di Gabriella Quercia

Amano Marley, hanno i dread e non sono neri: ecco i rastafariani d'Italia
ROMA – Amano Bob Marley e il reggae, qualcuno di loro ha i “dread” e fuma marijuana, ma non sono né giamaicani né di colore. E non stiamo parlando dei tipici “frikettoni”, ma di veri e propri seguaci del Rastafarianesimo, una religione fatta conoscere in tutto il mondo da Marley, ma che in realtà è di origine etiope, fondata da Haile Selassie intorno agli anni 30 del secolo scorso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Anche in Italia c’è una comunità Rasta: la F.A.R.I., Federazione Assemblee Rastafari d’Italia, che raccoglie circa una cinquantina di membri sparsi in tutta Italia. La loro “Chiesa Ortodossa d’Etiopia” si trova nei pressi della Basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma. Abbiamo intervistato il Presidente Carmelo Crescenti, 56 anni e rastafariano dall’età di 20 anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Come si identifica la vostra religione?

La nostra fede discende da una tradizione giudaica e poi, cristiana. Crediamo nella figura di Cristo e nei dogmi previsti dal Cristianesimo, seguiamo i dettami delle Sacre Scritture e i Dieci Comandamenti, ma integriamo tutto con i discorsi e le parole che il nostro Imperatore, Haile Selassie, ci ha lasciato per affrontare i tempi moderni. E’ come se Gesù fosse ritornato sulla Terra indicando l’Etiopia come un modello per tutti gli africani e afroamericani oppressi e schiavizzati dai popoli occidentali. L’Etiopia era ed è considerata la terra predisposta per essere benedetta e assurgere a ruolo di nuova Gerusalemme.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

D’accordo ma voi non siete africani, anzi come italiani appartenete al mondo occidentale…

Certo, ma noi crediamo che anche in Occidente ci siano delle forme diverse di schiavitù. Lo schiavismo e l'oppressione degli africani è uguale a quella vissuta dal popolo di Israele, di cui si parla nella Bibbia. Certo, il nostro schiavismo non è fisico come quello vissuto dagli africani o dagli ebrei, ma ognuno di noi vive delle forme diverse di oppressione da parte della società, del sistema politico ed economico. Per questo motivo riteniamo che il Rastafarianesimo possa essere la religione della liberazione, non solo nera, ma universale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lei come ha iniziato il suo cammino da rastafariano?

Ho maturato questa fede quando avevo 20 anni. Tutto è iniziato con l’ascolto delle canzoni di Bob Marley che in quegli anni stava avendo un successo incredibile. Io e altri miei fratelli siamo rimasti colpiti dai versi delle canzoni e abbiamo iniziato a documentarci, al punto da organizzare un viaggio in Giamaica per visitare le comunità rastafariane. Lì ho scoperto una fede compatta, senza implicazioni con il “potere materiale” e comunque vicina alle concezioni cristiane. Da allora anch’io sono rastafaraiano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Quanti siete in Italia?

Ufficialmente la Federazione Assemblee Rastafari è nata 5 anni fa, raccogliendo membri dal Nord Italia fino alla Sicilia. Attualmente siamo quasi una cinquantina. Ci vediamo due volte all’anno tutti insieme per eleggere i vari rappresentanti che andranno a ricoprire dei ruoli all’interno della Federazione. C’è il presidente, il tesoriere e il cappellano. Quest’ultimo guida i fedeli e chi vuole avvicinarsi alla religione. E in quei giorni preghiamo, cantiamo e curiamo i progetti che promuovono la cultura etiope (vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Se si parla di Bob Marley non si può non pensare alla marijuana. La vostra religione è legata all’uso dell’erba?

L’uso della cannabis non è previsto dalla nostra fede, non è un dogma del Rastafarianesimo. Indubbiamente fa parte del nostro retaggio culturale, ma in Africa, lì dove nasce il nostro culto, non la usano certo per “sballarsi” ma per pregare in maniera più intensa. In tempi remoti veniva somministrata agli studiosi di religione per aumentare la concentrazione e per memorizzare meglio le Sacre Scritture o per uso medico e mistico. Anche se non tutti coloro che pregano fumano, c’è chi non ne ha bisogno. Certo, non rinneghiamo l’uso a scopo “ricreativo” ma viene sempre fatto consapevolmente: chi decide di fumare lo fa esclusivamente per inclinazioni e gusti personali, non perché lo obbliga la nostra fede.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nell’immaginario collettivo anche i dreadlocks (i capelli intrecciati e annodati tra di loro) sono legati alla cultura rasta…

Qui il discorso è notevolmente diverso. Nell’Antico Testamento, in particolare nel Libro dei Numeri, si parla del voto di Nazireato. I precetti prevedono che l’uomo non si tagli i capelli e li lasci crescere, per dimostrare la sua consacrazione a Dio. Quando una persona decide di adempiere a questo voto egli mostra, attraverso l’estetica, il suo amore e la sua fede per il Signore. Anche in questo caso la scelta è soggettiva, infatti lo stesso Imperatore Selassie aveva i capelli corti (e anch’io del resto). Altri precetti del Nazireato prevedono l’astinenza dal consumo di bevande alcoliche e la monogamia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma è vero che Marley, colpito dal cancro, non volle curarsi per seguire i precetti del rastafarianesimo?

