Scopa, briscola e tressette: i nonni che ancora giocano con le ''napoletane''
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lunedì 28 luglio 2014
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di Alessandra Anaclerio
Qui le partite a carte possono definirsi “pubbliche”. Ogni “tavolo” è circondato da decine di persone che osservano lo svolgersi del gioco, aspettando che venga il proprio turno: in piedi o seduti, fermi a fissare un solo punto: il “tavolo” da gioco. Usiamo le virgolette perché per posare le carte si utilizza di tutto: da panchine ricoperte da cartoni a tavoli in pietra fissi al suolo o e in alcuni casi, anche tavolini "apri e chiudi" portati direttamente da casa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Questo tavolino è di Giovanni - spiega Vito, 59enne del quartiere Poggiofranco che frequenta la Piazzetta dei Papi -. Per noi è fondamentale perchè altrimenti non sapremmo dove metterci, dato che qui non ci sono piani di appoggio. O meglio c'erano un tempo, ma oggi sono andati distrutti. Infatti Giovanni lo lascia nascosto in un cespuglio sotto casa sua, in modo che la mattina il primo che arriva può andarlo a prendere».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Stesso discorso per le sedie, anche se a conti fatti sono più quelli che restano in piedi intorno ai giocatori, limitandosi a guardare e a commentare il gioco, rispetto a coloro che tentano la fortuna con le carte. «Io non gioco ma mi piace venire a veder gli altri- dice Rocco, 68enne habitué del giardino di "Lubich", quello che si trova accanto alla Chiesa Russa di corso Benedetto Croce -. Qui nel giardino ci sono due gazebo. Sotto il primo si gioca con le carte napoletane, sotto il secondo un gruppo più sparuto si diletta con le carte francesi, a burraco e ramino. Tutti scommettono a partita da 5 al massimo 20 centesimi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Accomunati dalla passione per il gioco e dalla grande quantità di tempo libero a disposizione, essendo tutti pensionati, questi uomini puntualmente ogni giorno iniziano a popolare le piazze intorno alle 8, come se dovessero timbrare il cartellino a lavoro. Una volta giunti sul posto, trascorrono tutta la mattinata nella speranza di pescare un "settebello" o un “buon gioco”, per poi tornare a casa e dire orgogliosamente di aver vinto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Non facciamo mai tornei - commenta Mino, giocatore di carte napoletane di piazza Garibaldi-. Noi facciamo partite singole perché qui devono giocare tutti, quindi dobbiamo velocizzare i tempi . Non giochiamo neanche a soldi: quello che ci porta a stare qui è il solo piacere della compagnia, anche se non nego che non facciamo altro che pungerci e sfotterci tra di noi quando qualcuno perde».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A quanto pare in questi luoghi di aggregazione le donne non sembrano esser ben accette o comunque sia, difficilmente sono presenti al fianco dei mariti. «Molti di noi sono vedovi- sottolinea però Mino -. Anche se è vero che le donne non hanno mai preso di buon grado il fatto che si esca di casa per andare a giocare a carte. Poi ci sono sempre le eccezioni: alcune mogli seguono i mariti qui in giardino e fanno comunella con le donne degli altri. Però c'è da dire che noi veniamo qui proprio per stare lontani dalla monotonia in cui viviamo in casa. Mogli comprese».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In effetti per questi signori giocare tutto il giorno a carte è un modo come un altro per movimentare le loro giornate. Proprio per questo avere un posto in cui poterlo fare è davvero un'ancora di salvezza. Una fortuna che in tanti avrebbero voluto rendere più consona alle loro esigenze, motivo per cui più di una volta sono state presentate domande a Circoscrizioni e Comune di Bari al fine di ottenere dei luoghi appositi dove passare il tempo libero. Richieste mai accolte, a quanto pare, da nessuno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Eppure saremmo da preservare - sostiene Filippo, mentre fa "scopa" nel giardino Lubich -. Noi siamo l'ultima generazione appassionata di briscola e tressette. Io a mio nipote ho provato a insegnargli come si gioca, proprio come fece con me mio nonno, ma non c'è stato nulla da fare. I bambini oggi più che giocare all'aria aperta o usare un mazzo di carte preferiscono maneggiare quei cellulari e computerini portatili e perdere tempo con i videogiochi. Chissà, forse un domani si metteranno in cerchio con quelli aggeggi tra le mani e si sfideranno tra di loro a tressette virtuale».
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Scritto da
Alessandra Anaclerio
Alessandra Anaclerio