Mare cristallino, cene succulente e ospitalità: l'altra faccia dell'Albania
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venerdì 12 settembre 2014
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di Mina Barcone
VALONA - Spiagge paradisiache, ottima cucina, prezzi molto bassi e tanta cordialità: questo ci viene in mente ripensando al nostro viaggio in Albania, una terra che i più associano a guerra, povertà e criminalità. Certo, questo è un Paese che vive ancora di tante contraddizioni, ma che sta cercando di rialzarsi, di riprendersi in mano il suo futuro. Leggete il nostro racconto e ne sarete ancora più convinti. (Vedi ampia galleria fotografica)
E’ il 15 agosto quando sbarchiamo nel porto di Valona e lo spettacolo che ci si presenta davanti non è dei più rassicuranti: palazzi che cadono a pezzi, costruzioni iniziate e mai terminate, calcinacci ovunque e tanta polvere. Ci fermiamo in un bar all’interno del porto, un po’ fatiscente in effetti, al suo interno ci sono tante gabbie di canarini cinguettanti, circa una dozzina. È Edison che viene verso di noi, un ragazzo albanese dai modi gentili che ci fa da tramite con il barista che non capisce la nostra lingua. Restiamo sorpresi quando quest’ultimo ci porta il conto. Quattro caffè, tre cornetti, un succo di frutta e due pacchi di sigarette: solo 1401 Lek, 10 euro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Procediamo in auto verso sud, Valona sembra un enorme cantiere in costruzione, c’è polvere ovunque e il contrasto tra case distrutte e abbandonate e nuove costruzioni è forte. I negozi sono prettamente per strada e vendono qualsiasi cosa. Ma dirigendoci verso Orikum, località sulla costa, lo scenario cambia totalmente. Da una parte troviamo alberghi e villaggi sul mare, dall’altra le montagne, con appartamenti e ristoranti. Sulla strada uomini vestiti con gilè che richiamano il motivo della bandiera albanese (camicia bianca, lunghi pantaloni neri e il “qeleshe”, tipico copricapo), invitano i turisti ad entrare nei vari ristoranti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da Orikum andiamo verso l’interno, la nostra destinazione è il Parco naturale di Llogara, a circa 40 chilometri a sud-est da Valona. Sulla strada facciamo una sosta in un piccolo bar sperduto tra le montagne. Dall’aspetto sembra essere nuovissimo e infatti Eddy, il proprietario, un uomo sulla quarantina, ci spiega che lo ha aperto da circa un anno. Sono tutti molto cordiali e disponibili e questo un po’ ci sorprende, abituati ai commercianti italiani. Non ci si può non domandare: "Vorranno qualcosa in cambio?". In realtà tutto quello che vogliono è che il turista resti soddisfatto del suo soggiorno in Albania, «così da poterne parlare bene una volta rientrato a casa», spiega Eddy.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proseguiamo verso il Parco naturale che ha una superficie di 1010 ettari e un’altitudine che varia rapidamente dai 470 ai 2018 metri. La vicinanza con la costa crea panorami che lasciano senza fiato, così come i grandi pini di cui è costituita la foresta. Notiamo come ad ogni cento metri vi siano chioschetti che vendono barattoli di miele fatto in casa, piante di tè, vasetti di propoli (un estratto del miele) a 500 lek a barattolo (circa tre euro). Dazim è un 15enne albanese che negli ultimi anni si guadagna da vivere vendendo questi prodotti ai turisti. «Il miele lo facciamo a casa - ci racconta - io poi lo metto in questi contenitori e vengo a venderlo qui. Ormai questo è il mio posto e gli altri lo sanno. Certo stare tutto il giorno sotto il sole per pochi lek non è il massimo, ma un giorno anche io mi apriro’ un ristorante su queste montagne».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Scendiamo a quel punto verso la costa e scoviamo una spiaggetta di ciottoli. Il mare che ci si presenta davanti è trasparente e sulla spiaggia non ci sono rifiuti e sporcizia. Prima di ripartire non resistiamo alla voglia di farci un bellissimo bagno. La nostra prossima meta è Himara, una località turistica che ricorda i villaggi della Grecia. Trovare un posto dove alloggiare non è semplice non avendo prenotato, anche se qui è pieno di alberghi e stanze in affitto. In questa zona parlano tutti l’inglese, pochissimi l’italiano. Riusciamo a trovare due stanze in un albergo sul mare. Le stanze sono molto grandi con aria condizionata, bagno in camera, frigo e televisore. Il balconcino dà direttamente sulla spiaggetta adiacente. Il tutto per meno di quaranta euro a notte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per cena ci dirigiamo in un ristorante che prepara piatti a base di pesce. Ci accoglie un cameriere molto simpatico che parla italiano e fra battute e consigli cerca di metterci a nostro agio. Ordiniamo pepata di cozze, insalata di polpo, frittura mista, gamberetti, gamberoni e delle orate freschissime. Il vino bianco lascia un po’ a desiderare ma il cameriere ci spiega che raramente i clienti chiedono vino, solitamente si beve birra. Il conto ci lascia davvero senza parole: 5048 lek per quattro persone, circa 9 euro a testa. E per invitarci a tornare il proprietario ci offre anche quattro bicchieri di grappa fortissima, che distillano in casa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A quel punto per digerire andiare a fare una passeggiata per il paese. C’è tanta gente in giro e per le strade sono piene di locali colorati. Su un marciapiede una cantante e un suonatore di fisarmonica intonano musica popolare, con giovani e anziani che ballano in cerchio tenendosi per mano: è la “rrotullore”, una tipica danza albanese.
