Grotte ed ipogei (tra i rifiuti): Torre a Mare culla di un'antica civiltà
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lunedì 8 settembre 2014
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di Francesco Savino
Tra il 1973 il 1985 infatti numerosi ricercatori e specialisti di paleobotanica, geologia, studiarono le aree archeologiche dislocate lungo questa costa: Grotta di Cala Scizzo, Punta della Penna, Ipogeo di Cala Colombo, Cala Settanni, Grotta della Tartaruga e Scamuso. Da queste aree vennero recuperati reperti di diverse epoche neolitiche, tra cui utensili in selce come lame per falciare, pestelli per triturare i cereali e macine in pietra, scheletri di animali domestici e umani, corredi funerari. Parte di questi reperti sono ora esposti nel corridoio del rettorato della facoltà di Archeologia, nel palazzo dell’Ateneo di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma nonostante l’importanza della scoperta, oggi quella che giustamente è un’area protetta da vincolo archeologico, appare completamente in balia del degrado. All’erosione causata da mare e vento, negli anni è andata ad aggiungersi l’aggressività edilizia che ha tolto spazio al “parco archeologico” e l’incuria e il disinteresse di cittadini e istituzioni, che hanno permesso l’invasione dei rifiuti in grotte e ipogei. (Vedi galleria fotografica)
La Grotta di Cala Scizzo, posizionata a nord-est dell'abitato di Torre a Mare, raggiungibile percorrendo un piccolo viottolo sterrato tra il lido della Polizia e il residence "Parco Atlantide", appare piena di rifiuti e pregna di un odore nauseabondo che si sprigiona appena varcato il suo ingresso (forse anche a causa dello scarico di troppo pieno presente nelle vicinanze). Questa è una grotta che secondo gli studiosi fu scavata tra il 3100 e il 2400 a.C. All'interno fu ritrovata una struttura ellittica in pietra e nelle sue immediate vicinanze fu rinvenuta una statuetta in argilla che pare raffiguri la Dea Madre, a testimonianza dell'utilizzo della stessa come luogo di culto. La statuetta è oggi custodita nel museo di Palazzo Simi nella città vecchia di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Cala Scizzo faceva gola a tante imprese edilizie che volevano acquistare quei terreni, bloccate però inizialmente dal vincolo archeologico. Anche se con il passare del tempo quel vincolo fu “ridotto” e intorno agli anni Settanta partì la costruzione di caseggiati a pochi metri dal mare e per di più a ridosso della zona archeologica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«A Bari non si è mai fatto nulla per valorizzare e proteggere questi luoghi», denuncia Donato Coppola, professore di Paletnologia presso l’Università di Bari, che tra gli anni Settanta e Ottanta ha condotto gli scavi e le ricerche sui siti archeologici di Torre a Mare. «In località Punta della Penna - continua - doveva sorgere un museo e per il sito di Scamuso si voleva coprire l'area degli scavi con un hangar, ma niente di tutto questo è mai stato fatto. Da parte nostra abbiamo tentato di frenare le costruzioni: il sito di Scamuso l'abbiamo salvato dopo una battaglia terribile contro un immobiliare barese che voleva costruirci sopra». Torre a Mare e di conseguenza Bari, avrebbero dunque potuto avere un parco archeologico, un museo e magari degli itinerari turistici ad hoc. Ma nulla è stato mai realizzato.
Punta della Penna è un'altra area oggi sottoposta a vincolo archeologico, situata a poche centinaia di metri a sud di Cala Scizzo e soprannominata così per la conformazione di un lembo di scogliera che somiglia alla penna di un volatile. «Qui - ci dice Coppola - fu stranamente ridotto il vincolo archeologico, forse per permettere la costruzione di un residence». L'importanza della zona è data, secondo gli studiosi, dal fatto che fu sede di una civiltà preistorica e in seguito di una classica. Qui infatti sono state rinvenute diverse tombe e in particolare un sepolcro con frammenti di ossa umane e un ricco corredo di ceramiche, due lance, un tallone di ferro e armi presumibilmente appartenuti a un guerriero.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Anche l’altra parte di Torre a Mare, ad di là del porticciolo, dove sorgono numerosi ristoranti, ha restituito importanti tracce del passato. Nelle grotte di Cala Colombo, circondate da numerosi alberi di fico, furono rinvenuti i sepolcreti di alcune tribù primitive risalenti al IV millennio a.C. Alcuni reperti sono oggi conservati nel museo di Zoologia del Campus. Anche qui oggi regna il degrado e l'area è continuamente visitata da pescatori, bagnanti e da tavolate serali con annesse fornacelle per arrostire la carne.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Così come Cala Colombo, anche Cala Settanni è su via Trulli, ma nella zona chiusa al traffico per pericolo di frane. Qui addirittura il mare sta distruggendo la scogliera e ha già portato via un pezzo di strada. Da anni gli abitanti di questa zona reclamano la messa in sicurezza.
Spostandoci verso l’interno troviamo invece la Grotta della Tartaruga, un altro sito di grande interesse archeologico collocata all'interno di Lama Giotta, sulla strada che da Torre a Mare porta a Noicattaro, proprio sotto il ponte su cui passa la SS16. «La scoprii casualmente mentre mi dirigevo a Rutigliano – ricorda Coppola -. A un certo momento vidi una traccia scura nella parete calcarenitica (erano da poco partiti i lavori di costruzione della nuova tangenziale) e vidi un cranio appoggiato sul picchetto di un operaio. Era la Grotta della Tartaruga. Tre giorni dopo iniziammo le ricerche sul sito. All'interno c'è un circuito architettonico sotterraneo completamente scavato dall'uomo, di età neolitica e del bronzo medio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Infine, sempre sulla costa, ma uscendo da Torre a Mare verso sud, nella zona chiamata “Motel Agip” (di fronte al Barion Hotel) si trova il sito di Scamuso, considerato uno dei più importanti siti stratificati neolitici dell'intero Mediterraneo occidentale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Torre a Mare nasconde quindi dei veri e propri santuari che ci restituiscono le tracce del nostro passato, ma che rischiano di scomparire a causa dell'azione distruttiva dell'uomo. La volete una curiosità? Nelle grotte sono stati rinvenuti molti gusci e scheletri di molluschi marini. «Sì perché a seguito di una crisi climatica il cibo cominciò a scarseggiare e così i molluschi diventarono la base della dieta di queste popolazioni neolitiche», spiega Coppola. Avete capito quindi da dove deriva la grande passione dei baresi per polpi, seppie e frutti di mare? Prima di dimenticare ciò che siamo stati, varrebbe la pena di pensarci: è della nostra storia quello di cui stiamo parlando.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Francesco Savino
Francesco Savino
I commenti
- paola bozzani - bellissimo articolo, vorrei condividerlo su FB, ognigiorno mi stupisco e non comprendo come siamo riusciti e ancora riusciamo a distruggere le cose più belle che abbiamo, rimango esterefatta nel constatare fino a che punto arriva l'insipienza dei baresi nell'indifferenza generale
- Fabio - Anche andando verso Cozze, dove ci sono le varie cale mi sono sempre chiesto che cosa potevano essere quelle fosse rettangolari scavate con precisione nella roccia. Purtroppo non sono mai riuscito a darmi una risposta e capire se fossero di epoca recente o millenaria.