Dal malocchio col limone, alla fata della casa: i ''riti magici'' baresi
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giovedì 10 settembre 2015
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di Mina Barcone
Abbiamo parlato con Graziella, una 86enne donna di Palese, quartiere a nord di Bari e con le sue figlie Elisabetta e Maria Lucia di 50 e 57 anni per capire quali sono (o almeno quali erano) i rituali più diffusi e praticati a Bari, visto che proprio la mamma di Graziella era solita essere chiamata per effettuare fatture e tagli dei vermi (pratica “esoterica” di cui ci siamo già occupati in un altro articolo).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Perché non tutti erano in grado di svolgere determinati rituali – ci spiega l’anziana signora–. Ci sono formule e preghiere che venivano tramandate solo in punto di morte e “date in dono” solo a chi possedeva una particolare “sensibilità”. E solo chi aveva questa qualità poteva vederla negli altri e scegliere la giusta persona con cui condividere il proprio sapere. Ricordo che mia madre prima di morire chiese di vedere mia figlia Elisabetta, la quale però si è sempre rifiutata di apprendere questo tipo di segreti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il malocchio con limone e spilli - Questa pratica veniva svolta quando si voleva far del male a qualcuno, per le ragioni più disparate. Bastavano un limone, qualche spillo, del nastro e le parole giuste. Il nastro veniva avvolto attorno al limone e fissato ad esso con alcuni spilli, mentre si recitavano delle formule magiche. Una volta ricoperto del tutto il limone, lo si gettava in mare. Si credeva che quando il frutto fosse diventato marcio la persona verso la quale era stata praticata la fattura avrebbe avuto guai.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Quand’ero bambina – racconta Graziella – da mia madre venne un uomo sui trent’anni che era convinto di aver subito una fattura. Diceva di avere continui mal di testa e che nonostante fosse stato dal medico e avesse preso medicinali, i dolori diventavano sempre più forti tanto da non permettergli di svolgere il suo lavoro. Mia madre con candele e preghiere riuscì a guarirlo, purtroppo non ricordo esattamente come la cosa si svolgeva perché lei non permetteva mai né a me né ai miei fratelli di assistere ai suoi rituali. L’uomo si rimise dopo pochi giorni e tornò da mia madre per ringraziarla, anche attraverso dei regali, che lei però non accettava mai. Scoprì in seguito che la fattura gli era stata fatta dalla suocera che non aveva mai accettato il matrimonio con la figlia per la quale avrebbe desiderato un marito più facoltoso».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La predizione del futuro: il mestiere del futuro marito – Durante la notte di San Giovanni, tra il 23 e il 24 giugno, le ragazze “zitelle” che volevano conoscere il lavoro che avrebbe svolto la persona con cui un giorno si sarebbero sposate, scioglievano del “piombo” in un pentolino poggiato su una forte fiamma. «Più che piombo erano dei tondini di stagno – ci racconta Elisabetta –. Una volta sciolti bisognava versare il contenuto in una bacinella di acqua fredda e in base alla forma che prendeva si poteva conoscere il mestiere del futuro marito. Ad esempio se si scorgeva un cucchiaio voleva dire che sarebbe stato un cuoco, così se appariva una chiave inglese era chiaro che ci si sarebbe sposati con un meccanico». «Io vidi un cacciavite – ci confida Maria Lucia - e in effetti mio marito è un elettricista».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La predizione del futuro: il nuovo anno - Per sapere come sarebbe andato il nuovo anno, la notte fra il 31 dicembre e il 1° gennaio prima di andare a dormire bastava ripetere le seguenti parole: “Oggi è primo e domani è marzo, sorte e fortuna vienimi incontro per avere una visione del futuro durante l’anno”. Bisognava ripeterle per tre volte e quando ci si addormentava si sognava a tinte chiare il proprio destino. «Purtroppo non sempre riuscivi a ricordare il mattino seguente quello che avevi visto durante la notte – spiega Graziella –. Anche se io posso affermare che la notte di Capodanno del 1965 sognai una culla con una bambina che piangeva. Bene, dopo qualche giorno appresi che da lì a nove mesi sarebbe nata Elisabetta».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Superstizioni e spiriti – Se la madrina o il padrino nel giorno del battesimo del proprio figlioccio sbagliavano a recitare il “credo”, avrebbero condannato la piccola creatura a un futuro di visioni di fantasmi. «Io vedo spesso le anime di persone morte – ci confida infatti Elisabetta – questo perché la mia madrina sbagliò la formula del battesimo. Forse anche per questa mia particolarità la nonna avrebbe desiderato tramandarmi il suo sapere».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per tutti gli altri comuni mortali c’era comunque un modo per vedere le anime dei defunti. Nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre bastava riflettere la luce di una candela su una bacinella piena d’acqua e in poco tempo sarebbero apparsi tutti i propri cari scomparsi in processione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Infine nella giornata del 16 luglio, dedicato alla Madonna del Carmelo, per evitare di diventare uno spirito, veniva sconsigliato di fare il bagno. Si diceva infatti che quel giorno il mare avrebbe preso con sé alcune anime: c’era quindi il forte rischio di affogare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La fata della casa – Ancora oggi c’è chi entrando in un’abitazione esclama “buongiorno”, rivolgendosi però non alle persone che la abitano, ma alla casa stessa. Il saluto è dedicato infatti alla “fata della casa”, lo spirito che aleggerebbe in ogni abitazione. «C’è chi dice che è si tratti dell’anima di colui o colei che passò nei pressi dell’abitazione nel momento in cui ne venivano costruite le fondamenta – afferma Graziella -. Anche se mia madre invece diceva che si trattava delle anime dei vecchi proprietari che amando troppo la propria casa difficilmente riuscivano ad abbandonarla. L’importante però era non parlar mai male dell’abitazione – suggerisce la donna - questo per evitare di suscitare le ire della fata. Una nostra vicina in un periodo di grande difficoltà fece lo sbaglio di inveire contro il proprio appartamento: ebbene da quel momento cominciò a trovare oggetti spostati e in sogno vide una vecchietta mano nella mano con la propria figlia. Si rivolse a me e le consigliai di chiedere scusa alla casa e di accendere incensi profumati: l’ira della fata avrebbe potuto portarle via la bambina».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Anche se c’è un modo per evitare di entrare in contatto con questo terribile spirito: la prima volta che si mette piede in una nuova casa basta chiudersi in bagno e mangiare lì del pane. Evidentemente la fata è intollerante ai carboidrati.
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