Colėn, Sisėn e Nofrėn: viaggio nella galassia degli antichi diminutivi baresi
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mercoledė 27 aprile 2016
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di Marianna Colasanto
Per esempio capita sempre più spesso di chiamare "Giusy" una persona di nome Giuseppina anzichè "Pina", abbreviazione usata da tempo immemore. Allo stesso modo Antonella viene ridotto in "Anto" e non più in "Nella", nomignolo sicuramente più consueto. Identico discorso per i maschi: per Alessandro si opta per "Ale" mentre cade sempre più in disuso "Sandro".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il nuovo trend sembra conquistare soprattutto i giovani ma continua a incontrare una certa resistenza tra gli adulti, in particolare quelli che abitano nel centro storico, scrigno del dialetto e degli tradizionali modi di dire baresi. «Qui le consuetudini sono due - spiega Porzia, 60enne signora del borgo antico -. O si prende in considerazione solo la parte finale del nome di battesimo, magari allungandola con un vezzeggiativo, oppure lo si stravolge completamente».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proviamo quindi a seguire il ragionamento della donna per effettuare un piccolo viaggio tra i diminutivi baresi. Viene subito in mente il caso di "Tina", che può rappresentare sia l'abbreviazione conclusiva di Cristina, Martina, Valentina e Clementina sia il vezzeggiativo di nomi ormai vetusti come Concetta, Addolorata, Assunta e Annunziata. Un discorso simile vale per "Mina" che può discendere da Palma, Guglielma e Giacoma. "Dina" e "Lena" invece sono rispettivamente le versioni ridotte di Leonarda e Maddalena.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Le regole non cambiano in campo maschile: Giorgio e Luigi mutano in "Gino", Sebastiano si evolve in "Bastiano", Lorenzo, Vincenzo e Crescenzo vengono sintetizzati in un più essenziale "Enzo". Tutto sommato si tratta di trasformazioni semplici, molte in voga anche in altre città italiane.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La creatività barese emerge però prepotentemente con i nomi alterati quasi del tutto. A cominciare da Domenica e Francesca, che nel “barivecchiano” vengono convertiti in “Chell” o “Lachell” , Porzia, tramutato in "Ziell", Serafina, modificato in "Finella" e Isabella, accorciato in "Sabell". Dalla parte maschile Tommaso viene sostituito da "Masin", Gaetano da "Chitan", Gennaro da "Iennar" e Raffaele da "Faiele". E occhio a non confondere "Colìn", il nomignolo del patrono Nicola, con quello di Michele, "Chelin".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La lista prosegue con quei nomi caratterizzati da più varianti: Bartolomeo è uno di questi, visto che viene declinato sia in "Romeo" sia in "Meuccio". Stesso ragionamento per Domenico, scambiabile con "Mimì", "Mimmo" e "Menguccio", poi Salvatore, accorciato in "Tore" e "Vatore" e Pasquale che può essere diversificato in "Lino", "Lillo" e "Lillino". Il vernacolo riesce a stravolgere anche Bernardo in "Nardin" e "Velard" e Giuseppe in "Pino", "Pinuccio", “Peppino” e nel più raro "Peppnùdd".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci sono poi i casi in cui si è in presenza "del diminutivo del diminutivo". Per esempio Teresa si trasforma prima in "Teresin" e poi nel più imprevedibile "Sisìn", mentre Concetta riesce a mutare in "Tettina" passando per "Tetta". Stessa cosa per Antonia: in questo caso il passaggio intermedio è rappresentato da "Antonietta" che diventa “Nietta”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E alcune volte il dialetto interviene così pesantemente da allungare il nome originario. Piero viene così esteso in "Petruccio", Angelo risulta dilatato in "Angiuidd", Donato si accresce in "Tatuccio", Stefano viene ampliato in "Nanuccio". Dal lato del gentilsesso Anna può essere prolungato in "Iannìn" o "Nannèn", Maria muta in “Marietta”, “Mariuccia” o “Mariolina”, Luigia si sviluppano in "Gigetta" e Rina, non si sa perchè, diventa "Ririna".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A contendersi la palma di nomignolo più irriconoscibile rimangono infine alcuni denominativi sui quali la fantasia dei baresi nel corso dei secoli ci ha dato dentro: “Addìche” al posto di Diego, “Salvìs” per Silvestro, “Stase” per Anastasio, "Ginz” per Vincenzo, “Nofrìn” per Onofrio e “Ciccill” per Franco o Francesco. Ci vorranno altri decenni prima che un "Robi" o un "Vale" riescano a echeggiare al loro posto tra i vicoli di Bari Vecchia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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Marianna Colasanto
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