Il 21enne Gianeto: «Con il mio indie-pop canto tutto ciò che mi passa per la testa»
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martedì 4 giugno 2019
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di Gaia Caprini
Partiamo dall’inusuale nome d’arte: come te lo sei inventato?
Dalla mia passione per l’astronomia. Sin da bambino mi divertivo a scovare gli appellativi più strani degli astri e una volta lessi di una luna di Saturno che si chiamava Giapeto. Così quando ho dovuto scegliere il nome d’arte mi sono ricordato di quel satellite: cambiando una lettera è diventato Gianeto, il “mio” pianeta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La tua passione per la musica invece da dove nasce?
Dai miei genitori, che mi hanno sempre inculcato la cultura musicale, ma anche dalle scuole medie, lì dove ho cominciato a studiare pianoforte. Poi una volta diventato più grande ho capito che dovevo seguire questa strada: cominciai così a sperimentare più strumenti possibili, dalla chitarra ai sintetizzatori. Ancora oggi suono di tutto. Poi a 17 anni ecco la prima band: i “Blue tide”. Ci sciogliemmo però dopo due anni, nonostante avessimo composto tre brani di natura indie-folk. Da quel momento ho proseguito da solo, suonando in vari locali i miei pezzi con testi in inglese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dall’anno scorso però hai deciso di scrivere in italiano…
Sì, per avvicinarmi maggiormente al pubblico. E proprio nel 2018 è avvenuta la svolta nella mia “carriera”, quando un amico di famiglia che possiede una piccola casa discografica ha deciso di produrre i miei brani. È nato così “Poliestere”: un "digital 45" con due canzoni ascoltabili su Spotify e Youtube.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Come suona il tuo disco?
Non segue un genere musicale specifico, anche se probabilmente potrebbe essere etichettato come “indie-pop italiano” con qualche sfumatura elettronica e di hip-hop. Io d’altronde mi ispiro a band quali i norvegesi Lemaitre, che fanno un bellissimo uso dei sintetizzatori, ma anche (soprattutto per i testi) ad artisti italiani quali Calcutta, Frah Quintale e Cosmo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A proposito dei testi: di che cosa parlano le tue canzoni?
Della quotidianità, della mia esistenza. Parlo di tutto ciò che mi passa per la testa, in maniera sincera e trasparente. Ad esempio il brano “Poliestere” è incentrato sulla semplice visione di un periodo caotico com’è quello estivo. Mentre “Al verde” è un ritratto di me, di come sono cambiato. In una strofa canto: “Non so se sia la cosa giusta da fare, ma proverò a scrivere qualche altra canzone”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Stai riuscendo a proporre i tuoi pezzi dal vivo?
Sì, pochi giorni fa sono stato a un “open mic” a Roma dove mi sono esibito con altri artisti emergenti. Capita anche di suonare in alcuni locali: lì di solito utilizzo la chitarra per accompagnarmi. Cerco comunque di incontrare quanta più gente possibile per farmi conoscere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Questo perché “da grande” vorresti fare il musicista?
Sì, anche se continuo a studiare (sono al terzo anno di ingegneria informatica), per tenermi aperta una strada parallela. Ma la musica rimane l’unica vera passione: comunque vada, farà sempre parte della mia vita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il video del brano “Poliestere”:
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Gaia Caprini
Gaia Caprini