Il ''miglio dei teatri'': quando a Bari c'erano dieci palcoscenici in pochi isolati
Letto: 32462 volte
giovedì 8 ottobre 2015
Letto: 32462 volte
di Gabriella Quercia
Eppure Bari negli anni 20 del secolo scorso era famosa in tutta Italia, proprio per la sua attività teatrale. Addirittura la città contava 10 teatri, uno attaccato all’altro in pochi isolati, tanto che si parlava di “miglio dei teatri baresi”, proprio perché nel giro di un chilometro e mezzo erano presenti diverse realtà, tutte molto conosciute e vive.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Mossi dal desiderio di saperne di più della Bari culturale del 900, abbiamo ricostruito la storia del “miglio” (vedi foto galleria), aiutati dalla docente barese di Lettere Katia Colosimo, che in passato si è occupata degli antichi politeama baresi per conto della Soprintendenza archivistica per la Puglia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il nostro viaggio inizia partendo dal teatro più antico del capoluogo: il Piccinni di corso Vittorio Emanuele, attualmente chiuso per lavori di ristrutturazione che si protraggono da ormai quattro anni. Fu il primo palcoscenico comunale e la sua edificazione cominciò nel 1840. «In quegli anni la Bari “nuova” aveva voglia di acculturarsi ed esigeva un politeama – ci spiega la nostra guida -. Prima del Piccinni veniva utilizzato il teatro del Sedile, ubicato nel palazzo omonimo (attivo dal 1805 al 1835), ma era troppo piccolo: così si decise per la costruzione di un grande politeama, i cui lavori andarono avanti per ben quattordici anni, questo perché in concomitanza si stava costruendo la chiesa di San Ferdinando e le spese dovevano essere bilanciate. Venne inaugurato il 4 ottobre del 1854».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per la progettazione il Comune decise di affidare i lavori a un famoso architetto napoletano, Antonio Niccolini, che aveva curato il San Carlo di Napoli. I suoi interni eleganti e curati si ispirarono alla mitologia greca: sull’alto velario sono dipinti Apollo tra le muse, Pegaso e gli amorini. A dipingerli furono Luigi de Luise e Leopoldo Galluzzi. Il teatro ospitava 850 posti: vi si rappresentavano opere liriche di prestigio, concerti e nel 1895 ospitò Giacomo Puccini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il Petruzzelli, in corso Cavour, è in ordine cronologico il secondo palcoscenico storico barese. A volere la sua costruzione furono i fratelli Antonio e Onofrio Petruzzelli e la sua inaugurazione risale al 14 febbraio del 1903. Gli interni furono dipinti dal pittore barese Raffaele Armenise, sulla cui volta disegnò con maestria i volti di Omero, Eschilo, Plauto e Terenzio. Si trattò subito di un politeama molto elitario, tempio della lirica e contava circa duemila posti a sedere. Inutile dilungarci su quello che è stato ed è il più importante teatro di Bari e sui tanti attori, ballerini e cantanti che qui sono stati ospitati. Anche se, la storia del Petruzzelli fu segnata nel 1991 dall’incendio doloso che lo obbligò alla chiusura per ben 18 anni. E’ solo nel 2009 infatti che il teatro ha riaperto i battenti: è ora l’unico grande palcoscenico della città e domina il cosiddetto “quartiere Umbertino”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In quella stessa zona cento anni fa sorgevano però altri quattro politeama. Ad angolo tra via XXIV maggio e via de Nicolò Vito Nicola, il 26 aprile del 1905 Bari assisteva all’inaugurazione dell’ampio ed elegantissimo Politeama De Giosa, nome dato in memoria del musicista barese Nicolò De Giosa, che nel 1924 cambiò nome in Sociale. I biglietti erano tra i più costosi della città e il teatro era ricco di decori e illuminazioni sfavillanti. «Purtroppo questo politeama ebbe vita breve: il 12 giugno del 1924 venne chiuso per volontà del regime fascista- ci spiega la docente -. Il nome “Sociale” non andava