La chiesa dell'Annunziata, nascosta in campagna e aperta due volte l'anno
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mercoledì 30 aprile 2014
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di Eva Signorile
Fino al 1928, la chiesetta faceva parte del territorio di Bitonto, ma oggi rientra nell'area di Santo Spirito ed è molto amata dagli abitanti dei paesi limitrofi che vi si recano in pellegrinaggio negli unici due giorni dell'anno in cui è aperta, perpetuando un rito locale che si tramanda ormai dal XIX secolo. Secondo un'antica tradizione, infatti, il luogo di culto è aperto solo il 25 marzo (detto "giorno dell'Annunciazione povera") e nella prima domenica dopo Pasqua (giorno dell'Annunciazione ricca").Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La struttura si può raggiungere facilmente proseguendo da viale Europa (quartier San Paolo) verso Bitonto, sulla provinciale che collega questo comune all'aeroporto di Bari-Palese. Una volta superata la rotatoria in direzione Bitonto, si prosegue sempre dritto, oltrepassando il semaforo, villa Framarino e un benzinaio alla nostra destra. Da questo momento in poi, bisogna aguzzare la vista, cercando di non perdere, sulla sinistra, il settecentesco campanile a vela che occhieggia civettuolo tra gli alberi, avvisandoci che siamo giunti a destinazione. Sono in molti ad aver sfidato i capricci climatici di questo strano aprile pur di non mancare al tradizionale appuntamento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lasciamo l'auto nei pressi di una recinzione azzurra, su un' area asfaltata che cede subito il passo alla terra e all'erba ed ecco: il tufo dorato della chiesetta campestre ci si para innanzi, per nulla intimorito dal brillio della vegetazione dopo la pioggia recente. La chiesetta ci appare di una bellezza disarmante nella semplicità della sua pianta quadrata, priva di decorazioni e fregi (vedi ampia galleria fotografica).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La severa geometria esterna si concede solo il lusso di un piccolo loggiato dalla volta a botte, a sinistra dell'ingresso: probabilmente un'edicola votiva. Ciò che ci attende all'interno della chiesa è una vertigine di affreschi a tempera che si rincorrono per tutte le pareti e che rivelano, a un occhio esperto, le diverse età storiche in cui sono stati realizzati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Il più antico è quello del Giudizio Universale», ci spiega Don Giuseppe Ricchiuto, il prete 75enne che ormai dal 1979 amministra i culti della chiesetta rurale per voto e passione. Il sacerdote è una fonte inesauribile di notizie. Ci racconta che è stato lui a scoprire quegli affreschi. «Quando entrai per la prima volta - spiega - le pareti erano tutte rivestite di calce. Notai una macchia su una delle pareti e cominciai a scorticare un po' il rivestimento per capire a cosa fosse dovuta. Fu così che scoprìì gli affreschi sottostanti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La scena centrale riprende proprio il momento dell'annuncio alla Madonna che presto sarebbe diventata madre del figlio di Dio. Secondo la tradizione cattolica, questo evento si ricorda il 25 marzo: per questo motivo, in questo giorno dell'anno, la chiesa è aperta al pubblico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A sinistra dell'Annunciazione, è rappresentata la Natività mentre alla sua destra troviamo la Crocifissione. A sinistra dell'ingresso è dipinto un Giudizio universale di Ruggiero Bruno da Cosenza, un pittore molto attivo, soprattutto tra Altamura e Matera. La scena è ricchissima di dettagli, ma l'affresco si interrompe sulla parete sinistra perché un tempo vi fu ricavato un nuovo ingresso, oggi soppresso. Al Giudizio seguono le riproduzioni di alcuni santi, che poi cedono il passo alla Natività. Nella parete a destra, ritroviamo altri santi, ma una nicchia al centro della parete ospita l'affresco più recente che rappresenta la Crocifissione. Si tratta di un'aggiunta successiva, vòlta a coprire il vuoto lasciato da un dipinto trafugato che rappresentava la Madonna. Quel dipinto è stato poi ritrovato e oggi è collocato a destra dell'ingresso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Don Giuseppe non smette di raccontare, mescolando dettagli tecnici e aneddoti. «Questi buchi - ci dice indicando decine di forellini nelle pareti - sono i segni lasciati dalle cinture delle ernie dei neonati, appesi qui dalle madri che avevano visto esaudita la loro preghiera di veder guariti i loro piccini». Un tempo, infatti, quando non c'erano i dottori ad assistere le partorienti, i bambini nascevano spesso con l'ernia e, per guarirla, i neonati venivano fasciati. Se l'ernia rientrava, le mamme “graziate” si recavano in pellegrinaggio alla chiesetta e appendevano alla parete le fasce, ormai inutili, in segno di riconoscenza alla Madonna che aveva salvato il piccino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Anche a messa conclusa, la chiesa continua ad essere meta di pellegrinaggio: i fedeli arrivano incessantemente, si scambiano le impressioni, si raccontano come hanno trascorso la Pasqua, o ascoltano le pazienti spiegazioni di Don Giuseppe. Oltre il portone, il cielo è plumbeo in questa recalcitrante primavera, ma la chiesetta lastricata a chianche è riscaldata dai colori dei dipinti e dalla devozione di questi fedeli che ripetono il rito antico dei loro padri e delle loro madri.
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