Sulla spiaggia, illuminata da candele, troviamo altri locali e palme che fungono da “ombrelloni” lungo tutto il litorale. Accanto a noi una comitiva di ragazzi albanesi ci chiede: «Italiani?». Chiacchieriamo un po’ e con un bel gran sorriso uno di loro, Olsi, in italiano perfetto ci dice: «Noi studiamo a Roma, ma adoriamo passare le vacanze qui. Negli ultimi anni l’Albania è diventata una meta turistica. Abbiamo effettivamente spiagge davvero meravigliose, anche se gli italiani continuano ad avere troppi preconcetti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’indomani mattina continuiamo il nostro tour verso sud. Decidiamo di fermarci per colazione a Borsh, a circa 16 chilometri da Himara, in un ristorante costruito praticamente su una cascata, con l’acqua che zampilla accanto ai tavoli e con il sottofondo del “rumore” dell’acqua che scende dalle montagne. Mangiata la nostra omelette ci dirigiamo verso Ksamil.
Si ritorna a fare su e giù per le montagne e lo spettacolo che ci si presenta è abbastanza triste: non è raro trovarsi dinnanzi a delle vere e proprie discariche a cielo aperto con animali liberi di pascolare ai bordi delle strade che mangiano tra i rifiuti. Le strade sono parecchio pericolose: restiamo infatti sorpresi dalle tante lapidi che troviamo su queste vie di montagne. Ce n’è una a quasi ogni curva.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una volta a Ksamil cerchiamo un posto dove alloggiare ma sembra un impresa titanica. Gli alberghi infatti sono tutti pieni, gli adulti parlano solo greco e albanese, ma per fortuna ci sono i ragazzini, la stragrande maggioranza dei quali parla inglese e italiano. Ci affidiamo così a un ragazzo che ci porta in giro per case in costruzione, molte delle quali hanno ancora scalinate senza ringhiere e mancano di normali porte. Il giro continua in case di persone che pur di riuscire a sistemarti si offrono di affittarti delle stanze nella propria casa, ma alla fine riusciamo a trovare un appartamentino con cucina e due stanze a meno di 10 euro a testa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Le spiagge qui prettamente sabbiose sono particolarmente affollate, sarà per questo che l’acqua non è così cristallina come quella viste fino ad ora. Perciò lasciamo Ksamil e ritorniamo indietro. Decidiamo di fermarci poco prima di Borsh. Qui il mare è splendido. Sui ciottoli lettini e palme a pochissimi metri dall’acqua, i cui fondali sono pieni di meraviglie, con grandi ricci e piccoli pesci colorati. Spingendosi più a largo i pesci diventano enormi e nuotano tranquillamente a pochi centimetri da noi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La sera ci fermiamo a Dhermi, una piccola cittadina su una collinetta a picco sul mare. Lo scenario è fantastico: la luce della luna e dei locali si riflettono sul mare rendendolo ancora più bello.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E’ l'ultima sera in questo angolo di paradiso malvisto dagli occidentali. Eppure tanto avremmo da imparare da questa gente che ha deciso di ripuntare su sé stessa, partendo dal turismo per uscire da una situazione economica che dopo il Comunismo, all’inizio degli anni 90, li ha portati sull’orlo del baratro, alimentando quell’emigrazione di massa che i pugliesi conoscono bene.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma ora gli albanesi sono ottimisti. E ci ritornano in mente le parole di Eddy, il barista che avevamo conosciuto nel Parco Naturale. «Io sono scappato da qui nel 1992 - ci aveva detto – ma poi sono tornato, perché sento che qualcosa si sta muovendo nel mio Paese, qualcosa sta cambiando. L’Albania ha preso la direzione giusta: entro dieci anni sarà presa d'assalto dai turisti di mezza Europa. Vedrete»
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