affatto a genio alla dittatura. Il proprietario era Giacomo Sbisà, nome molto noto all’interno del panorama dello spettacolo che fu promotore di spettacoli di operette, varietà e prosa». Le risate e il divertimento consumate all’interno del Sociale hanno lasciato il posto a un parcheggio auto sul quale sorge un moderno palazzo dal cemento chiaro e i balconi in vetro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Alle spalle del Petruzzelli, in via Fiume, accanto all’Acquedotto Pugliese, sorgeva invece il Trianon. Fu inaugurato il 14 dicembre del 1916 e ospitava spettacoli di varietà con cantanti, comici e giocolieri, oltre alle prime proiezioni di film in bianco e nero. Nel 1920 seguì la sua ristrutturazione e il 4 dicembre dello stesso anno venne di riaperto con il nuovo nome di Modernissimo. «I gestori - continua la nostra compagna di viaggio- decisero di chiamarlo così proprio in onore del suo rifacimento. Questo teatro possedeva persino un’arena, una sorta di giardino interno che il 24 giugno del 1924 diventò la sede estiva col nome di “Giardino Modernissimo”». Il 18 luglio del 1925, un anno prima della sua definitiva chiusura, debuttò qui l’11enne bambina prodigio milanese Clely, che diventerà un’attrice famosa recitando con Totò e partecipando anche a programmi televisivi della Rai. Anche Armando Gill si esibì con i suoi famosi spettacoli di varietà, senza dimenticare l’attrice tarantina Anna Fougez.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A pochissimi passi dal Modernissimo, in via XXIV maggio, sorgeva invece il teatro La Fenice. Non ci è dato sapere il punto esatto in cui fu costruito, lacuna dovuta probabilmente alla sua breve vita. «Venne inaugurato il primo ottobre del 1925- ci spiega la Colosimo-. C’era una sola sala ampia ed elegante che ospitava spettacoli per famiglie tra cui operette e varietà. Abbiamo pochissime informazioni a riguardo e del proprietario si sa solo il suo nome: Enzo Faconti, probabilmente non barese. Il venerdì qui si poteva assistere a spettacoli per signore, e nel 1926 fu la volta della compagnia di Achille Maresca nella quale recitava il giovanissimo Antonio De Curtis, allora 28enne e ancora esordiente, che sarebbe poi diventato il grande Totò. Chiuse nel 1927».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un teatro sfarzoso era invece l’Oriente, in Corso Cavour 34, sede adesso di una sala bingo e di un albergo. Nacque comunque come hotel, nel maggio del 1928 (voluto dall’ingegner Santalucia, lo stesso del Kursaal) e il 24 agosto dello stesso anno venne inaugurato il cineteatro, con 2mila posti a sedere. Marmi e decorazioni furono affidati alla maestria dei pittori Mario e Guido Prayer. Qui si assisteva a spettacoli di varietà e di rivista, anche se non molto tempo dopo si decise di farlo diventare solo ed esclusivamente un cinema.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci spostiamo a questo punto sul Lungomare, dove troviamo su largo Adua il Kursaal Santalucia, che fu inaugurato il 5 novembre del 1927. La struttura resiste ai decenni e dietro le bianche persiane sigillate possiamo solo immaginare lo splendore del tempo che fu, visto che il teatro è chiuso dal 2011. «Le sue decorazioni in stile liberty, dai motivi floreali e elaborati, sono un segno distintivo di questo politeama - ci spiega la nostra guida -. Nel 1936 venne chiamato “Dopolavoro delle Forze Civili” e fu affittato da un’associazione fascista. Da palcoscenico aristocratico e elitario, divenne un passatempo per la piccola borghesia che assisteva per poche lire a spettacoli di attori talentuosi ma dilettanti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da allora il Kursaal è rimasto un punto di riferimento della città, fino alla chiusura e alla successiva vendita. Ora il teatro è passato nelle mani della Regione Puglia che sta decidendo come impiegare questa storica struttura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proseguendo sul Lungomare, possiamo godere della vista del teatro Margherita (o meglio del suo scheletro). Fu inaugurato il 5 ottobre del 1910, costruito in legno e adagiato su delle palafitte sull’acqua. I suoi spettacoli concorrevano con il Petruzzelli, tanto che si dice che proprio per questo motivo fu bruciato dolosamente nel luglio del 1911.