sembrò quasi di aver avuto una rivelazione mistica e così decisi di pubblicare il mio primo libro. E’ nato tutto da lì. Era il 2011.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dopo due anni hai pubblicato "La piscina delle mamme"…
Dopo il primo libro mi sono arrivate lettere inaspettate e questo avvicinamento da parte del lettore mi ha permesso di scrivere il mio secondo romanzo: è sempre bello ricevere e rispondere a mail di lettori che commossi ti ringraziano per aver trasmesso loro, attraverso delle righe, un pizzico di quella speranza che spesso manca nel caos quotidiano. La “piscina delle mamme” è una di quelle storie che attraversano l’animo del lettore. Le due protagoniste raccontano il dolore e la perdita di un amore sgretolato dalla guerra che colpisce la bellezza della città di Praga, ormai lontana da ogni visione propositiva. I cuori feriti di Olga e Berta, mamme che hanno perso i loro figli e cari in circostanze diverse, troveranno cura e rinascita trasferendosi in Italia, a Pescarenico, a sud di Lecco, paesino che si affaccia sul lago di Como. Qui attraverso la ricerca di nuove abitudini, sogni letterari e passioni enogastronomiche, saranno pronte ad avere fede, sperando in una nuova vita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Come mai hai scelto Praga come ambientazione?
Avevo notato che il periodo della Primavera di Praga non era mai stato approfondito a scuola, veniva sempre soltanto accennato. Mi incuriosiva sempre capire l’accostamento della primavera alla guerra civile e così decisi di studiare quel periodo storico e sfruttare l’idea di rinascita come sfondo per il mio romanzo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel libro ogni capitolo prende il nome di "tuffo"…
Sì, i capitoli così intitolati (tuffo1, tuffo2, tuffo3...) sono immersioni metaforiche del lettore nel romanzo. Ogni capitolo porta avanti un senso di rivoluzione dei personaggi e delle situazioni. Ogni “tuffo” ha un sua fase, e ogni fase rappresenta quell’evoluzione personale che ciascuno affronta nella vita. Voglio che gradualmente il lettore affronti una propria evoluzione in senso positivo. La “piscina” rappresenta un “corso di nuoto” che io sponsorizzo: è la capacità di imparare a nuotare nel mare delle nostre esperienze, delle nostre storie. Invito il lettore a tuffarsi in sè stesso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quali sono le tue fonti di ispirazione letteraria?
A me piace molto Alessandro Manzoni e ci sono alcune situazioni di questo libro che richiamano la sua scrittura: per esempio mi ispiro a lui per le descrizioni naturalistiche e per la capacità di toccare con mano le realtà paesaggistiche. Non è un caso che abbia scelto Pescarenico come scenario in cui collocare le due protagoniste di "La piscina delle mamme": infatti lì era collocato il convento dei Cappuccini di Padre Cristoforo, descritto dal Manzoni nei Promessi sposi. Tra gli autori contemporanei mi hanno sempre ispirato anche Susanna Tamaro e Clive Staples Lewis, l’autore di "Le cronache di Narnia": sono autori che attraverso le loro opere evidenziano l'importanza di una forte Fede che tutto smuove, avvicina, coltiva, arricchisce. Il loro messaggio cristiano mi rappresenta a pieno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Pensi di avere una “missione” da compiere attraverso il tuo ruolo di scrittore?
Far avvicinare alla lettura anche chi non è abituato a leggere, ma in modo positivo: siamo tutti come una fenice che rinasce dalle proprie ceneri. La lettura deve arricchire e non demolire speranze e sogni. Ringrazio quanti hanno scelto di scrivere e spedirmi o consegnarmi a mano delle lettere scritte con il desiderio di esprimere riconoscenza, auguri e frammenti di vita. Ho compreso, attraverso le loro parole, che alcuni "respiri" (ho chiamato così i capitoli del libro "Bianco e Nero") o "tuffi" (i nomi attribuiti ai capitoli del libro "La piscina delle mamme") hanno lasciato in molti di loro delle tracce importanti, perché hanno richiamato in loro cari ricordi, momenti particolari del loro vissuto. E poi ti arrivano delle notizie di alcuni lettori che decidono addirittura di tatuarsi sulla pelle una delle tante frasi tratte dal mio romanzo, tra tutte: "Seguimi, ma fammi strada". Un gesto bellissimo, ho capito che la mia scrittura poteva essere importante e che forse avevo una piccola “missione” da realizzare con la scrittura. E non posso che augurare a questi miei lettori, che questa mia frase possa trasmettere loro forza e sostegno.
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