No, è sbagliatissimo credere che la fede rasta di Marley gli abbia impedito di curarsi. Noi non siamo contro le trasfusioni o cose del genere come altre religioni. Haile Selassie del resto diede un notevole impulso alla costruzione di ospedali, non proibiva le cure e non predicava l’abbandono di sé. Bob Marley ha semplicemente deciso di accettare la sua malattia, con rassegnazione, affidando questo evento come la realizzazione di un sommo progetto di Gesù Cristo.


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
La comunità Rastafariana al completo nell'ultimo incontro tenutosi a luglio in provincia di Belluno
Il presidente del Fari Carmelo Crescenti con alcuni fedeli
Il presidente Carmelo Crescenti
Rastafariani riuniti in occasione della nascita del loro imperatore Hailé Selassié
Una bambina con in mano la bandiera dell'Etiopia
Alcuni rastafariani con il presidente Carmelo Crescenti
Ragazzi rastafariani intenti a suonare percussioni
Hailé Selassié, fondatore del rastafarianesimo



Gabriella Quercia
Scritto da

Lascia un commento
  • Ras I Ivine - CITTADINI PER LA CULTURA RASTAFARI NYAHBINGHI Egregi Cittadini Italiani,, Questa è una lettera indirizzata a voi, per informarvi circa la CULTURA RASTAFARI NYAHBINGHI. L’essenza e il cammino di vita nella Cultura Rastafari Nyahbinghi non si basa realmente e principalmente sulla cosiddetta Musica Reggae ed i suoi stereotipi. La Cultura RASTAFARI NYAHBINGHI, è una cultura appunto, e più propriamente, una Fede, un modo di vivere, troppo spesso pubblicizzato e “messo alla berlina” da chi non ne conosce le radici, e non ne vive esattamente il significato. “F.A.R.I.” (Federazione Assemblee Rastafariani Italiani) la quale si propone di veicolare cultura Rastafari, contribuendo a nostro avviso, a creare confusione circa le radici, l’essenza e la cultura Rastafari Nyahbinghi. Molti giovani italiani infatti, curiosi di scoprire e soprattutto di capire, si avvicina a questa associazione, che fornisce delle informazioni distorte e poco aderenti alla realtà della cultura Rastafari. La Cultura Rastafari Nyahbinghi non intende reclutare persone, affinché diventino aderenti della Fede Rastafari Nyahbinghi e non intende quindi, supplicare od implorare nessuno. La Cultura Rastafari Nyahbinghi non è una religione o ideologia, è semplicemente un cammino di vita, semplice e naturale come è stato vissuto dai nostri antenati, la quale si basa su una Perfetta Pace Interiore, Giustizia Morale e Amore per l’umanità e tutte le creature viventi. La Cultura Rastafari Nyahbinghi, intende manifestare la sua essenza ed il suo vivere, facendo non proselitismo e/o conversione ma, avendo il rispetto e la considerazione dovuta, in base ai diritti citati nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Appartenere alla Fede e Cultura Rastafari Nyahbinghi è una scelta libera interiore, che non sottintende quindi, nessun tipo di proselitismo per accappararsi discepoli. Non ha nulla a che vedere con le altre fedi o religioni che siano ma, l’Associazione “F.A.R.I“ (Federazione Assemblee Rastafariani Italiani), rimane attaccata alla religione Cristiana Ortodossa d’ Etiopia, la quale deliberatamente rifiuta la figura divina, cardine della nostra fede, S.M.I. Hailè Selassiè I, quindi è un’altra cosa. I membri dell’ organizzazione “F.A.R.I.“ (Federazione Assemblee Rastafariani Italiani) ed Exodus (Ethiopian Cultural Service) agiscono sotto lo pseudonimo di “House of Rastafari” ed hanno deliberatamente e sistematicamente distorto ed esposto in maniera errata la condotta di vita nella Fede Rastafari Nyahbinghi. Costoro, forse inconsapevolmente, tramano un tessuto di illusioni nel tentativo di “Cristianizzare” la Cultura Rastafari Nyahbinghi, attraverso la conversione Cristiana Ortodossa Etiope. “F.A.R.I.” (Federazione Assemblee Rastafariani Italiani) usa la nostalgia per persuadere e reclutare giovani italiani alla conversione e battesimo, in una chiesa che apertamente non include e rigetta (essendo Cristo il suo Referente Primo) la Fede e Tradizione Rastafari Nyahbinghi. La stessa Chiesa Ortodossa Etiope ha già manifestato la sua posizione verso la figura di Sua Maestà Imperiale Hailè Selassiè I celebrando nel 2001 