Matteo Palermo: «Il mio disco rock dedicato a Nietzsche e alla fragilità umana»
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venerdì 10 gennaio 2020
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di Marisa Dibenedetto
Quando nasce la tua passione per il rock?
All’inizio degli anni 90: avevo 11 anni quando sentii “The final countdown” degli Europe e mi innamorai perdutamente dell’hard rock. Ogni volta che ascoltavo un assolo di chitarra sognavo di stare sul palco: ne costruii addirittura una di cartone facendo finta di suonare. Diventato più grande ho cominciato così a studiare musica, soffermandomi in particolar modo sulla chitarra elettrica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I tuoi esordi ti vedono come chitarrista di un gruppo pugliese…
Sì, dal 2007 al 2012 sono stato il chitarrista degli Zed, con i quali ho inciso anche un album (On my way) e ho aperto numerosi concerti di artisti come Eric Martin o Uli John Roth, storico membro degli Scorpions. Tra l’altro con loro ho vinto anche il premio Mimmo Bucci con un brano scritto da me: “Emozioni”. Lasciata la band mi sono in seguito concentrato su un’attività maggiormente cantautorale. Un percorso che mi ha portato alla pubblicazione del mio primo singolo: “Land Star”, nel 2017.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E nell’agosto scorso è arrivato il tuo primo Ep: “A coffee with Nietzsche”. Perchè questo titolo?
Prende il nome dalla title track. La canzone parla di un episodio accaduto al filosofo tedesco Nietzsche. A Torino vide un cocchiere frustare un cavallo perchè non camminava: soffrendo per questo, cominciò a piangere e ad abbracciare l’animale, per finire con una crisi di pazzia (ci troviamo nella sua fase di degenerazione neurologica) seguita dall’intervento della polizia. Bene, io ho voluto dare all’evento una conclusione diversa, immaginando di prendere un caffè con lui per chiedergli il motivo delle sue lacrime, dando così vita a un dialogo che porta a un elogio della semplicità e delle debolezze. L’EP si compone di 6 tracce che sono collegate da questo concetto: la fragilità costituisce l’unica chiave di lettura dell’essere umano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Musicalmente in quale genere musicale ti identifichi?
Il mio modello per eccellenza è Steven Wilson, ex frontman dei Porcupine Tree: a lui mi sono ispirato sia nella composizione musicale che nella scrittura dei testi. Il mio background del resto è stato il rock anglosassone, al quale ho cercato di unire la musica elettronica. Perciò credo di identificarmi nel rock elettronico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Come mai canti in inglese?
Cantare in inglese significa aprire alla propria musica porte più ampie, piuttosto che restringerla nei confini italiani. A darmi ragione sono i dati riportati da Spotify successivamente alla pubblicazione dell’album: 95mila stream da 40mila ascoltatori provenienti da 72 paesi del mondo con l’Italia classificata solo al sesto posto. Tra i primi invece Stati Uniti e Brasile. E poi sono laureato in Lingue: è un modo per sposare ciò che ho studiato alla mia arte.
Il video di “A coffee with Nietzsche” di Matteo Palermo:
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Scritto da
Marisa Dibenedetto
Marisa Dibenedetto