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma il Margherita risorse più bello di prima e nel 1912 lo si costruì in cemento armato (primo edificio barese) con il nome di “Kursaal Margherita” e venne inaugurato nell’agosto del 1914. L’interno della cupola fu affidato alla famosa famiglia di artisti Colonna, con richiami allo stile liberty e all’arte francese. Una parte del teatro ospitava 560 posti, un’altra era dedicata ai salotti d’intrattenimento. Il gestore era la Società Anonima di Pubblici Divertimenti Orfeo di Bari, che aveva ottenuto la cessione del territorio dal demanio marittimo statale. Nel 1943 venne requisito dall’esercito angloamericano che cambiò il suo nome in “Garrison Theatre”, fino al 1945.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Dal 46 la gestione fu poi riaffidata alla Società Orfeo- ci informa la docente- che lo ristrutturò adibendolo definitivamente a cinema, fino al 1979, quando, si dice, fu chiuso sia per lavori di adeguamento, sia per gli altissimi costi di mantenimento. E venne restituito al demanio». Passato al Comune di Bari, viene ora utilizzato come spazio espositivo: del teatro rimane solo il ricordo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Cambiamo zona e ci dirigiamo in pieno quartiere Murattiano, su via Sparano per la precisione. Alla fine della strada, al civico 123/125, il 18 dicembre del 1913 i baresi celebravano l’apertura della prima sede del teatro Umberto, che dopo nove anni fu spostato all’angolo tra piazza Umberto e via Niccolò Dell’Arca.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Il trasloco fu dovuto per mancanza di spazi – sottolinea la professoressa -. La sede in via Sparano era troppo piccola e quindi si decise di trasferire il politeama, che così si potè estendere su due piani. La seconda sede fu aperta al pubblico nell’ottobre del 1922 e chiusa nel 1955». Anche qui predominavano film muti e spettacoli teatrali riservati ai ragazzini con le famiglie, agli anziani o ai militari. Di questo palcoscenico riceviamo anche delle preziose informazioni sui suoi interni: la volta era alta undici metri e la sala principale lunga 35 metri e larga 25. Nell’anfiteatro c’erano 400 posti a cui si arrivava dopo aver percorso due grandi scalinate in marmo, illuminate da sette lampadari centrali e una ventina di lampade laterali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Infine ci rechiamo nel quartiere Libertà, dove in via Giovanni Bovio sorgeva il teatro in legno Garibaldi. Nacque nel settembre del 1924 e nel 1929 diventò Politeama Barese per poi cambiare ulteriormente nome nel 1934, quando i gestori lo chiamarono Supercinema. Ospitava 1400 posti e un tetto apribile per le serate più calde. E’ rimasto in attività fino agli anni 80, ma ad oggi dell’ex Garibaldi non resta che un anonimo angolo, “abbellito” da scritte realizzate con la bomboletta spray. Perché questa è ora Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
Il video “La vita teatrale e cinematografica nella Bari del '900” realizzato dalla docente Katia Colosimo:
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- luciano montrone - Grazie a te Gabriella e a Barinedita,Ancora un bel lavoro. Buon lavoro ed un abbraccio.
- angela - Oltre i teatri , ci sono edifici storici che andrebbero citati uno di questi : il famoso e splendido palazzo della Gazzetta del mezzogiorno. A bari è stata cancellata la sua identità, non c'è nulla che possa riportare un ricordo alla memoria dei baresi.