il funerale dell’ultimo Imperatore d’Etiopia. Le sopra citate organizzazioni, accettando la dottrina e posizione clericale della Chiesa Ortodossa Etiope, creano una contraddizione evidente che si origina dalla sovrapposizione di due figure divine: quella del Cristo (appunto dei Cristiani) e quella di S.M.I. Hailè Selassiè I (appartenente alla fede Rastafari Nyahbinghi). L’esito di questo impianto spirituale, che non ha niente di personale con i membri di “F.A.R.I.” (Federazione Assemblee Rastafariani Italiani), è il mancato e vero riconoscimento della Tradizione e Cultura Rastafari Nyahbinghi, la quale basa e riflette il proprio centro di condotta vitale e spirituale nell’Onnipresenza e Onnipotenza di Hailè Selassiè I. La Tradizione e Cultura Rastafari Nyahbinghi afferma VITA in Hailè Selassiè I ringraziando e pregando per Essa. Ognuno è libero di professare la fede che vuole ma, non è libero di dissacrare quella altrui. Nessuna organizzazione ha il diritto di creare distorsione o confusione della CULTURA RASTAFARI NYAHBINGHI per lucro, Né di provare a MISTIFICARE ciò che è LA CULTURA, FEDE E TRADIZIONE RASTAFARI NYAHBINGHI. Ecco perche’ noi manifestiamo forte e chiaro il nostro disappunto, circa la presenza di questa associazione “F.A.R.I.” e di tutti i loro associati, uniti sotto la bandiera di “House of Rastafari”. “F.A.R.I.” (Federazione Assemblee Rastafariani Italiani), non ha nulla a che vedere con la nostra Fede o Cultura e le sue manifestazioni. Rastafari Nyahbinghi è la nostra Cultura, ed i Canti-Mantra e L’invocazione-Lodi fanno parte di un’Antica Tradizione, scritti nei cuori e nelle menti di chi dichiara e vive Rastafari Nyahbinghi e sono manifestate quotidianamente nella loro condotta di vita. I Canti-Mantra e L’invocazione-Lodi di Rastafari Nyahbinghi sono Sacri e Spirituali ed esigono il rispetto e la reverenza dovuti come essenza di spiritualità. Non sono un genere cosiddetto Musica Reggae. I valori e i principi della Cultura Rastafari Nyahbinghi per cui i Nostri Antenati hanno sofferto con lacrime, sudore, sangue e la loro vita, non devono essere dissacrati o sfruttati con irriverenza. Bisogna fare chiarezza, opporsi e fermare i tentativi di deliberata sistematica distorsione ed errata esposizione, della condotta di vita, nella Fede e Cultura Rastafari Nyahbinghi. Queste poche righe sono scritte per informarvi, circa la violazione della nostra Cultura Rastafari Nyahbinghi, con il buon auspicio che le autorità suddette possano comprendere e mettano il loro contributo, affinché questa grande mancanza di rispetto sia cessata. Ringraziandola per il tempo dedicatoci, siamo a disposizione per eventuali approfondimenti.
  • Pino - Cara Gabriella, prima di affermare cose non vere bisognerebbe documentarsi. Hailè Selassie avrebbe fondato il rastafarianesimo??? Sai cosa credono realmente i rastafariani? Mmmmm, non credo, prova ad informarti, magari dopo ti farai un'idea. Con simpatia.
  • Pino - Scusa se ti importuno ancora. Solo per darti uno spunto, Haile Selassie è ancora oggi amato da gran parte del popolo etiope, come mai nel movimento rastafari non vi sono etiopi???
  • Brenda - Piacere, mi chiamo Brenda e vengo da Giulianova (Abruzzo) e vorrei anche io diventare rastafariana. Qui dove abito io non conosco nessuno di questa religione e vorrei tanto saperne di più in merito e, soprattutto, se nella mia zona esiste qualche comunità Rasta. Amo la vostra religione e il vostro stile di vita così magnifico e spiritualmente puro. In parte già metto in pratica delle regole sancite nella vostra Bibbia (se così posso definirla, perdonate la mia conoscenza così superficiale). Desidero con tutto il cuore cercare chi può aiutarmi. Vi ringrazio in anticipo, sia per aver letto le mie parole, sia per la risposta che mi darete. Che Dio posso benedire tutti voi. Un saluto, Brenda.


Powered by Netboom
BARIREPORT s.a.s., Partita IVA 07355350724
Copyright BARIREPORT s.a.s. All rights reserved - Tutte le fotografie recanti il logo di Barinedita sono state commissionate da BARIREPORT s.a.s. che ne detiene i Diritti d'Autore e sono state prodotte nell'anno 2012 e seguenti (tranne che non vi sia uno specifico anno di scatto riportato)