File interminabili, padiglioni deludenti, costi esorbitanti: benvenuti all'Expo
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giovedì 22 ottobre 2015
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di Alessia Schiavone
Nelle ultime settimane di apertura (chiuderà il 31 ottobre) la manifestazione è stata letteralmente (e finalmente) presa d’assalto dai visitatori. E’ quindi in questi giorni che l’Expo sta facendo l’Expo e ha assunto l’importanza di un evento che si svolge ogni 5 anni e che vede la partecipazione di ben 137 Paesi di tutto il mondo. Però d’altro canto è proprio ora che stanno venendo a galla i tanti difetti organizzativi dell’esposizione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Noi ci siamo andati venerdì 16 ottobre e questo è il nostro racconto. (Vedi foto galleria)
File interminabili - Fila per entrare, fila per visitare i padiglioni, fila per mangiare. La costante “coda” è ciò che ci ha accompagnato per tutto il nostro tour.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«E' la terza volta che torno, ma il Kazakistan non sono riuscita ancora a visitarlo», ci confida una signora che è in fila con noi per entrare nello stand dello Stato asiatico. Padiglione che neanche noi riusciremo a visitare, visto che alle 11 di mattina il personale comunica che “tutti coloro che sono dietro la linea rossa” non potranno entrare quel giorno nello stand. C’è da smaltire prima una fila chilometrica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci spostiamo allora nello spazio degli Emirati Arabi Uniti, ma qui la situazione è addirittura peggiore: la scia dei visitatori corre lungo tutto il perimetro del padiglione. E non parliamo poi del Giappone: il più fortunato dovrà pazientare per almeno 4 ore prima di poter assaporare i prodotti della terra asiatica. Qui la 35enne Lucia ci confessa: «Per accorciare le ore di attesa sto fingendo di essere incinta, è l’unico modo per poter vedere qualcosa».
Rinunciamo a quel punto a visitare gli stand più ambiti per dirigerci verso quelli di "serie B", quelli meno “esotici”. Riusciamo quindi a entrare nello stand dell’Irlanda, del Cile, dell’Uruguay e della Colombia, dopo essere stati comunque in coda per circa un’ora per ogni padiglione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Mentre lo spazio dell’Italia è assolutamente off limits: sono appena le 18, mancano cinque ore alla chiusura dell’Expo, quando il personale addetto alla gestione della fila ci dice che da quel momento in poi non sarà possibile più entrare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una giornata all'esposizione universale si trasforma così in una corsa contro il tempo, un avanti e indietro lungo un viale di un chilometro e mezzo stracolmo di gente, nelle speranza di trovare un padiglione non ancora chiuso o dalla fila perlomeno “umana”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Padiglioni deludenti – Ma le ore interminabili di attesa per ogni singola attrazione valgono a qualcosa? La nostra risposta, purtroppo, è “no”. Probabilmente a causa delle code interminabili ci siamo persi proprio i migliori stand (come tante altre persone), ma ciò che abbiamo visto non è stato all'altezza delle nostre aspettative.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il padiglione della Thailandia non è altro che una sequenza di video: il primo dedicato alle bellezze del Paese, il secondo alla cucina nazionale e il terzo un vero e proprio inno al re. Nello stand del Brasile l'attrazione principale è una rete elastica collocata all'esterno su cui camminare restando in equilibrio. Lo stand riservato al Vietnam si distingue invece per i manufatti in ceramica, sculture in legno e la vendita di vestiti e dei tipici cappelli a cono di paglia. Nulla a che fare quindi con il tema dell’Expo: "Nutrire il pianeta, energia per la vita".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci saremmo aspettati anche maggiore interazione in modo da cogliere meglio la tematica affrontata. «Magari i diversi Paesi avevano anche un messaggio importante da comunicare, ma nella maggior parte dei casi non c'era nessuno a spiegartelo - si lamenta la 24enne Anna-. In più non ci si poteva nemmeno soffermare a leggere le nozioni stampate sui cartelli appesi alle pareti di ciascun padiglione. A parte il fatto che la gente era tanta e quindi spingeva, avremmo rischiato così di perdere troppo tempo e di visitare pochissime nazioni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Costi esorbitanti - Cominciamo dal biglietto di ingresso: 39 euro. La cifra non è poi così esagerata se si pensa che stiamo parlando di un evento internazionale di grandissimo rilievo e di più di cento padiglioni da visitare. Peccato però che a causa delle code se ne riescono a visitare giusto una decina. «Per fortuna ho pagato il biglietto da studente al costo ridotto di 10 euro e ho alloggiato a casa di parenti- sottolinea il 25enne Aldo-. Altrimenti mi sarei sentito fortemente preso in giro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per chi poi si reca all'Expo in auto, va aggiunto l'incredibile costo del parcheggio: 16,5 euro a macchina a prescindere dalla durata della visita.
Passiamo ora al cibo, il protagonista dell’esposizione. L’idea era quella di mostrare e far gustare al mondo intero le prelibatezze di ciascun Paese, con un accento sulle nuove forme e tecnologie di produzione e sul rapporto tra popoli, alimentazione e ambiente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tutto molto interessante, ma tutto estremamente costoso. Qualche esempio: nel padiglione del Messico tre mini tacos venivano vendute a 12 euro, mentre bisognava sborsare 8 euro per una porzione di nachos. In quello dei Paesi Bassi un normale cono di patatine fritte era “valutato” 5 euro, mentre per mangiarsi una pizza margherita nello stand dell’Italia era necessario lasciare in cassa ben 10 euro. Non parliamo della Germania dove per un piatto caldo veniva venduto a non meno di 14 euro.
Alla fine altro che "esposizione": qui a Milano ci siamo trovati dentro veri e propri “ristoranti” nascosti dietro la facciata dell’Expo. «La manifestazione è una macchina mangia soldi- conferma il 25enne Leonardo- Non dovrebbe essere la fiera del cibo? E allora perché non farlo assaggiare e conoscere? Qui invece se vuoi scoprire i sapori tipici dei vari Paesi devi pagare e anche tanto».
Avremmo voluto assaggiare tutto, ma le nostre tasche non ce l’hanno permesso, così, un po’ affamati, dopo essere usciti da uno dei pochi padiglioni visitati, decidiamo di dirigerci verso un chiosco per addentare un semplice snack. E qui cosa troviamo? Una coda, un’altra interminabile coda. Incredibile. «Oggi abbiamo dovuto aspettare un'ora per poter comprare una crêpe alla nutella», ci dice la 50enne Cinzia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E a quel punto, stanchi e delusi, decidiamo di uscire da questa fiera tanto pubblicizzata, ma di cui onestamente non riusciamo a capire la ragion d’essere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Alessia Schiavone
Alessia Schiavone
I commenti
- Mario - Non è una fiera dell'alimentazione, ma una manifestazione che parla di nutrire il PIaneta (quindi anche di energie rinnovabili ecc ecc). Quindi non mischiate e non fate un unico calderone. Saluti
- Marco Vassalli - Ciao Alessia, perdonami ma non sono riuscito a leggere il tuo articolo. Mi sono fermato alla prima riga. Dire che una fila è UMILIANTE, lo trovo decisamente eccessivo. Che cosa faranno mai di tanto umiliante? Forse le giapponesi vengono con le bacchette e te le infilzano sul corpo, in Arabia ti cospargono di benzina? Dimmi cosa trovi di umiliante, poi continuerò la lettura!